«Lo faccio per le mie figlie»

«Lo faccio per le mie figlie» «Lo faccio per le mie figlie» Pietrostefani: oggi vado in galera a Pisa «Abbiamo cercato di indicare altre piste per il delitto ma ai giudici non interessavano» PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Ad immaginarsi la faccia di uno che tra poco deve andare in galera, non si fa fatica ad indovinare quella che incontriamo in controluce, al l'ondo di un soggiorno, al quinto piano di un palazzo ristrutturato nel cuore di Parigi, a 200 metri dal Beaubourg. E' la faccia pallida di un cinquantenne che sa mostrare humour, ma che talora si deforma in smorfie di stanchezza o di raggelata tensione. Giorgio Pietrostefani ò l'ultimo dei condannati del caso Calabresi ancora in libertà. Ultimi spiccioli di libertà, perché questa mattina - secondo promussa - sarà sul volo AZ3G1 Parigi-Pisa, destinazione carcere Don Bosco, dove il portone gli si chiuderà alle spalle con il peso di una pena di 20 anni da scontare. L'alloggio di rue des Haudriettes (due camerette e un soggiorno, cucina e servizi) è un formicolare ordinato di solidarietà e smobilitazione. Ci sono tre vecchi amici che impacchettano libri e oggetti per il trasloco, c'è il manager editoriale della Mondadori Nini Briglia in rappresentanza della «lobby» di Lotta continua, ci sono i giornalisti accolti con cortesia, le televisioni, c'è l'ultima copia del Foglio con la prima rubrica dal carcere di Sofri che va di mano in mano. C'è un'aria sospesa, qui sopra i tetti di Parigi, mescolala alla tensione dei minuti che passano. Pensatela come volete sul caso Calabresi, ma colpevole o innocente che sia, Giorgio Pietrostefani, da cinque anni residente a Parigi, sceglie di andare in carcere e di obbedire alla legge, mentre potrebbe rimanere tranquillamente libero qui dove impiegava il suo ruvido pragmatismo a organizzare il reinserimento di giovani ex tossicodipendenti. Signor Pietrostefani, lei è innocente? «Sono totalmente innocente». Ma non sarebbe giustificabile sfuggire a una condanna che si ritiene ingiusta? «Un innocente non scappa e io sono un uomo d'onore». Cos'è, rispetto socratico della legge? "No, rispetto di me stesso. Ho dei doveri nei confronti delle mie figlie, quella grande (25 anni) e quella piccola (6). Voglio che sappiano che so affrontare il mio destino». Quando ha deciso di andare in carcere? «Da tempo. Comunque, quando c'è stata l'ultima sentenza, mi sono consultato con la figlia maggiore, con mia moglie e con mio padre, che ha 89 anni. Erano tutti d'accordo con la mia decisione». Come immagina il suo futuro? Pensa alla grazia, a un'amni- SOFRI A destra Giorgio Pietrostefani vita, ma l'amicizia sempre. E' stato un rapporto collettivo speciale». Marino dice di avere ricevuto da lei e Sofri l'ordine di uccidere Calabresi a Pisa, nel famoso comizio per la morte di Serantini. «Io a quel comizio non c'ero, perché all'epoca ero latitante». Accusato di apologia di reato per un volantino firmato Le che esaltava il rapimento Macchiarmi compiuto dalle Brigate rosse.

Persone citate: Don Bosco, Giorgio Pietrostefani, Nini Briglia, Pietrostefani, Serantini, Sofri

Luoghi citati: Parigi, Pisa