Monti: «Una manovrino il più presto possibile» di Antonella Rampino
Monti: «Una manovrino il più presto possibile» Monti: «Una manovrino il più presto possibile» «Per portare l'Italia nell'Urne e ridurre il deficit non basterà anticipare la Finanziaria del '98» Il commiMario M stretta coerenza un intervento il più tempestivo possibile, ove si profili una non certezza di conseguire il risultato del 3% sul '97, con il mettere le carte sul tavolo il prima possibile per il '98, collocato in una prospettiva 1998-2000». Perché questo? «Ormai tutti sanno che l'attenzione si è spostata, si sta spostando alla sostenibilità nel tempo dei risultati. Quindi, occorre che non venga meno il risultato '97, e che ci sia il più presto possibile una prospetti¬ re in prospettiva europea ssario europeo onti va di sostenibilità lungo quella scia». Questo sembra in linea con quanto detto da Ciampi. «Ma, mi scusi se insisto, parlando di un anticipo della manovra '98 il ministro aveva escluso un aggiustamento della manovra '97. Ciampi in particolare ha detto: primo, non possiamo prendere decisioni perché siamo impegnati a realizzare i provvedimenti già decisi e non possiamo lanciarci in una inutile corsa a nuovi provvedimenti. Secondo, bisogna e meno centrato sulle necessità del lavoratore maschio adulto. E' un riformismo sovrannazionale, capace di attuare le risorse decisionali internazionali». Dunque la sinistra europea come risposta alla mondializzazione. Gli fa qualche notazione, aspettare la relazione di cassa per avere dei dati definitivi sui quali poter agire. A quel punto il governo presenterà il Dpef e, contestualmente, il nuovo programma di convergenza alla Commissione». Lei invece pensa che comunque, se si deve fare, una correzione della manovra '97 vada fatta il prima possibile. Capisco bene? «Sì». Crede che la forze politiche debbano cercare un accordo sul risanamento del bilancio, come auspicato da Ciampi? «Io ho detto quello che ritengo necessario e importante. Lascio agli altri le deduzioni». Possiamo dire che è necessario un atto di coraggio da parte di tutti per tentare di centrare l'obiettivo europeo? «No, mi consenta, mi pare così scontato che proprio non vorrei dirlo». Fabio Squillante Il segretario del partito della Quercia Massimo D'Alema su questo, Giuliano Amato: «Se c'è stata nella sinistra italiana una forza che ha colto la possibilità di attuare riforme attraverso lo Stato, questa è stata il psi». E lo scenario della globalizzazione, comunque, non è europeo, ma mondiale. Ma tra D'Alema e Amato, soci fondatori della cosiddetta Cosa Due, che dovrebbe essere il nuovo grande ressemblement della sinistra, il dibattito è fitto anche su un altro tema. Quello della socialdemocrazia. D'Alema la cita ascrivendola al pensiero di Gramsci, «depurato di quel tanto di totalitarismo». Amato condivide il richiamo a Gramsci, ma ricorda che era un rivoluzionario. E che non è neanche ascrivibile alla storia del pei, dal quale fu espulso. Insomma, la Cosa Due sa dove vuole andare. Ma non ha ancora deciso bene da dove viene. Antonella Rampino
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