«Un'intesa? Mi pare difficile» di Giovanni Cerruti

« « Un'intesa? Mi pare difficile» Berlusconi: ma valuteremo questa manovra Molte frecciate a Cossiga «Il Polo non cerca una balia Partecipi pure al teatrino» LEGNANO DAL NOSTRO INVIATO «La manovra ipotizzata da Ciampi? La valuteremo con serietà» Ma alle otto e mezzo di sera, appena iniziata la sua diretta da «Antenna 3», Silvio Berlusconi non è ancora in forma. Davanti a Marcello Veneziani, l'intervistatore di turno, si sta riprendendo da una domanda che all'uscita della sala trucco gli ha fatto male. Gianfranco Fini ha detto che il suo conflitto di interessi tra Azienda e Politica esiste, e che va risolto... Berlusconi ha un primo scarto di fastidio: «Ma non stiamo a fare questo teatrino!». Il secondo arriva appena entra in studio e la domanda finisce su Ciampi, la nuova manovra finanziaria che può passare solo con il consenso dell'opposizione, insomma il suo. Inciucio? «Questa è una parola che ha già fatto del male a questo Paese! L'inciucio lo facevano democristiani e comunisti». Berlusconi, assicura, mai e poi mai. Ma il Cavaliere deve ancora scaldarsi. In macchina, arrivando da Arcore, si era fatto leggere le ultime agenzie su Ciampi. E adesso, con Veneziani che insiste, la sua risposta generica, il suo «valuteremo», comincia a scivolare più sul no che sul sì. «Si potrebbe aprire una possibilità per favorire il nostro Paese e l'ingresso nella moneta unica europea. Esistono molti dubbi e tra questi il mio. Ho appena letto una nota di Nerio Nesi secondo la quale la Ragioneria dello Stato non è in grado di fornire i conti pubblici. C'è uno stato di confusione tale e credo che avremo molte difficoltà ad accettare». I tifosi, in sala, applaudono. Per loro è già un no e Berlusconi va avanti sulla linea: «E' molto difficile che l'accetteremo». Ma si mantiene sul futuro, «difficile che l'accetteremo», però se ne può parlare. A patto, s'intende, che non sia un inciucio. Sistemato Ciampi potrebbe toccare a Francesco Cossiga che lo invita a decidere, o torna in villa ad Arcore, alle sue tv e ai suoi af- fari, oppure fa il leader della destra liberaldemocratica. Berlusconi lo sa, ma prende tempo. Lo sfiora appena quando ricorda che «Cossiga vuol far capire agli italiani che esistono due possibilità, o Assemblea Costituente o commissione Bicamerale. Ma non è così. Lo so anch'io che l'Assemblea Costituente è la via maestra, che è doveroso e naturale coinvolgere i cittadini. Però questa possibilità non esiste. La raccolta di firme organizzata da Mario Segni, e ho firmato anch'io, porterà ad un disegno di legge che la maggioranza non appoggerà mai». E già fin qui, per Cossiga, c'è abbastanza freddezza, un ex Presidente che sbaglia e non si sa perché. E finalmente, alle dieci di sera, dopo aver spazzolato Umberto Bossi, Berlusconi ritrova la forma. Un bel crescendo, compreso un «è deragliato come un pendolino» e un «protagonista uscito dalla porta della politica e rientrato dalla finestra». Meno male che non ne voleva parlare, che l'aveva confinato in un angolo come Firn all'inizio: «Non rispondo su Cossiga, fa parte di un teatrino da cui voglio star fuori. Ma è strano che chi fa politica da tempo non abbia capito che Forza Italia e Berlusconi attraverso cinque turni elettorali hanno avuto il 20 per cento dei consensi nonostante il fango gettato dalla sinistra». Nonostante, dirà poi, i giornali che dirigono il teatrino. Colpa loro e di chi ci crede, aggiunge. «Perché - chiosa parlando di se medesimo - il Berlusconi dei giornali mi sta fortemente antipatico». Più di Ciampi e più del solito Bossi «da condannare alle fiamme dell'inferno per l'eternità», Cossiga agita la serata berlusconiana. «Parlare a quattro anni dalle elezioni politiche è prematuro e soddisfa solo le ambizioni personali di chi fa politica per gioco o per mestiere. Forse non abbiamo capito che la strada del bipolarismo passa dal bipartitismo, e invece sento riparlare di Unione di Centro e di un partitino di nostalgici del centro sinistra». E per chiudere la pratica: «Non credo che le sue dichiarazioni abbiano fatto gli interessi del centro destra. Non credo che il Polo sia alla ricerca di una balia. Però se uno mi provoca io debbo rispondere, anche se molto spesso i giornali fanno da cassa di risonanza...». E poi «presentano in modo distorto le mie battute» e fanno «teatrino». Per due ore, spot compresi, Berlusconi gioca in casa e va sull'applauso facile. Le nomine Stet? «Occupazione del potere». Lottizzazione? Certo. «Ma se c'è una coccarda grande che abbiamo sul petto è che noi non abbiamo mai lottizzato». Biagio Agnes lui l'aveva lasciato lì, ottimo manager, anche se quand'era alla Rai diceva di Berlusconi «chillo ha 'da muri». Ora ci sono «Rossi che è stato senatore del pei e quell'altro che era responsabile della campagna elettorale di Prodi. Se lo Stato si amministra come il garage della zia..». Ma dopo queste due ore, pronto a volare a Madrid per incontrare Aznar, il Cavaliere non può trascurare quel che troverà a Roma. La Bicamerale e D'Alema. «Hai mai visto il lupo che diventa vegetariano? C'è chi è scettico e chi no. Io sto seduto in mezzo. Il mio scetticismo è un pizzico. Speriamo non diventi una montagna». Giovanni Cerruti

Luoghi citati: Arcore, Legnano, Madrid, Roma