Olivelli, persi 800 miliardi di Zeni

Chiuso un anno nero, ma il passivo è comunque dimezzato Chiuso un anno nero, ma il passivo è comunque dimezzato Olivelli, persi 800 miliardi Frena ilfatturato, migliora il debito MILANO. I numeri, innanzitutto. Gli 8270 miliardi (circa) del fatturato consolidato, il 16% in meno rispetto al'95. Gli 800 miliardi (circa) di perdita ante imposte. E i 1730 miliardi di saldo contabile dell'indebitamento finanzario netto. Finisce così (per ora), in questi primi numeri del bilancio consolidato presentati ieri dopo il consiglio d'amministrazione, il 1996 dell'Olivetti, l'anno nero, l'anno del gran tonfo in Borsa e dell'abbandono di Carlo De Benedetti, l'ex grande timoniere. Luci e ombre. Qualcuno se l'aspettava, per esempio la Borsa che nelle ultime sedute aveva penalizzato dell'8% (ieri «solo» dello 0,91% contro un ribasso del 2,25% del Mibtel) e più il titolo della società: le perdite, diceva il tam tam di piazza Affari, sono superiori ai 700 miliardi attesi, forse addirittura vicine ai 900 miliardi. Ieri la conferma del consiglio: «Le prime indicazioni - si legge nel comunicato ufficiale - evidenziano una perdita ante imposte nell'ordine di 800 miliardi di lire, di cui circa 200 miliardi di perdita prò quota di Omnitel Pronto Italia». Dunque, né 700 né 900, non il previsto ma nemmeno il temuto. La metà dei 1523 miliardi persi nel '95, questi 800 miliardi (circa) del '96, ma pur sempre un buco nero che sta lì a documentare che la via del risanamento resta in salita. Certo, con la cessione - una settimana fa - alla Centenary di Edward Gottesman della Olivetti pc, la fonte dei guai peggiori, è stato fatto un passo decisivo: la ricaduta, insistono da Ivrea, si avrà solo sui con- WBMiMBWhi AUTOSTRADE MWBBBBHMMB re la guardia è vietato: «Sul piano gestionale - dice - l'attenzione continuerà a essere indirizzata al controllo della cassa e dei costi». Avanti con cautela, insomma. Certo, i contraccolpi della bufera - l'addio di De Benedetti, l'ascesa di Caio, le parole incredibili di Francesconi («I conti non rispecchiano la gravità della situazione»), il faro acceso dalla Consob, il patatrac in piazza Affari prima dell'arrivo al vertice di Colaninno stanno tutti nella riduzione del 16% del fatturato (addirittura sceso del 21% nel secondo semestre '96): «Un dato - riconosce il consiglio - che risente dei pesanti effetti negativi sull'immagine e sull'operatività del gruppo». E per fortuna che, se il fatturato scende e la perdita dai 700 miliardi previsti sale a 800, almeno sul fronte debiti anche nell'orribile 1996 qualcosa sembra migliorare. «Da settembre a dicembre il gruppo - si legge nella nota del consiglio - ha ridotto la propria esigenza di finanziamento netto totale da 3059 miliardi a 2250, con un avanzo di 666 miliardi solo nel mese di dicembre». Rinviato invece al prossimo aprile il delicato problema della valutazione delle partecipazioni, in particolare di quelle estere, una delle richieste degli investitori (soprattutto stranieri) durante i giorni caldi della crisi: questi eventuali adeguamenti di valore rispetto al patrimonio netto saranno contabilizzati in occasione del bilancio civilistico della capogruppo, in aprile appunto. Armando Zeni

Persone citate: Carlo De Benedetti, Colaninno, De Benedetti, Edward Gottesman, Francesconi, Olivelli

Luoghi citati: Italia, Ivrea, Milano