Conflitto di interessi Polo e Sinistra d'accordo «serve subito una legge»

Conflitto di interessi Conflitto di interessi Polo e Sinistra d'accordo «Serve subito una legge» ROMA. Per tutta la giornata di ieri si sono rincorse le reazioni del Palazzo alle dichiarazioni rilasciate da Francesco Cossiga sulla leadership di Berlusconi all'interno del Polo e in particolare sul «nodo» rappresentato dal conflitto di interessi, lo stesso che per il 58% degli italiani ostacola il Cavaliere in politica (come emerge da un sondaggio realizzato ieri dal Cirm per Tmc). Il problema esiste, urge una legge in tempi rapidi: questo, in sintesi, il messaggio lanciato dalla maggior parte degli esponenti pobtici, pur con toni e sfumature differenti. «E' uno dei problemi - taglia corto Gianfranco Fini -, ma è evidente che viene strumentalmente tenuto in vita per pensare di condizionare l'opposizione». «La colpa è della politica del rinvio adottata dalla sinistra, che non ha il coraggio di sfidare l'opinione pubblica andando contro i risultati dei referendum, ma minaccia Berlusconi», interviene il segretario del ecd Pierferdinando Casini. Lapidario Rocco Buttighone. «Bisogna risolvere il problema dell'emittenza una volta per tutte», taglia corto 0 segretario del Cdu. Critico il forzitalista Marco Taradash, già presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai. Basta con il tormentone sul famoso «passo indietro» del Cavaliere contrattacca: «A parte che in una società come quella italiana c'è davvero da invitare chi è senza peccato a scagliare la prima pietra, a Berlusconi può semmai essere rimproverato dì non fare un passo avanti». Per il presidente dei senatori di Forza Italia Enrico La Loggia, «ritardare la soluzione di questi problemi può essere utile soltanto alle sinistre, non al Polo». Gianni Rivera, sottosegretario alla Difesa, ora passato con Dini, non ha dubbi: la questione andava posta prima e risolta decretando la «ineleggibilità di quanti sono titolari di concessioni da parte dello Stato». D'accordo Ersilia Salvato, di Rifondazione: «Non è da ora che il mio partito ha posto il problema di una normativa generale sull'argomento». Questione da sbrigare alla svelta anche per Enrico Bosetti, segretario del Si, ma senza intenti persecutori nei confronti di Mediaset. «La questione permane - aggiunge Giuseppe Giulietti, deputato di Sd - Però si deve varare una normativa che valga per tutti». Quanto a Giovanna Melandri, responsabile comunicazione del pds, sottolinea che «sulla Bicamerale non può gravare il sospetto di negoziati e trattative parallele». L'obiettivo è un «disarmo bilanciato, cioè Mediaset con una rete in meno trasferita su satellite e Rai con due sole reti nazionab». E' innegabile che conflitto ci sia, riconosce la forzitalista Tiziana Parenti, anche se «è sopratutto il pds a mantenerlo in piedi, utilizzandolo come una corda dell'impiccato che allenta o stringe al collo del Cavaliere». Anche Gianni Alemanno, di An, è convinto che «il conflitto di interessi sussista» e che sia proprio l'Ulivo a volerlo tenere in piedi «per tenere tutto il centro-destra in uno stato di sudditanza». Il vero problema è un altro, tuona Teodoro Buontempo, e cioè l'improvviso «impazzimento» dei dirigenti del Polo che si sono messi a litigare tra loro e a dividersi in correnti, dentro e fuori i rispettivi partiti». Per Giulio Savelli, di Forza Italia, «il conflitto di interessi esiste nella misura in cui la gente non distingue tra partito e azienda». Ma certo che il problema esiste, interviene Manconi per i Verdi: «L'ulteriore rinvio al 31 maggio 1997 per l'approvazione di una nuova normativa sul sistema radiotelevisivo è data che non può essere in alcun modo elusa per quanto ci riguarda». Fabio Ciani, parlamentare vicino ad Antonio Maccanico, sottolinea l'importanza di «sanare quella che è una anomaha tutta italiana, quella di un duopoho che si trascina da anni», mentre Riccardo De Corato, di An, replica alle critiche del Verde Mauro Paissan: «Stia tranquillo, An nel campo dell'lnfonnazione difende solo il pluralismo e l'occupazione, affinché il servizio pubblico sia realmente tale e non tv dell'Ulivo e affinché non si puniscano le tv private, confermate da un referendum». «E' incredibile che si sia dovuto attendere Cossiga, il ecd o An, che per motivi di scontro interni al Polo hanno rilanciato la richiesta dell'antitrust», conclude il Verde Alfonso Pecoraro Scanio [r. i.j

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