La strappa alla morte e la rinchiude in un incubo

La strappa alla morte e la rinchiude in un incubo La strappa alla morte e la rinchiude in un incubo La donna aveva tentato il suicidio: «Mi ha legata e stuprata» Paga il cliente per andare a denunciare lo sfruttatore BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una ragazza, confusa e disperata, con problemi di droga, tenta il suicidio gettandosi da un ponte. Nella caduta, riporta ferite ai piedi, alle gambe e al torace. Il destino le risparmia la vita ma ad aspettarla c'è un pezzetto d'inferno. Un uomo, un extracomunitario senza permesso di soggiorno che conduce un'esistenza misera, ai margini della società, la raccoglie e la trascina nella sua lurida baracca, la lega accanto a un cane, la violenta più volte. L'inferno dura quattro giorni. Non è successo nei bassifondi di New York, ma alla periferia di Bologna, nel quartiere popolare di Borgo Panigale, poco lontano dal greto del fiume Reno. Qui convivono due città diverse. Da una parte ci sono gli orti che il Comune as¬ t GENOVA. Ogni sera le consegnavano una ventina di profilattici. L'obbligo era di usarli con altrettanti clienti e di guadagnare almeno un milione a sera. Alexa, 21 anni, albanese, picchiata e seviziata da quattro suoi connazionali, ha fatto questa vita a Milano per un mese. Poi non ha retto più e a un cliente un giorno ha detto: «Ti pago io se mi porti via». Ha pagato lei benzina e autostrada ed è finita a Genova dove ha raccontato tutto alla polizia. In un appartamento nella zona di Lambrate, a Milano, gli uomini della Squadra mobile genovese, in collaborazione coi colleghi del capoluogo lombardo, hanno arrestato quattro uomini. In carcere, con l'accusa di sfruttamento della prostituzione, lesioni e detenzione di sostanze stupefacenti (nell'appartamento la polizia ha trovato un chilo di marijuana) sono finiti Uani Parangoi, 25 anni. segna agli anziani che vogliono ancora rendersi utili. Dall'altra ci sono le baracche, dove trovano rifugio clandestini ed emarginati: un piccolo Bronx, una realtà dimenticata. E' stata una pattuglia di «ranger», volontari a guardia dei boschi e dei fiumi, a salvare Rosa (la chiameremo così). L'hanno trovata seminuda su una branda sporca e arrugginita. «Sto male, vi prego liberatemi, portatemi all'ospedale», ha implorato con un filo di voce. «Mi ha tenuta prigioniera, mi ha violentata», ha denunciato la giovane che vive a Borgo Panigale con l'anziana madre. Adesso è ricoverata all'Ospedale Maggiore di Bologna. I medici dicono che guarirà in 60 giorni, ma lei, gli occhi spalancati, le guance affossate, dal letto ripete: «Sto male, non guarirò mai più». E non si ca¬ pisce se il riferimento è all'inferno della tossicodipendenza che voleva lasciarsi alle spalle gettandosi dal ponte, o a quello che ha preso le sembianze di Omari Jamal, giordano di 33 anni, di cui quindici passati in Italia. Da due anni Jamal abita in una baracca vicino al greto del fiume, senza acqua e neanche la luce. Nessun rapporto con gli abitanti della zona e con gli anziani che coltivano gli orti. L'extracomunitario, randagio e asociale, con un unico precedente per un furto di alimentari, adesso è in galera: è accusato di violenza sessuale e sequestro di persona e dovrà rispondere anche di omissione di soccorso. Ha trovato Rosa sotto il ponte, ma non l'ha aiutata. Dopo qualche ora è tornato sul posto con una carriola su cui l'ha caricata, trasportandola alla vicina baracca, dove la ragazza è rimasta pri¬ gioniera da lunedì sera a venerdì notte. Quattro giorni di sofferenza per le ferite non curate, per le violenze sessuali che dice di aver subito. Il fratello, giunto da Milano, è sconvolto: «Se la guardo negli occhi, vedo solo terrore. Si è rotta tutti e due i piedi e si è fratturata due vertebre. Se la caverà, ma non so se potrà mai dimenticare». La versione di Jamal, riportata dall'avvocato Mario Corsini, è molto diversa: «Il mio cliente ha cercato di aiutare la ragazza, sfamandola e curandola come poteva, senza alcuna violenza sessuale. Corsini spiega così l'illogicità del comportamento: «Quest'uomo è un clandestino da quindici anni che vive in un mondo di emarginazione. E' comprensibile che non volesse scoprirsi chiedendo aiuto». suo fratello Bazzelli Dulber, 30 anni, Thanazi Niko, 35 anni, e Suleimani Besnik, 23 anni. La storia di Alexa è simile a quella di tante ragazze albanesi che giungono in Italia inseguendo un sogno e si ritrovano ; sulla strada a prostituirsi. La giovane era partita dall'Albania con un'amica: a Milano aveva conosciuto un connazionale, Uani Parangoi, uno dei 4 arrestati, che l'aveva convinta ad andare a vivere con lui. Ma i sogni di una vita facile, piena di soldi, erano ben presto finiti di fronte alle violenze e alle angherie del convivente. Fino alia ribellione finale, poco consueta in un ambiente come quello della prostituzione di albanesi, generalmente terrorizzate dallo strapotere dei loro protettori, violenti e decisi a tutto. Molti di loro sono giunti in Italia con la prima ondata di clandestini, quella approdata sulle coste pugliesi. [r. cri] Marisa Ostolani -A

Persone citate: Besnik, Corsini, Mario Corsini, Omari Jamal