«Quel sangue, incubo che mi perseguita»

«Quel sangue/ incubo che mi perseguita» «Quel sangue/ incubo che mi perseguita» «Non mi sono mai perdonato, ho cercato il riscatto nel bene » e » assassini dal cavalcavia. Un gesto di sfida? A chi? «Non voglio parlare di Tortona. Un sorriso di sfida il mio? Macché sfida. Era una smorfia, per nascondere la paura. Una forma di reazione, per cercare distacco da quanto avevo fatto. Perché, solo allora, a fine della corsa, dopo un lungo inseguimento, cominciavo a capire di aver sbagliato. C'era tanta rabbia dentro di me, dentro i miei compagni. Eravamo cresciuti in periferia...». Tu però avevi un diploma da perito. Potevi facilmente trovare lavoro, vero? «Mio padre era ebanista. La sua vita era in quella bottega. 10 mi sono guardato attorno e ho visto tante ingiustizie. Così mi sono buttato per cambiare 11 mondo. Cortei, manifestazioni, scioperi. Poi, per far contenti i miei genitori, sono andato nella bottega di mio padre. Per poco. Sono finito su un tram, facevo il bigliettaio. Smisi presto». Poi Adriano Rovoletto, Sante Notarnicola, compagni di banda, «la banda Cavallero»: anni di terrore... «Il ricordo di quegli anni fa rivivere ombre dolorose. Provo pena, imbarazzo, confusione. No, non mi sono perdonato, non mi perdono io. Ho rivisto alcune vittime, familiari dei morti, duranti i processi. Non mi sono sentito di guardarli. Un giorno, in aula, ho incrociato lo sguardo di mia madre. E ho visto nei suoi occhi rispecchiarsi tutto l'orrore del mondo per ciò che avevo fatto.

Persone citate: Adriano Rovoletto, Cavallero, Provo, Sante Notarnicola

Luoghi citati: Tortona