La Cassazione condanna il «tu» di Antonella Torra
la Cassazione condanna SI «tu» la Cassazione condanna SI «tu» «Non implica alcun rapporto di confidenzialità» II linguista Gianlugi Beccaria: il pronome tu risale alle lingue indoeuropee "tu" è sempre più diffuso» dice il professor Luca Serianni, autore di una grammatica sull'uso del pronomi «allocutivi». «La ragione principale della sua diffusione è che sono sempre meno forti le distinzioni gerarchiche». Non ci sono regole precise sull'uso del «lei», del «voi» e del «tu». «O meglio - dice Serianni le regole sono modificate da una serie di variabili». La prima è la «differenza di età»: gli adulti danno del tu ai ragazzi, che però devono rispondere con il «lei». Poi la differenza «di ruolo gerarchico»: il superiore dà del tu agli impiegati, ma non viceversa. Infine c'è la variabile «sessuale»; «E' quella più in declino - dice Serianni -. Una volta quando un uomo ed una donna si conoscevano, si davano del lei. Finché non c'era confidenza». Se quest'ultima variabile é scarsamente considerata, non va meglio per le altre due. Dice ROMA. Giancarlo Pajetta interpellò in Parlamento De Gasperi con il «tu», per mostrarsi più aggressivo. Ma l'anziano capo della de lo fermò subito: «Giovanotto, mi dia del lei». Quei tempi ormai sono lontani. Il «tu» domina tra i politici, nonostante in molti sostengano che il suo uso offre un'immagine distorta dei rapporti, e impazza in televisione. E non indica più un rapporto confidenziale. Lo ha sancito la Cassazione che ha annullato la sentenza con la quale la corte di appello di Bologna aveva assolto un uomo, accusato di ingiuria e molestie perché le telefonate con la vittima avevano un tono confidenziale (si davano de «tu»). Dice la Suprema Corte: «Il modo diretto e non formale (tradotto nel "tu") col quale i giovani sogliono oggi rivolgersi l'uno all'altro non implica alcuna confidenzialità». E lo ammettono anche i linguisti. «L'uso del Giancarlo Pajetta interpellò in Parlamento Alcide De Gasperi con il «tu», ma fu richiamato dal presidente del Consiglio quecento. «Il "lei" è una forma autoctona - dice il professor Gianluigi Beccaria - ma si diffuse con l'arrivo degli Spagnoli che usavano il "Vostra signoria" per indicare chi possedeva il dominio». Il «voi» si affermò invece nell'Ottocento. Dice Beccaria: «Veniva utilizzato da moglie e figli verso il marito e padre. Usanza che è rimasta fino a qualche decennio fa tra le famiglie contadine. E viene ancora utilizzato nel Napoletano». Ma il «linguista» utilizza di più il «tu» o il «lei»? «Senza dubbio il "lei"» risponde Serianni. «Non sopporto che mi venga imposto un "tu", al quale non corrisponde una reale confidenza». Serianni: «E' in crescita il "tu" simmetrico, che viene usato nello stesso ambito di lavoro e soprattutto tra persone tra i 35 e i 40 anni o più giovani. Solo tra gli anziani è ancora abbastanza diffuso l'uso del "lei"». Un ritorno all'antico: il pronome «tu» è molto più «vecchio» del «lei». Risale alle lingue indoeuropee, mentre l'allocuzione più «signorile» è del Cin- Antonella Torra
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