«Profilattici gratis in farmacia» di Guido Vergani

Proposta della presidente degli Affari sociali alla Camera: non è una provocazione Proposta della presidente degli Affari sociali alla Camera: non è una provocazione «Profilattici gratis in farmacia» «E' la prima barriera di difesa contro l'Aids» m CONTRACCETTIVO PER LUI ROMA. «Abbassare i costi dei profilattici o addirittura distribuirli gratuitamente significa risparmiare in vite umane. E' ora di cominciare a considerare il preservativo come un presidio terapeutico, pensare al profilattico come a un farmaco di fascia A, cioè totalmente gratuito o almeno a costo sociale, per renderlo accessibile ai giovani». La proposta viene da Marida Bolognesi (comunisti unitari), presidente della commissione Affari Sociali della Camera, al termine dell'audizione coi rappresentanti delle associazioni della Consulta nazionale Aids. Per Bolognesi è necessario «investire nella prevenzione» e proprio in questa prospettiva si dovrebbe «aprire una riflessione sul ruolo del non-farmaco», qual ò appunto il profilattico. «La mia - spiega Marida Bolognesi - non è una provocazione ma una proposta seria per aprire una fase nuova nella lotta all'Aids. 11 profilattico è la prima barriera contro la diffusione dell'infezione, distribuirlo gratis o a un prezzo sociale (come nella campagna di prevenzione francese: "Un preservativo, un franco") credo sia una proposta di grande civiltà». Per realizzarla Bolognesi propone un accordo Stato-Begioni-aziende. Dall'audizione è emerso che l'infezione è in aumento nella fascia d'età che va dai 15 ai 30 anni. Specie i più giovani, infatti, piuttosto che spendere 20 mila lire per i preservativi preferiscono usarle per passare una serata in discoteca. Abbassandone il costo si ovvierebbe anche al problema, che tanto scalpore ha creato, della distribuzione nelle scuole. «Abbiamo speso tanti soldi in campagne informative che spesso non arrivano al target sperato - osserva Marida Bolognesi - credo sia arrivato il momento di assumerci la responsabilità di una campagna educativa che porti a una crescita di coscienza rispetto all'Aids». Modi-Ik) 2I4i 214 Si 216 Si 220 11) PROTEZIONE ACQUISTO Regolamento DALLA PRIMA PAGINA nismo politico della sinistra e la burocrazia del partito comunista. Lo stesso «scippo» che sbandiereranno i primi terroristi. Ma non era speciale la frustrazione di Cavallero. Era poco operaia e molto piccolo borghese. Era la frustrazione di chi, bigliettaio dell'azienda tramviaria, ruminava rancore contro «i cretini che hanno i posti buoni», contro quelli che erano riusciti a saltare sul treno del miracolo economico. Quel suo rancore prese una macabra scorciatoia, conclusa con i tre morti della lunga, cinematografica fuga a mitra puntati, nelle strade di Milano. Era l'ottobre del 1967. Venne il pugno chiuso al processo. Poi, gli anni del pentimento, della lucidità e dell'intelligenza sui propri errori, dell'impegno nel volontariato dopo 21 anni di carcere. Fu questo, non l'altro ghignante, il Cavallero speciale. L'ESTREMO RISCATTO poco rivoluzionaria quella di Pietro e di Sante che, al processo, quando alzarono il pugno e intonarono l'Internazionale, pochi ricordarono. Erano anni resi febbricitanti dal Sessantotto e dall'autunno caldo. C'era una sciocca disponibilità a mitizzare politicamente ogni cosa e, nel ricordo della giovinezza «rossa» di Cavallero, della sua fama di duro della politica alla Barriera di Milano, della sua militanza comunista nella Torino degli Anni Cinquanta, qualcuno cadde nel tranello dell'alibi rivoluzionario, delle rapine «ideologiche» che andavano al di là del bottino e, come si dirà nella cupa era delle Brigate rosse, colpivano «al cuore la borghesia e l'imperialismo». La trappola funzionò anche se l'indagine mise in luce che, sin dal primo colpo all'agenzia 19 dell'Istituto San Paolo a Torino nell'aprile del 1963, Cavallero s'era posto un traguardo: accumulare 350 milioni e poi smettere. Ma non fu solo lo stolido fanatismo (quegli anni furono l'incubatrice del terrorismo) a creare un alone di diversità attorno alla nera fama di Cavallero. Si disse e si scrisse che era un «bandito speciale», narrando del padre ebanista, della giovinezza nella barriera più proletaria di Torino, dell'iniziale carriera nella gioventù comunista, del suo essere «un capo, uno che arrivava in un posto e muoveva la gente», del suo avere proclamato «Datemi venti uomini e vi capovolgo l'Italia», del suo avere letto «Come fu temprato l'acciaio» di Ostrovskij, romanzo cardine del realismo sovietico. Furono molti a vedere in lui il simbolo estremo di una frustrazione: quella di chi, dopo la Liberazione, il «vento del Nord», le grandi lotte operaie nelle fabbriche di Torino, di Milano, di Genova, si aspettava la rivoluzione e credette che a scippargli il sogno fossero stati l'opportu¬ ciazioni di procedere a una revisione della legislazione vigente e alla convocazione di una conferenza nazionale sull'Aids. Rosaria lardino dell'Anlaids e Rino Varrasso della Lila hanno chiesto al ministro della Sanità, Rosi Bindi, una maggiore chiarezza sugli interventi e sulle iniziative del governo e, soprattutto, di «far seguire alle parole i fatti». In particolare, Rosaria lardino ha manifestato «la netta sensazione che il ministro sia molto più attento agli aspetti dell'assistenza, quali le case alloggio, piuttosto che alla cura». Marida Bolognesi Guido Vergani [r. cri.]

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