«A testa alta, o con i piedi davanti»

Pietrostefani si costituisce a Pisa: è fatta, ma ora non dobbiamo dargliela vinta Pietrostefani si costituisce a Pisa: è fatta, ma ora non dobbiamo dargliela vinta «A testa alta, o con i piedi davanti» Sofri e Bompressi: solo così usciremo dal carcere Mentre Pietrostefani stava spiegando alla psicologa del carcere le ragioni per cui un signore che vive libero a Parigi decide di venirsi a costituire per scontare una pena di vent'anni a Pisa, Adriano Sofri e Ovidio Bompressi affidavano all'ex compagno di Lotta Continua Marco Boato mi messaggio che suona così: «Sappiamo che ce da aspettare, ma non pensiamo a tempi molto lunghi. Di qui, usciremo, o liberi a testa alta, o con i piedi davanti». Che significa? L'onorevole Boato non ha voluto rispondere a questa domanda: «Non voglio interpretarlo, nè aggiungere una sillaba al loro messaggio che però non va preso come un ultimatum. Vi comunico solo la mia amarezza nel riferirlo, ma testimonio anche la terribile determinazione di Sofri e quella forse ancora più radicale di Bompressi». L'affare Calabresi si riaccende nel momento stesso in cui avrebbe dovuto chiudersi definitivamente dopo l'ultima sentenza. Giorgio Pietrostefani è atterrato alle 13,25 da Parigi, pronunciando un fatidico «E' fatta». Riuniti dalla medesima condanna definitiva nel braccio penale del carcere di Pisa («Pietro» e Bompressi in ima doppia. Sofri nella singola di fronte), i tre di Lotta Continua sono pronti a ripartire. «Non gliela daremo vinta», diceva Pietrostefani masticando il prosciutto del pranzo freddo servito nella busina . lass Alitalia sul Parigi-Pisa. «Dobbiamo fare in modo annunciava davanti al carcere un Guido Viale mi po' invecchiato, ma affilato come 30 anni fa quando dirigeva l'occupazione di palazzo Campana a Torino - che questa storia resti una spina nel fianco dell'apparato giudiziario». C'era Viale e c'erano un sacco di altri ex compagni di Le qui a Pisa, PISA DAL NOSTRO INVIATO Dichiarazione choc «Resteremo una spina nel fianco del sistema giudiziario italiano» un universo sparso che riproduce in questi raduni occasionali persino la fisicità delle consuetudini di un tempo. Molti baci e molti abbracci, mi senso di appartenenza e di diversità dal resto del mondo, segnata ieri da un nastrino giallo ostentato sui baveri delle giacche. Sono venuti da Torino, Milano, Venezia, Roma, dall'Emilia. Tutti per salutare Giorgio Pietrostefani, detenuto volontario che poteva rimanersene a Parigi, dal momento che por la giustizia francese il reato e prescritto. Tutti quanti in un certo senso condannati insieme ai tre che ,>ono in carcere per il tenibile delitto del commissario Calabresi. Si dicono innocenti, tutti insieme. Eccetto il pentito Marino. Al circolo dei «garibaldini» in rue des Vinaigriers, martedì sera, Giorgio Pietrostefani ha salutato gli amici italiani con un bicchiere di Merlot. Non erano in tanti, veramente, un po' intimiditi davanti alla sua faccia terrea. Gli hanno regalato quindici libri accompagnati dall'imbarazzante viatico: «Adesso hai tanto tempo per leggere...». Il condannato se n'è andato dopo cinque minuti con un Bulgakov, un Conrad e persino un Bertinotti («La democrazia autoritaria», prefazione di Rossana Rossanda) regalatogli dal preside della scuola italiana di Parigi. Non c'erano nè Scalzone, che pure incontrava qualche volta al bar sotto casa, nè Tom Negri, che a Parigi fa vita per conto suo e ogni tanto dà feste con decine e decine di invitati. Alle 10 meno un quarto di mercoiodi mattina, un'ora e mezza prima della partenza, scortato dalle telecamere di Mixer e dalle telecamerina fai-da-te di Paolo Frajese del Tgl, Pietrostefani era all'aeroporto dì Roissy, abbandonato sul divano del recinto di attesa, come se avesse fretta di andarsene. «E' vero - ci ha detto - non resistevo più. Ora sono qui ed è come se fossi già partito». Frajese gli ha regalato la biografia di Primo Levi appena uscita in Francia. Un pilota in uniforme con mia faccia abbronzata che faceva impressione accanto al pallore di Pietrostefani, è venuto a salutarlo (anche lui con baci e abbracci): un altro ex di L.C. in transito al Charles De Gaulle. Viaggio di memorie e di simboli: «Tonio a Pisa, dov'è cominciato tutto...». Era il '63 o il '64 (piando Pietrostefani - ci ha raccontato - ha conosciuto Adriano Sofri e Ovidio Bompressi. E con la solita ostentata immodestia: ((Abbiamo prefigurato tutto». E intendeva dire la politica di venti e più anni dopo. Si dicevano «comunisti libertari», quelli del pei non li sopportavano, gestivano l'università con l'Oriup (organismo rappresentativo interfacoltà università Pisa) insieme con i cattolici. Dice che «Pisa era tutto» e vuol dire che quel tutto era il mondo tra La Spezia e Piombino, dove diffondevano un giornaletto che si chiamava «Il potere operaio» da non confondersi l'altro p.o. senza articolo. Sofri era un brillante studente della Nonnaie; Pietrostefani un «buon» studente di ingegneria. Si rianima il condannato a ricordare come Le nacque con quel nome a Torino, nel '69, e la vita di al¬ L'inchiesta riguarderebbe operazioni fiscali. L'azienda: «Attività legittime» La Teksld S.pgato, Comitato laboratori tutti pdoglio al lutto dscomparsa della Luciana Gi — Torino, 29 gennaio 1997. Partecipano al lutto della famiglia Giugni: Bartolo Ambrogio Mario A indotti Fabrizio Amoruso Maurizio Antona Martino Appendine Giuseppe Armando Marcello Badiali Roberto Baldo Michelangelo Balla Paolo Barbari Gianfranco Barbera Leonildo Bono Giovanni Bostlcco Gualtiero Brovia Gianfranco Caramello Giovanni Camino Donato Carratù Umberto Conteduca Pier Francesco Cordone Plerglovannl Demarchi Giovanni Dodi Giovanni Fassera Giuseppe Ferrerò Roberto Forino Massimo Fracchia Giancarlo Franco Augusto Frantone Carlos Alberto Frota Bruno Gal Wilma Galero Giuseppe Gambe-Ilo Marco Ghisolti Gianluca Giudici Carlo Alberto Gorla Stefano Gyulal Massimo Igllna Bruno Lorini Ezio Lorini Luca Lorini Giovanni Magistrali Giovanni Marchetti Mauro Marchisio Andrea Marro Danilo Mascarello Riccardo Medana Fabrizio Milone Enzo Miranda Giuseppe Molino Roberto Nada José Nunes Piergiorgio Oriu Giancarlo Ottone Andrea Pernigottl Pierluigi Piazza Elisa Plola Nestor Fabian Piso Gaetano Romano Pasquale Rossi Massimo Sandrone Giovanni Sarlotto Guido Serramoglia Lauretta Trincherò Ugo Tripodi Giuseppe Vergnano Bruno Vicentini Walter Vignale Giorgio Zanchi Maurizio Zunlno. Ci ha lasciato Gianni Novara Lo annunciano con grande dolore la moglie Paola con Franco e Elvira, parenti tutti. Un particolare ringraziamento ai dottori: Massimo Lombardo, Alessandro Valle, Silvana Sabbaa, Enrico Fiorio per le cure prestate. Non fiori ma donazioni alla Fondazione Faro. Per orario funerali tel. al 6610222. — Torino, 29 gennE' mancata Lidia ved Ci ha dato tanta gioia: i figli Isabella, Sergio, Ilaria, Patrizia, parenti tutti, conoscenti e amici Un vivo ringraziamento a Rosalba, Stella. Tamara ed al personale del Residence del Frale. Funerali in Banolo San Vito (Mantova) venerdi 31 ore 14,30 Chiesa Parrocchiale. — Torino, 29 genn lora: «Vivevamo con i soldi di chi li aveva o con lavoretti. Io feci anche un'inchiesta sul pesce per la Findus. Dormivamo, in tanti, nelle case di chi le aveva. Una volta, a Torino, da Luigi Bobbio in corso Turati, dormimmo in trenta, per terra, sul pavimento, uno accanto all'altro». Poi ricorda di come si sciolse Le, nel '76, in quel congresso di Rimini che fu una «baraonda», da cui ognuno se ne andò per i fatti suoi, con l'unico impegno di mantenere l'amicizia. «Io avevo una R4, altro simbolo di allora, una macchina perfetta per metterci dietro il ciclostile, e allora vivevamo di ciclostili e volantini. Finito il congresso ho preso l'R4 e sono tornato a Torino, il giorno dopo ho comprato il giornale e mi sono messo a cercare un lavoro. Per un anno ho insegnato matematica in una media di Settimo. Poi sono entrato alla Snam, ho girato il mondo, per qualche anno non ho nemmeno letto i giornali». Dice ora che s'era accorto fin dal 72 che «l'utopia era un'utopia» e confessa che dal '76 in poi non ha più visto gli ex compagni: «Nemmeno le persone care». Da dirigente industriale, anni dopo, di fronte ad un ex di Lotta Continua che guidava un consiglio di fabbrica a Porto Marghera, non ha indugiato in complicità: «Ognuno ha rispettato il suo ruolo». Gli avvocati di Pietrostefani Grazia Volo e Massimo Di Noia lo aspettavano sulla pista dell'aeroporto della fatai Pisa. Gli è scivolato davanti ed è finito tra i poliziotti. «Gli avevamo consigliato di rimanere a Parigi, ha deciso di venire in carcere, rispettiamo la sua decisione». Un'auto civile della Digos, sgommando tra i vecchi compagni, lo ha portato oltre il portone del carcere. Ma questa storia circolare non è ancora finita.