CATTOLICA L' università al potere

Il prestigioso ateneo milanese celebra i 75 anni: da Pantani e Dossetti a Scalfaro e ai ministri dell'Ulivo Il prestigioso ateneo milanese celebra i 75 anni: da Pantani e Dossetti a Scalfaro e ai ministri dell'Ulivo CATTOLICA Euniversità al potere (\ MILANO I ! UANDO stamattina il pre1 I siderite Scalfaro assisterà ■ I in Sant'Ambrogio alla Mes-VJ sa che il cardinale Martini V celebra per il nuovo anno accademico della Cattolica, si rivedrà giovane matricola di Legge nel '37: c'era il fascismo, l'Impero trionfava: era difficile intuire un futuro così soddisfacente per lui e per la sua Università. Scalfaro può essere il simbolo della crescita, del successo istituzionale e culturale della Cattolica, che adesso compie 75 anni: li ricordano da domani, in un convegno di tre giorni., il presidente della Cei Camillo Ruini, Martini, altri prelati e studiosi. I nomi pesano: Scalfaro presidente della Repubblica, Prodi presidente del Consiglio, Flick e Treu ministri, Giarda sottosegretario, chissà quanti ancora. La Cattolica è al potere. C'è quasi sempre stata, per la verità. Nel dopoguerra cominciarono ad affermarsi i famosi «professorini», i Fanfani e i Dossetti, e poi i De Mita, i Misasi, i Bianco, tutti allievi di quest'Università. Ci fu la stagione del centrosinistra, la fortuna della Base democristiana, un intero clima culturale che ha ispirato con continuità l'azione politica ed economica nazionale. Alla Cattolica si officiava il «rito ambrosiano», amoroso di visioni programmatorie, dedito all'intervento statale in economia: una linea pragmatica e vincente. Se alcuni filoni, soprattutto meridionali, guardavano al «rito roman*», più idealistico, nei decenni è avvenuta una sorta di osmosi con la linea lombarda. Così pare allo storico Giorgio Rumi, altro laureato in Cattolica, docente ora alla Statale. Per capire questa scelta, bisogna rifarsi non solo a un'interpretazione della dottrina sociale della Chiesa, ma anche al contesto storico dagli Anni 30 in poi: dovunque erano attive idee che assegnavano allo Stato un ruolo decisivo nel guidare lo sviluppo economico. Lo prevedevano il marxismo e il fascismo, sia pure in modi diversissimi, e lo prevedevano il laborismo inglese e il New Deal di Roosevelt. Fu in quest'ultima area, keynesiana, che si elaborò prevalentemente il modello per l'Università Cattolica. La realtà tuttavia non è stata e non è più così schematica, a una sola direzione. L'economista Alberto Quadrio Curzio, preside della Facoltà di Scienze polìtiche, distingue pacato tre filoni nel pensiero economico della Cattolica: un'altissima linea teorica, astratta, matematica, che ha dato per esempio un Luigi Pasinetti, nome noto anche all'estero; una linea keynesiana, la più diffusa nella nostra politica; e una linea che lui chiama «istituzionale o europea», dove lo Stato non fa il mattatore ma si limita a regolare il gioco economico. Quadrio Curzio abita qui, in questo paesaggio liberista. Si sente isolato, in minoranza? «No, tutto sommato - risponde -. Sono io che mi sono spinto molto avanti». La Cattolica è un centauro? Ha due anime? «Esse però non sono in conflitto. Tutti siamo d'accordo su un punto: la solidarietà non dev'essere disgiunta dalla responsabilità, dall'autonomia individuale e dal principio di sussidiarietà, secondo cui ogni livello istituzionale non fa quel che può esser fatto al livello inferiore». II professore a questo punto dice che ha operato un confronto tra la Centesimus annus, l'enciclica di Wojtyla sui fenomeni sociali ed economici, e la nostra Costituzione. Risultato: «Il Papa è più avanti di noi». Il Papa riconosce la funzione e l'importanza dell'impresa e —=] LONDRA I maschi della nostra specie I sono rimasti scimpanzé nel I midollo. Hanno i peli più * I radi e i canini più corti, ma la loro predisposizione alla violenza e al dominio li rispedisce all'epoca in cui si dondolavano dagli alberi. Come i loro più stretti parenti scimmieschi, ambiscono a vincere per il gusto di vincere, amano le gerarchie e attaccano in piccoli gruppi, sfruttano la vulnerabilità delle femmine: in una parola, sono «demoniaci». L'evoluzione ha favorito loro e ha fregato l'umanità. E' la provocatoria tesi di un autorevole antropologo di Harvard, Richard Wrangham, il quale con il collega Dale Peterson ha appena pubblicato a Londra da Bloomsbury un libro che infiamma il dibattito scientifico sulle origini della guerra e dell'aggressione nella nostra specie. Il loro studio, Demonic Males. Apes and the origins of human violence è già definito «pe- del libero e ben temperato mercato, che dunque non è affatto caotico, selvaggio, predatore dei più deboli. Nella prima parte della Costituzione, invece, nel Titolo DJ, «l'impresa è citata una sola volta e per dire che può essere espropriata». Conclusione: «Bisogna riformare anche la prima parte della Costituzione, non solo la seconda, come vuol fare la Bicamerale appena votata». Su tutto questo Quadrio Curzio ha pubblicato Noi, l'economia e l'Europa (Il Mulino). E ha scritto un documento per il cardinale Martini, Autonomie regionali e federalismo solidale (Centro Ambrosiano), dove critica durissimamente la politica economica degli ultimi decenni e imposta una ridefinizione rigorosa e virtuosa dello Stato sociale. Come la Cattolica non ha un uni¬ co volto, così non è più vera neanche la contrapposizione fra una Cattolica sociale e assistenzialistica e una Bocconi tempio dell'austerità liberista. Le due Università hanno ormai mischiato le carte al loro interno, hanno persino avviato iniziative didattiche comuni. Su questo fronte della didattica, le cifre della Cattolica sono notevolissime: 68 studenti nel '21, quasi 40 mila oggi, e in cinque città e 14 Facoltà (primaria quella di Medicina, con il Policlinico Gemelli a Roma). E' la Cattolica più affollata, con quelle di Lovanio e di Manila, fra le più di mille nel mondo. Padre Agostino Gemelli, quando la fondò, mai avrebbe immaginato tanto succeso per la classe dirigente cattolica che voleva formare. «Allora il cattolico doveva riaffermare la sua identità e la sua presenza - dice il rettore, il filosofo Adriano La rivalità con la Bocconi e la Normale di Pisa Qui nel '67 scoccò la scintilla della contestazione studentesca IL RICORDO DEGLI EX ALLIEVI MIGLIO //periodo d'oro FLICK Vessato da P RIVETTI Felicità pura Gianfranco Miglio è entrato alla Cattolica a 18 anni (era il 1936) e per 50 anni ne è stato protagonista: «Era il periodo d'oro dell'egemonia di Gemelli, autoritario ma grande manager». L'università, spiega, nacque con una contraddizione strutturale: in quanto cattolica era custode di verità assolute, ma aveva il compito di ricercare verità nuove. Io, per 30 anni preside della facoltà di Scienze politiche, ho cercato frontiere nuove, ma sono sempre rimasto un isolato». Oggi, conclude Miglio, «il conflitto è superato perché l'università è diventata un lezionificio e un esamificio, con scarsa ricerca. E' quello che il mondo cattolico voleva: una grossa scuola per dare titoli di studio ai giovani rampolli». Il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick ha frequentato la Cattolica dal 1958 al 1962 e ne conserva un ricordo «estremamente positivo». «Abitavo a due passi - racconta - frequentavo sempre e studiavo come un Irene Pivetti ha frequentato la Cattolica nella prima metà degli Anni 80 e si è laureata in Lettere con indirizzo filologico. «Facevo politica - ricorda - e non avevo molto tempo per frequentare. Ma studiavo moltissimo e con passione. Le lezioni di Villanovich, che si definiva "un orco dei manoscritti", sono indimenticabili, mi davano felicità pura». I suoi corsi erano «pezzi di commedia dell'arte - aggiunge - ma per pochi intimi: eravamo poco più di una decina. L'atmosfera della Cattolica era fatta di luci e ombre e umanamente, al di fuori della politica, non era il massimo. Non c'erano grandi rapporti umani, ma d'altra parte la dimensione dei piccoli gruppi è quella più vera dello studio universitario». matto. Un'esperienza molto costruttiva e formativa, che ha integrato i miei studi dai Gesuiti. Un anno davanti a me c'era Prodi: ci sfottevamo, scherzavamo, lui mi torturava perché ero una matricola. Ma poi si lavorava: nel corso di Prodi c'era anche Treu». Tra i docenti che il ministro ricorda più volentieri ci sono Franco Corderò, Domenico Barbero e Alberto Crespi: «Ancora oggi gli sono molto legato: mi piaceva anche perché suonava l'organo, io avevo studiato un po' di pianoforte». La provocatoria tesi di un antropologo di Harvard: perché gli uomini sono violenti Bausola -. Oggi dobbiamo affrontare una mentalità che fa a meno d'ogni metafisica». Due sono i momenti indimenticabili per molti ex studenti. Il primo fu quella notte del 17 novembre '67 nell'Aula Gemelli, quando scoccò la scintilla della prima contestazione e nacque il movimento studentesco: c'era Capanna, che aveva appena scritto 70 cartelle per dimostrare a una ragazza emiliana che far l'amore prima del matrimonio andava d'accordo con San Tommaso; c'era Claudio Rinaldi, ora direttore dell'Espresso, devoto del poker; c'era colui che lanciò lo slogan «Dalle messe alle masse», il parmigiano Francesco Schianchi, finissimo ballerino di twist. E le studentesse allora non potevano indossare i pantaloni ma solo il grembiule nero. Alcune si distinguevano nella raccolta di fondi: la RUMI Matte Prodi Tra i ricordi dello storico Giorgio Rumi ci sono un «brillante» Gianfranco Miglio e Nino Andreatta su una 600 targata Trento. Erano i primissimi Anni Sessanta: «Vedevo girare padre Agostino Gemelli per i corridoi - i pspiega - in sedia a rottile. Sembrava un frate del Medioevo, lo chiamavamo il Magnifico Terrore: la sua voce tonitruante incuteva molta soggezione». Il ricordo più bello è per Ettore Passerin d'Entrèves, («verso di lui ho un grandissimo debito»), il più entusiasta per la visita di Enrico Mattei: «Fu un trionfo: rappresentava la speranza di un'economia al servizio dell'uomo, la ricerca una specie di socializzazione del profitto. Ma sappiamo come andò a finire». me dei più grossi scimpanzé, i cui maschi celebrano il loro ingresso nell'età adulta picchiando le femmine per far loro capire chi è il capo. Talora le violentano. Le sventurate si ribellano, ma anche collaborano per ottenere protezione. I maschi viaggiano in piccoli gruppi xenofobici e sferrano raid letali contro gruppi rivaU. Rovesciano i loro capi per diventare numero uno, e si abbandonano spesso con eccitazione a orge di sangue. Ed è l'orgoglio, l'ambizione di arrivare in cima alla scala sociale, a renderli aggressivi. L'intelligenza è al servizio della premeditazione. Che deve fare l'umanità «maledetta dai maschi demoniaci»? «Il potere delle femmine è il segreto della dolcezza dei maschi bonobo. La società umana potrebbe, attraverso le sue scelte riproduttive, allevare un maschio più gentile, con un temperamento meno da scimpanzé». Maria Chiara Bonazzi pia Alda Miceli vendeva mazzolini di violette, Ombretta Fumagalli Carulli chiedeva contributi sulla porta della chiesa. L'altra eccitazione è recente, scatta ai primi del febbraio '95: cento, duecento ex allievi superbravi della Cattolica ospitati nel collegio Agostinianum (lavabo e inginocchiatoio in camera) si rincorrono al telefono per dare una mano al Romano Prodi neopolitico: sono professori come Flick, Zamagni e Balboni, sindacalisti come Morese e Manghi. Il loro Agostinianum era l'anti-Normale di Pisa, che sfornava i Ciampi-boys, gli Amato, i Cassese, i Manzella. Aneddoti, ricordi. L'avventura della Cattolica continua. Claudio Altarocca ei in trionfo A CURA DI Cario Grande

Luoghi citati: Cattolica, Londra, Manila, Milano, Roma, Trento