«Quel cavalcavia era un poligono di tiro»

» » «Quei cavalcavìa era un poligono di tiro //pm: da tempo si addestravano a colpire le auto Maria Letizia Berdini e il procuratore Cuva non aver messo in carcere degli innocenti». Resta da stabilire «chi ha buttato i sassi, e chi ha avuto un ruolo secondario». La verità la sa solo chi era lassù, la sera del 27 dicembre. Ma tutti i protagonisti cercano di tirarsi fuori accusando gli altri. E gli investigatori - interrogatorio dopo interrogatorio, un confronto dopo l'altro - stanno ricostruendo con fatica postazioni e ruoli, leader e gregari, semplici spettatori e parti attive dell'azione. Certezze maggiori arriveranno dagli esiti dei prossimi interrogatori: a raccontare la loro versione di quella serata, gli ultimi arrestati. Tre persone, di cui il resto del gruppo aveva paura. Il primo è Claudio Montagner, 40 anni, il più vecchio del gruppo, un passato da teppista di provincia, ma capace di intimorire i più giovani per aver «spaccato la faccia a uno con un pugno». Poi c'è Michele Faiella, 22 anni, muratore, ex paracadutista in Somalia, soprannominato «il maresciallo» per la sua passione per le cose militari. E' stato fermato l'altra notte a Sassari dai carabinieri. Infine, Francesco Lauria, 24 anni, manovale, conosciuto come «il professore» per la sua mania di precisione. Sua sorella era stata la convivente di Faiella, ma lo aveva lasciato perché lui la picchiava. I tre conoscevano bene gli altri ragazzi del cavalcavia. Ovvero i fratelli Furlan (Sandro, Franco, Gabriele e Paolo), come pure il loro cugino Paolo Bertocco, e gli amici Roberto Siringo e Gianni Mastarone. Al gruppo si aggiungeva la fidanzata di Sandro, Loredana Vezzaro. Il 27 dicembre il gruppo si dà appuntamento per un'«azione». Alcuni, tra cui Siringo e i fratelli Furlan, si trovano in centro a Tortona, sotto i portici, dalle parti del loro ritrovo, il Bar Teatro. Sono quasi tutti muniti di telefono cellulare, si chiamano, fissano un primo incontro al Mercatone Zeta, in periferia, poi si dirigono verso il vicino cavalcavia sulla TorinoPiacenza. Due macchine, la Tipo di Sandro (che è assieme alla sua ragazza), e la Y10 di Bertocco. Nel supermercato Siringo deve comprarsi un berrettino, ma il gruppo ha ben altro in testa: il cavalcavia. Nel piazzale del Mercatone (ma qual¬ TORTONA. «Era un poligono di tiro, quel cavalcavia». Con due «gruppi di fuoco», armati di pietre scelte con cura: sei tiratori che si sfidavano regolarmente a centrare le auto di passaggio sulla TorinoPiacenza. Un'abitudine che andava avanti da mesi, con allenamenti continui, per diventare sempre più bravi. Gente che continua a ripetere «è stato un gioco». Peccato che quel gioco sia costato la vita a Maria Letizia Berdini, morta il 27 dicembre sulla Mercedes del marito Lorenzo Bossini, mentre andavano a trovare i loro amici torinesi. A un mese da quella morte, il procuratore Aldo Cuva ha fatto ieri il punto delle indagini, ha tirato le prime conclusioni di un'inchiesta «difficile, un'impresa che sembrava impossibile e sovrumana», e «dato un volto» ai giovani della Cavallosa. «Ho dato una risposta alla collettività che vuole viaggiare in sicurezza sulle autostrade e vuole vedere in faccia gii autori di questo gioco folle». E le facce sono quelle degli 11 finiti in galera. Nessun volto nuovo: la procura ha la «certezza di cuno dice «li abbiamo presi nello Scrivia»] caricano le «munizioni»: pietre «di forma triangolare», peso medio di 2 chili. Alla Cavallosa trovano gli altri del gmppo. A bordo della Peugeot 306 scura di Lauria, ci sono Montagner e Faiella. Sono circa le 19,45. Sul cavalcavia i lanciatori si dividono in due gruppi: Faiella, Lauria e Montagner devono centrare le macchine che arrivano da Piacenza, mentre Mastarone, Bertocco e Paolo Furlan aspettano le stesse auto che sbucano dal cavalcavia. Impossibile sfuggire al tiro in successione: chi riesce a evitare il primo lancio, rischia di prendere il secondo. E gli altri del gruppo? Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, Gabriele Furlan fa da sentinella ai piedi del ponte, vicino al santuario di Nostra Signora della Cavallosa. Poco distante c'è parcheggiata la Tipo, su cui resta seduta Loredana. Con lei c'è Sandro, ma secondo alcune confessioni il ragazzo sarebbe poi salito sul cavalcavia, forse per rifornire di sassi i lanciatori. Franco Furlan fa da palo all'altro lato del cavalcavia, in direzione Torre Garofoli, mentre l'ultimo della banda, Siringo, dà ai lanciatori il segnale per il tiro. Il tiro qtiella sera dura in tutto 5 minuti, dalle 19,55 alle 20. Sei auto centrate in tutto, due con danni lievi, tre con danni gravi, una con un morto. Lorenzo Bossini vede davanti a sé la Panda (di Raffaele Macera, idraulico di Genova] sbandare e accostare a destra. Rallenta, pensa che la strada sia ghiacciata, non sa che l'utilitaria è stata centrata. Passa sotto il ponte, in tempo per essere colpito da un sasso di 2 chili e 800 grammi, che sfonda il parabrezza, colpisce la moglie al volto. Qualcuno, sopra il cavalcavia, grida «ho fatto centro, ho fatto Bingo!», ed esulta. Secondo la confessione di Sandro Furlan, il killer sarebbe Gianni Mastarone. Intanto Macera chiama al telefonino il fratello, dà l'allarme. Il gruppo continua a lanciare, si ferma solo quando vede in lontananza i lampeggianti blu della Polstrada. Gli undici scappano, qualcuno va a casa, altri raggiungono un locale a San Giuliano, frazione di Alessandria, a pochi chilometri dalla Cavallosa Pensano agli alibi, hanno capito che il gioco e «riuscito», e che prima o poi qualcuno chiederà loro che cosa hanno tatto, quella sera E così succede Carabinieri e Polstrada arrivano subito ai Furlan tra ì pruni fermati anche Sergio, 18 ainn appena compiuti, forse l'unico chi- davvero quella sera era a casa con la madre ira un almi e l'altro, ritrattazioni, smentile, cuiUussioni (come quella di Gabriele, che accusa 1 fratelli) si arriva a domenica 19 In procura finisce Loredana Che garantisce 1 alibi del fidanzato. Poi qualcuno le mostra le foto di Maria Letizia Berdini scattate all'obitorio. Lei crolla, «vi racconto la verità». La sua confessione fa cedere Sandro, e dà un senso alle intuizioni degli inquirenti: erano m 11, si allenavano da mesi, «era un gioco lolle» Ieri Lorenzo Bossini è tornato a Tortona «Non cerco vendetta, se sono loro se la vedraimo con la giustizia». Brunella Giovara Antonella Mariotti Montagner inseguiva un'esistenza spericolata Ma lo scarto tra realtà e fantasia gli aveva causato la depressione

Luoghi citati: Alessandria, Bar Teatro, Genova, Lauria, Piacenza, Sassari, Somalia