Sul caso Sofri il silenzio di Scalfaro

I Verdi: può dare la grazia anche in assenza di domanda. Ma c'è chi pensa a una revisione del processo I Verdi: può dare la grazia anche in assenza di domanda. Ma c'è chi pensa a una revisione del processo Sul caso Soffrì il silenzio di ScaHaro Al Quirinale arrivano via fax le richieste di intervento vento, nell'ambito delle sue prerogative». Certo, formalmente il Quirinale può giustificare il silenzio sostenendo che in assenza di presupposti ogni discorso è prematuro. Ma chi ricorda le iniziative del tutto autonome dell'ex presidente Cossiga, nell'estate del 1991, per la concessione della grazia al fondatore delle Br Renato Curcio, può interpretare il silenzio di oggi come un segnale di distacco. Stessa cosa può dirsi per la mancata risposta del capo dello Stato al giornalista che, qualche giorno fa, durante la sua visita in Sardegna, gli ha chiesto che cosa pensava di fare è il silenzio. In ogni caso, perché Scalfaro arrivi a interessarsi concretamente dell'eventuale grazia, ci vogliono dei presupposti che non dipendono da lui. Le richieste, innanzitutto, e gli interessati per il momento non sono intenzionati a presentarle. Poi le motivazioni del verdetto della Cassazione, l'istruttoria del ministero di Grazia e Giustizia, ulteriori procedure. Ogni discorso, dunque, è prematuro, e dal Colle si intuisce un certo malumore per i continui riferimenti al provvedimento di clemenza. Ancora ieri, venticinque consiglieri comunali di Firenze hanno chiesto a Scalfaro «un autorevole inter¬ Accanto Adriano Sofri sul caso Sofri. Scalfaro non ha risposto; non ha sentito, o ha fatto finta di non sentire? Nel frattempo, all'ufficio stampa del Quirinale sono arrivati numerosi fax con le richieste di un intervento presidenziale a favore degli ex esponenti di Lotta continua, ma i funzionari non hanno fatto altro che metterli insieme e portarli nell'ufficio che forse un giorno si dovrà occupare del provvedimento di clemenza. E di grazia continuano a parlare gli amici di Sofri. Manconi, e poi Marco Boato, che cita il quarto comma dell'articolo 681 del codice di procedura penale: «La grazia può es- sere concessa anche in assenza di domanda o proposta». Ma l'atto di clemenza è solo una delle strade indicate dai sostenitori dell'innocenza di Sofri e compagni. E nemmeno la più battuta. Per il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giuliano Pisapia, ad esempio, l'ipotesi più praticabile è la revisione del processo, basata «sulla nuova interpretazione di elementi di prova e sul contrasto tra questa sentenza della Cassazione e un'altra con la quale vennero invece assolte delle persone accusate da Marino». Pisapia aggiunge che tutto questo non significa non rispettare il verdetto della Corte suprema. Anzi. «Il fatto che i condannati si siano costituiti ih carcere - dice il presidente della commissione Giustizia -, significa che rispettano la sentenza. Ciò non vuol dire, però, accettare e rinunciare a battersi perché sia modificato un verdetto ritenuto comunque ingiusto». Tra gli amici di Sofri serpeggia pure un'altra preoccupazione: che i condannati per il delitto Calabresi finiscano vittime dei contrasti tra gli uffici giudiziari di Milano e Brescia, visto che proprio a Brescia il pm Salamone sta indagando su due precedenti sentenze Calabresi. Manconi dice di essere «molto preoccupato» per le richieste di informazioni della procura generale di quella città sulle indagini di Salamone. E Boato aggiunge: «Se la Cassazione avesse annullato il verdetto con rinvio, il quarto processo d'appello si sarebbe dovuto svolgere a Brescia, mentre le procure di Brescia e Milano si stanno indagando reciprocamente. Immaginate che tipo di spinte ci possono essere state perché questa situazione non si verificasse». I VKEPRESIDfNT! EUROPEI. Non sono stati eletti al primo turno i due candidati italiani alla vicepresidenza dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, la pidiessina Nilde lotti ed il leghista Luciano Lorenzi: lo ha annunciato ieri mattina in apertura della sessione odierna il presidente di turno dell'assemblea dei «40». Nilde lotti, presidente e candidata ufficiale della delegazione italiana (36 parlamentari), e Luciano Lorenzi, candidato di disturbo presentato «in nome della Padania, contro l'Italia» dalla Lega, non hanno infatti ottenuto la maggioranza assoluta dei voti. Giovanni Bianconi due turni elettorali, previsti quest'anno in molte importanti città, in un unico grande appuntamento nell'autunno del '97. La questione è stata all'esame dell'esecutivo. Tra le altre, dovranno essere rinnovate le amministrazioni cittadine di Milano, Torino, Catania, Roma, Venezia, Trieste, Napoli, Palermo e Catania e che complessivamente porteranno alle urne quasi 19 milioni di italiani. ASSOLTO SCARSI Assolto con formula piena dal tribunale di Brescia, dietro richiesta del pubblico ministero, Vittorio Sgarbi. Il deputato era stato querelato per diffamazione, con richiesta di 500 milioni di risarcimento danni, un anno e mezzo fa dal pm Fabio De Pasquale, per averlo pubblicamente accusato del suicidio in carcere di Gabriele Cagliari, essendo stato lui a disporne l'arresto. IL COMPLOTTO CONTRO DI PIETRO. E' durato alcune ore a Milano l'incontro tra il procuratore di Brescia, Giancarlo Tarquini, 0 sostituto Silvio Bonfigli e i magistrati milanesi che indagano sull'ultimo capitolo di veleni contro Mani pulite e presunti complotti contro Antonio Di Pietro. Erano presenti i pm Francesco Greco, Ilda Boccassini e Paolo Ielo. I magistrati hanno fatto il punto sulle indagini partite dalle dichiarazioni degli ex sottufficiali dei carabinieri Giovanni Strazzeri e Febee Corticchia, i quali, davanti a Bonfigli, avrebbero riempito verbab di accuse contro Di Pietro e il Pool. FALSA BOMBA IN TRIBUNALE. Una telefonata anonima che annunciava, ieri mattina, la presenza di una bomba, ha provocato lo sgombero del Palazzo di giustizia di Mantova. Alla fine nessun ordigno è stato ri trovato. E' seconda volta nelle ultime due settimane Sgarbi la che Bonfigli ignoti fanno scattare l'allarme in tribunale, nel giorno in cui è in programma la discussione di cause civili. RISARCIMENTO MILIARDARIO ALLA VAL D'AOSTA. L'ex presidente della giunta regionale della Valle d'Aosta, l'avvocato Mario Andrione, dovrà risarcire più di 38,5 mUiardi alla Regione. Lo stabilisce una sentenza, emessa dalle sezioni riunite della Corte dei Conti il 24 gennaio scorso e resa nota ieri, con la quale viene respinto un ricorso dello stesso Andrione e viene confermata la condanna di primo grado. L'ex assessore alle Finanze Guido Chabod dovrà invece sborsare 4 miliardi, oltre agli interessi. Le condanne concludono il giudizio di responsabibtà . amministrativa aperto nel 1992 contro Andrione e altri amministratori regionali per gli «accordi segreti che, dal primo maggio 1982 al 30 novembre 1983, consentirono alla Sitav (la concessionaria del casinò di Saint Vincent) di trattenere il 25% degli introiti della casa da gioco spettanti alla Regione. [r. i] «Nessuna esaltazione, diciamo che non era una condanna...». E cosa si diceva? «Che in fondo Macchiarmi era un nemico degli operai». Una specie di giustificazione, firmata da lei che era il capo del servizio d'ordine e quindi il leader dell'ala «operativa» contrapposta a quella «politica» di Sofri? «No, era un volantino stupido e sbagliato, che io non avevo firmato né ideato, tant'è vero che venni subito prosciolto. E poi io non ero il capo di niente, semmai il responsabile del lavoro politico tra gli operai. Sofri, allora, faceva il giornale. I ruoli erano diversi». Lei non era il capo del servizio d'ordine? «No, perché non esisteva un "servizio d'ordine" come un corpo separato. Era un'attività che si faceva durante le manifestazioni. Ma anche la de aveva il suo "servizio d'ordine"». Luigi Bobbio, suo compagno in Le, ha scritto nei giorni scorsi che Calabresi fu uno dei responsabili delle false accuse contro gli anarchici per la bomba di piazza Fontana. E' d'accordo, oggi, con questo giudizio? «Contro Calabresi c'erano molte circostanze, tra cui il fatto che Pinelli è precipitato dalla finestra del suo ufficio. Ma la campagna montata allora da Lotta continua contro il commissario non aveva prove, né riscontri». E lei come giudica oggi quella campagna? «In Lotta continua c'erano belle cose, ma anche delle sciocchezze. La campagna va collocata nell'esasperato fanatismo politico dell'epoca, fu condotta con parole inaccettabili, allora e oggi». Un fanatismo che poteva portare all'omicidio? «Noi non siamo i responsabili dell'omicidio Calabresi. La vita per noi era sacra». Chi ha ucciso il commissario? «Nei vari processi abbiamo cercato di suggerire piste e indizi peraltro presenti e dimenticati nel corso delle varie inchieste. Ma le corti non hanno approfondito». Vuol dire che volevano a tutti i costi la vostra condanna? «L'inchiesta è stata condotta fin dall'inizio con un'ostinazione perversa. E così si è conclusa». IN BREVE QUANDO UE AMMINBntAINE? Il pds non si opporrà a un rinvio delle elezioni amministrative e a un eventuale accorpamento dei lotti A: v