Fortunato, l'arte di essere leggeri di Bruno Ventavoli
Il nuovo romanzo dello scrittore Il nuovo romanzo dello scrittore Fortunato, l'arte di essere leggeri "|H ROMA E prime pagine sono ingombrate da un suicidio senza I J parole, improvviso, indeci.l^Jfrabile. Bisognerà aspettare l'ultimo capitolo, per trovarne la chiave, deposta nell'ombra di un rimorso passato. Ma non è l'unica morte. Anche Julien Fabre, anziano professore omosessuale a Djerba, viene trovato cadavere sulla spiaggia, bloccando in una vacanza prolungata gli ospiti dell'albergo tunisino per le indagini; costringendoli a svelare identità, passioni, lacerazioni. E' L'arte di perdere peso (Einaudi), il nuovo, fascinoso romanzo di Mario Fortunato (meditato con l'editor Elena De Angeli), tornato in libreria dopo quattro armi di silenzio. Costruito come un mosaico di frammenti, confessioni amorose, appunti di diario, lettere, citazioni, ricette culinarie, per cogliere la fragile casualità del vivere. In apparenza, L'arte di perdere peso ha la fisionomia del giallo. Segue i sentieri interrotti di una vaga detection, con moventi e colpevoli da rintracciare. Ma ciò che interessa al trentanovenne scrittore-giornalista è congegnare piuttosto un reticolo di destini incrociati, di persone «collegate da relazioni profonde o solo tangenti», costrette a portare nell'animo un fardello di vissuto sepolto, di segreti e bugie, di nodi misteriosi. Tutti elementi che l'improvviso delitto (ma è poi tale?) porta a rimescolare e sconvolgere. Una delle forti presenze del romanzo è il corpo. Da smagrire attraverso diete, da nutrire attraverso cibi, erbe, vitamine, da sfiorare e toccare secondo le esigenze dell'amore. «Alla svolta del millennio facciamo i conti con la politica, l'economia, le ideologie - dice Fortunato -. S'è assistito all'idolatria dei computer, della virtualità, del cyberspazio. Ma ciò che alla fine ritorna con prepotenza, in tutta la sua potenza e fragilità è il corpo. Come fonte di emozioni e bisogni, come rocca assediata e minata dalle malattie più spaventose. Temo che questo romanzo sia stato una specie di esorcismo. Dopo aver visto cari amici morire con sofferenza, ho scoperto che per altri "perdere peso", morire, si può fare anche con grazia e leggerezza. Scrivendo il libro ho rintracciato un aspetto po¬ sitivo, radioso, per me inedito, di prendere congedo dal mondo». Il viaggio al centro del corpo, oltre alla funzione primaria del cibo, sfiora tangente anche la sfera dell'eros. Nel reticolo dei personaggi cesellati da Fortunato vengono messe a confronto tre generazioni di gay, ovvero l'arte di prendere peso della coscienza omosessuale. «C'è Fabrc, il gay anziano che recluta ragazzi locali sulle spiagge di Djerba - dice Fortunato - è una figura triste, lacerata. Si sente costretto dalla natura del proprio desiderio, vive la sua condizione in maniera straziante. David, il trentacinquenne, è invece vitale, vuole correre il mondo, ha conquistato la libertà e cerca di godersela, anche se l'elemento mortifero è sempre in agguato. Infine Philippe, il circa diciottenne, che vive nella totale inconsapevolezza. L'omosessualità nelle nuove generazioni, per fortuna, è priva di conflitti. Però i giovani non fanno i conti con il mondo, e rischiano di perdersi». Da qualche giorno, Fortunato deve cimentarsi con un nuovo impegno professionale. E' stato chiamato da Veltroni a far parte della commissione ministeriale sul cinema. Una sorpresa, una sfida. Un tuffo in un mestiere già accarezzato con amore. Ha scritto un soggetto per Peter Del Monte; sta lavorando a una commedia con Mariano Lamberti. «Un giorno la segretaria della presidenza del Consiglio mi ha chiamato e passato il ministro, che mi ha proposto la cosa. E' stata una situazione del tutto inattesa. Ci ho riflettuto un po', ma poi ho accettato con piacere perché tirarsi indietro per principio è un errore. Se qualcuno ti dà la possibilità di fare un lavoro serio, concreto, credo che accettare sia doveroso, per mettersi alla prova, per passare dalla critica alla fase costruttiva. Ci occuperemo del finanziamento pubblico di progetti e sceneggiature. Temo che il nostro lavoro potrà trasformarsi in un brutto pasticciaccio. Assediati dagli scocciatori e dalle clientele. Ma in questo caso la segreteria telefonica è un buon filtro. Così come la sincerità del giudizio». Bruno Ventavoli
Persone citate: Einaudi, Elena De Angeli, Julien Fabre, Mariano Lamberti, Mario Fortunato, Veltroni
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