La Turchia: l'Europa ci spetta di E. St.
La Turchia: l'Europa ci spetta La Turchia: l'Europa ci spetta La Ciller da Dini: «Non traditeci» Saddam Hussein con la moglie Sajeda. A Baghdad si sussurra che la consorte del dittatore iracheno sia agli arresti domiciliari per la vicenda dell'attentato al figlio Udai ROMA. «Un Paese che ha combattuto per la democrazia nell'Europa dell'Est ha tutto il diritto di non vedersi scavalcato da quegli stessi Paesi nell'ingresso a pieno titolo nell'Unione europea». Riaffermando le credenziali della Turchia come Stato laico e membro della Nato, il ministro degli Esteri Tansu Ciller ha ribadito ai colleghi di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna l'aspettativa di Ankara di essere valutata dall'Europa «con gli stessi criteri e parametri» applicati ai Paesi ex comunisti. Nella riunione tenutasi ieri mattina alla Farnesina - la terza con la formula «cinque più uno» - i ministri degli Esteri europei hanno assicurato una valutazione «corretta» e «alla pari con gli altri candidati» per la Turchia, ma hanno ricordato le difficoltà che restano da superare: diritti umani, questione curda e i rapporti con la Grecia per quanto riguarda Cipro e l'Egeo. I cinque hanno anche respinto come «un errore» la minaccia di Ankara di bloccare l'allargamento della Nato se non sarà ammessa nell'Ue. Il ministro britannico Malcolm Rifkind ha riconosciuto «l'ambiguità» delle relazioni tra i Quindici e la Turchia che non hanno «pienamente riconosciuto il ruolo svolto da Ankara». «Siamo d'accordo che la Turchia appartiene all'Europa e che dobbiamo fare di tutto perché non resti isolata e abbandonata a se stessa», ha aggiunto il ministro tedesco Klaus Kinkel, riconoscendo il senso di frustrazione di Ankara ad esempio per l'accordo di Unione doganale che non ha ancora avuto ricadute economiche per la Turchia a causa del veto greco sui finanziamenti Ue. Il veto greco, ha però puntualizzato Lamberto Dini, «potrà valere solo per l'ammissione fi- Il ministro Il ministro degli Esteri turco Tansu Ciller con il francese Herve de Chat ette e Lamberto Dini La situazione politica interna a Ankara è tesa. Non si placa la polemica sull'abolizione del divieto di portare il velo, cui il partito della Ciller è contrario, e se ne apre un'altra. Il governo di ispirazione islamica guidato da Necmettin Erbakan vuole costruire una moschea in piazza Taksim a Istanbul, da sempre il simbolo della cultura laica della Turchia, dove sorge la statua del fondatore della repubblica secolare Mustafa Kemal Ataturk (circondata da caffè, club per gay e cinema a luci rosse). Per il primo ministro «la conquista ottomana di Istanbul sarà completa quando verrà costruita una moschea a Taksim». Orai Celik ha rivelato ieri di aver compiuto dopo il 1980 numerose operazioni «per conto dello Stato» turco in vari Paesi europei ira cui l'Italia. L'ha affermato la televisione privata turca Ntv citando il presidente della commissione mafia e politica, Mehmet Elkatmis, che ha ascoltato Celik. Celik è sempre stato sospettato di aver partecipato nel 1981 con Ali Agca all'attentato contro il Papa. Ma la giustizia italiana non ha potuto provare tali accuse ed ha dovuto rilasciarlo. Condannato in Svizzera per traffico di stupefacenti, è stato estradato lo scorso anno in Turchia dove è stato recentemente assolto da due accuse di omicidio, [e. st.]
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