Lamberto vuole anche Chiricbigno

Lamberto vuole anche Chiricbigno Lamberto vuole anche Chiricbigno ROMA. Sulla Stet Lamberto Dini sta facendo il diavolo a quattro, e oggi probabilmente tornerà a parlare dell'argomento con Prodi dopo il colloquio burrascoso di due giorni fa. Ma perché il ministro degli Esteri è così attento alla questione? Per difendere la memoria del presidente uscente Biagio Agnes? No. Per dare manforte all'amministratore delegato Ernesto Pascale? Nemmeno. Dietro la cosiddetta «questione di metodo» che Dini richiama in questi giorni c'è ben altro. Qualcosa che ha tanto l'«odore» del passato. Se Massimo D'Alema si sente garantito da Guido Rossi, se Franco Marini almeno co¬ adottato per rinnovare i vertici della Stet. E ha lanciato a Prodi questo avvertimento: «Noi - gli ha detto - non possiamo continuare a subire passivamente. Non possiamo assistere come spettatori a quello che tu e D'Alema decidete in altre sedi». La telefonata è andata avanti in modo assai teso, con I ■ " ...*"•'.' Cesare Vaciago e (a fianco) il ministro delle Poste Antonio Maccanico maso Tommasi di Vignano). E ovviamente ci sono valutazioni politiche. Le nomine, già effettuate o in cantiere, consentono a Prodi di disporre di manager in linea con gli orientamenti del governo. E di tener conto delle diverse componenti della maggioranza. L'eventuale scelta per la presidenza delle Fs di Tesini, nato a Bologna, città di residenza di Prodi, premierebbe l'area di centro. La conferma di Cardi alle Poste viene proposta dal ministro Antonio Maccanico ed è gradita al segretario della Cisl Sergio D'Antoni il quale è stato uno dei sostenitori di Franco Marini per la segreteria del partito popolare. La nomina di Vaciago alla direzione delle Poste sembra accontentare l'area pds. E proprio contro di lui si è già mossa Alleanza nazionale. Il deputato Italo Bocchino parla di «nuovo ragione. L'impressione è che i politici adorino il tu perché del tutto funzionale ai diversi generi delle loro rappresentazioni: dall'intimismo al trionfalismo, lungo una sempre più pittoresca varietà di siparietti che prevedono l'ingresso in scena di parenti, bambini, animali, vicini di casa. Nei congressi è un tu generico, scatenatore di emotività a basso costo e suscitatore di fiducia superbamente fasulla. Il tu del potere nei confronti di una base che non ha (più) alcuna consapevolezza, altrimenti diverrebbe vertice e potrebbe dare, lei, del tu. Oppure è un tu d'appartenenza, molto personalizzato, sociologicamente si spiega forse con le logiche del riconoscimento autoreferenziale, ma suona terribilmente complice e talvolta anche un po' ridicolo. E' il tu della buvette e del Transatlantico: «Caro presidente, ciao», «Caro ministro, dim¬ nosce Tomaso Tommasi di Vignano, se il presidente Romano Prodi è amico di tutti e due i nuovi uomini Stet, Dini ai piani alti del gruppo non ha nessuno. E questo proprio mentre sta per cominciare il processo di privatizzazione della grande holding delle telecomunicazioni. Ecco perché il ministro degli Esteri vorrebbe che l'assetto di vertice della nuova Stet fosse allargato anche a qualcun altro, magari a quel Francesco Chirichigno, attualmente amministratore delegato della Telecom Italia, con cui ha buoni rapporti da sempre, [au. min.] il presidente del Consiglio che cercava di rassicurare il segretario del ppi, il quale però è rimasto fermo sulle sue posizioni. Alla fine i due hanno concordato un incontro in settimana, sbarco della Quercia nelle aziende pubbliche». Bocchini protesta perché a Vaciago, secondo lui, verrebbero «affidati forti poteri per esautorare il consiglio di amministrazione». A parte gli aspetti politici, la scelta di Vaciago nasce natural- mi», «Caro segretario - perfino - ce l'hai trenta secondi?». «Sì, ma più tardi, caro direttore», sul reciproco tu fra giornalisti e politici esistendo naturalmente una leggenda d'ingloriosa cortesia e di spassosi equivoci. Ma un'ideale classificazione di questo pronome tiranno, che nel Palazzo è entrato prima che nella società, non sarebbe completa senza l'immancabile tu dello sgarbo e della villania. Il consiglio, a questo proposito, è di imbastire un sintetico paragone con le liti signorili di un tempo: «Ella è un miserabile!» gridava La Malfa in aula. «Si consideri schiaffeggiato» gli potevano rispondere. Mica male. Con l'aria che tira oggi, ironia della società colloquiale, si finisce quasi per rimpiangere il caro, vecchio «Lei non sa chi sono io». «Io chi?». «Ma come? Tu». Filippo Ceccarelli per chiarire questo ed altri punti. E sul fronte di Rinnovamento le acque sono altrettanto agitate. Ernesto Stajano, portavoce del movimento che fa capo a Lamberto Dini, ieri mattina, in Transatlantico, usava l'arma della minaccia nei confronti di Prodi, e spiegava: «0 il governo chiarisce le sue reali intenzioni, senza lasciare nemmeno una zona d'ombra, oppure si troverà di fronte a sgradevoli sor¬

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