Obiezione, via alla riforma di Maria Grazia Bruzzone

Il testo varato ieri passa ora alla Camera. Eliminati i controlli per chi non vuol fare il soldato Il testo varato ieri passa ora alla Camera. Eliminati i controlli per chi non vuol fare il soldato Obiezione, via alla riforma 7/ Senato: è un diritto soggettivo Verso una soluzione il caso dell'Auditorium Piano: «Mi sento insultato ma non cambio progetto» Rutelli: «Daremo tutti i chiarimenti e a maggio cominceranno i lavori» ROMA. Una legge di principi per l'obiezione di coscienza che riconosce alla scelta di non voler «impugnare le armi» la levatura di un diritto soggettivo, esteso a tutti i cittadini perché legato all'esercizio delle libertà individuali. E' la nuova normativa approvata dal Senato. La legge restituisce pienamente la scelta di esercitare l'obiezione alla coscienza individuale, eliminando i controlli e le verifiche fatte per anni da apposite commissioni ministeriali. L'obiettore di coscienza non è solo un cittadino non violento; a lui viene riconosciuto il diritto-dovere di servire la patria nel pieno rispetto della sua scelta morale. Lo farà nei servizi civili, nell'opera di solidarietà sociale e perfino nelle missioni di pace all'estero, nei teatri di guerra, disarmato. La riforma dell'obiezione introduce anche dei «limiti per coerenza» a chi esercita questa opzione pacifista: non potrà svolgere attività che comportino l'uso delle armi, non potrà partecipare a concorsi nelle forze annate, non potrà iscriversi, salvo incorrere in sanzioni penali, a corsi o scuole che preparino all'uso delle armi. La gestione degli obiettori non verrà più affidata al ministero della Difesa, come finora è accaduto, ma a un dipartimento presso la presidenza del Consiglio dei ministri, quello degli Affari sociali. Con la riforma si cancelleranno presto le norme esistent i in materia che risalgono a 25 anni fa e, in più occasioni, definite illegittime dalla Corte Costituzionale. Una spinta all'innovazione è venuta dal Consiglio d'Europa che ne! gennaio '94 ha approvato una risoluzione nella quale è stato chiesto agli Stati membri di riconoscere l'obiezione di coscienza come diritto del cittadino. Un anno dopo il Senato licenziò un primo testo di riforma che non venne però ratificato in tempo utile dalla Camera a causa dell'interruzione anticipata della legislatura. Il relatore Rocco Loreto (sd) sottolinea che molte innovazioni sono state apportate dalla commissione Difesa a quel testo: hanno tenuto conto «del cammino che ha compiuto la società civile». «Il governo ha lavorato fin dall'inizio perché sulla base del disegno di legge Bertoni si giungesse sollecitamente a un voto positivo del Senato». Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa, Massimo Brutti, commentando l'approvazione della legge di riforma. Pareri favorevoli sono venuti dalle associazioni pacifiste. «Ora - dicono Massimo Paolicelli e Claudio Di Blasi, dell'Associazione nazionale obiettori nonviolenti - attendiamo che la Camera approvi rapidamente e definitivamente la legge. Il testo ha alcuni aspetti che non condividiamo, ma per senso di responsabilità chiediamo alla Camera di approvarlo così, per permettergli di diventare subito operativo. Infatti sull'obiezione incombono da un lato un referendum, e dall'altro la crisi della gestione del servizio civile causata dall'amministrazione della Difesa». Paolicelli e Di Blasi giudicano positivamente che vi sia il riconoscimento del diritto soggettivo all'obiezione di coscienza, il passaggio della gestione al dipartimento degli Affari sociali, con ima durata uguale a quello dei militari, la possibilità per gli obiettori di partecipare a missioni umanitarie all'estero. «Le perplessità - concludono - sono per le condanne in primo grado e non definitive assunte come cause ostative per l'obiezione». Per l'Associazione per la pace «sono stati sconfitti i tentativi delle gerarchie militari e di alcuni settori del Parlamento di rinviare all'infinito la riforma», [r. cri.] Il giudice punisce la donna che due anni fa, annoiata dalla vita di paese, era scappata con un'amica ROMA. «E' piuttosto insultante sentirmi dire "bravo" e poi che il mio edificio potrebbe anche crollare. Per uno come me, poi, che è stato definito architetto dell'high-tech e ha fondato la sua carriera sulla coerenza fra il bello e il buono». Renzo Piano appare in videoconferenza da Rotterdam nella sala del Comune di Roma dove c'è il sindaco Rutelli. Sorride, ma si vede che non è affatto divertito dall'assurda polemica che ha investito il suo progetto di Auditorium, dopo le riserve espresse dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici presieduto da Aurelio Misiti. Sotto, a sinistra, Ida Benevenga Un parere necessario, quello del Consiglio. Eppure paradossalmente negativo. Anzi, sospeso in un enigmatico dubbio, a causa del materiale previsto nella copertura delle tre sale da concerto: il moderno «legno lamellare», che semplicemente Renzo Piano non figura nella normativa italiana, vecchia di vent'anni. Così la più importante opera finanziata dai fondi di Roma Capitale (222 mUiardi) è diventata un caso nazionale, che rimbalza all'estero con una pubblicità non certo lusinghiera per l'Italia. Disponibile ma risoluto, Piano ribatte punto per punto a insinuaziom, dubbi e domande. Le argomentazioni del Consiglio le giudica «vergognose». «Proprio ieri abbiamo festeggiato a Parigi i 20 anni del Beaubourg, ho lavorato in tutto il mondo, anche con tedeschi e giapponesi che non sono certo superficiali e mai mi sono trovato in una situazione simile». «Il legno lamellare? E' una tecnologia relativamente recente. Strati di legno incollati, come quelli di compensato, come i vecchi sci. Un'invenzione semplice e coerente col concetto di musica. Costruireste mai un pianoforte d'acciaio? Ed è anche garanzia contro gli incendi: il legno, imbibito di sostanze refrattarie, ci mette due ore prima di bru- ciare». Rischio di crolli? «Un'accusa ridicola. Ho quasi 60 anni e col mio studio dove lavorano oltre 100 persone ho costruito 50 edifici, nove di legno, e non è mai crollato niente. L'aeroporto di Osaka, coperto in legno, ha resistito a un terremoto, il museo che stiamo finendo in Nuova Caledonia non è stato scalfito nemmeno da un tornado». Su un punto non transige, il famoso architetto, che non a caso lavora molto più all'estero: non snaturerà il suo progetto. «Chi conosce l'arte del costruire conosce anche l'ostinazione. Non mi smuoveranno». Per il resto, Piano è abituato a venire incontro. «Ci chiedono test di pre-collaudo? Li abbiamo sempre fatti. Li faceva anche Brunelleschi. Ci siamo riferiti alle norme tedesche, le più restrittive del mondo, perché in Italia non ce n'erano. Ma rifaremo anche i calcoli, le "prove del 9", lavorando di notte, purché si esca dall'ambiguità e si faccia presto». Presto. L'assesore Cecchini fornisce i tempi previsti dal Comune: entro una settimana i chiarimenti richiesti dal Consiglio. Entro febbraio l'approvazione del progetto. Subito la gara, entro maggio l'inizio dei lavori da terminare nel dicembre 1999. Il sindaco Rutelli, che l'altro ieri ha visto Veltroni assieme al ministro Costa e ha avuto rassicurazioni dallo stesso Prodi, è ormai certo che il Consiglio e Misiti verranno a più miti consigli: ((Abbiamo la serena certezza che quella firma ci sarà. Andremo avanti risolutamente», assicura. Ma aggiunge che, a questo punto, serve anche una risposta istituzionale. «Perché quell'organo non funziona». I verdi vanno più in là, e chiedono un intervento del governo: «Il Consiglio dei Lavori Pubblici si è ormai trasformato in organo politico». Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Comune Di Roma, Italia, Nuova Caledonia, Parigi, Roma, Rotterdam