E per salutare, «ciao» di Fulvia CapraraLorenzo Soria

1 per salutare, «ciao» 1 per salutare, «ciao» Pellicole e cibi al «tricolore» preparati con ingredienti freschi prodato da Forte dei Marmi, non offre concessioni né al «gusto» americano ne alle mode del giorno. «Servo cucina semplice e tradizionale con ingredienti freschi - spiega -. Tutto qui». Una formula che riempie il ristorante rli personaggi come Tom Hanks, Steven Spielberg, Daslin Hoffman, Lauren Bacali e, quando sono in città, John Kennedy jr. e Harrison Ford. E elle cosa chiedono quando hanno finito il loro tiramisii? Un bicchierino di linioncello. A Roma si parla di cinema italiano e spunta subito fuori la parola «crisi». Negli Usa si dice cinema italiano e vengono in mente le statuette degli Oscar. Dopo il trionfo de «L'ultimo imperatore», ci sono state le vittorie come miglior film straniero per «Cinema Paradiso» e poi per «Mediterraneo», seguite dall'Oscar alla carriera per Fellini, Loren e Antonioni. Poi c'è il caso de «Il postino», candidato l'anno scorso a cinque Oscar e, con 30 milioni di dollari incassati, il film straniero di più grande successo di questa ultima decade. «Il cinema italiano è una delle grandi conquiste culturali del ventesimo secolo», sostiene Martin Scorsese che ne farà un documentario coprodotto da Giorgio Armani. E dopo aver rilanciato la moda dei tempi di Eva Perón, che cosa indossa Madonna? Alla prima del film a Los Angeles aveva un vestito di Dolce e Gabbana, mentre per la prima londinese ha scelto Versace. Dai vestiti alle scarpe italiane, sulle prime pagine di tutti i giornali americani in questi giorni perché potrebbero giocare un ruolo cruciale nel processo a O.J. Simpson. L'accusa sostiene che le impronte di un paio di scarpe Bruno Magli numero 46 trovate sul ìuogo del delitto sono uno degli indizi più chiari a carico dell'ex giocatore di football accusato di duplice assassinio. Lui nega, sostenendo: «Non userei mai delle scarpacce così». Ma, come si dice, è meglio avere della pubblicità negativa che non averne. Infine, l'italiano, entrato nel linguaggio comune non solo perché pizza e pasta sono entrate nella dieta di ogni americano. Per salutare, c'è ancora chi dice «byebye» o «I'il see you». Ma chi è al passo con i tempi dice «ciao». LOS ANGELES. Il film «Big Night» è ambientato attorno alla metà degli Anni 50, quando cucina italiana, in America, significava piccoli locali bui che servivano «spaghetti with meat-balls». Quarant'amii dopo, provate a camminare per le strade non solo di Manhattan e di San Francisco, ma per quelle di Kansas City o di Tulsa, Oklahoma. E assieme con quelli cinesi, quali sono ristoranti «etnici» più diffusi? Quelli italiani che sempre più spesso incontrerebbero l'approvazione di Primo Pilaggi, tra i due fratelli protagonisti di «Big Night» quello che si batte per offrire cucina pura e autentica. Come quella servita a «Il ristorante di Giorgio», a Malibu, dove Giorgio Baldi, il padrone-chef ap- Fulvia Caprara Lorenzo Soria