Crolla la banda dei sassi
Crolla la banda dei sassi Crolla la banda dei sassi Confessa un altro degli arrestati I giovani sospettati A Palermo un altro sarebbero fuggiti automobilista in Sicilia ferito da una pietra per evitare la cattura in autostrada TORTONA. E' crollato Roberto Siringo. Nella notte tra sabato e domenica un altro della banda dei sassi ha confessato: «C'ero anch'io su quel cavalcavia». Siringo era stato arrestato un paio di giorni prima del fermo di Gianni Mastarone, il muratore di Viguzzolo. Assieme ai fratelli Furlan è accusato di omicidio volontario. La sera del 27 dicembre erano almeno in otto (gli inquirenti ne stanno cercando altri tre) sul ponte della Cavallosa a lanciare pietre e a uccidere Maria Letizia Berdini. Sulle ricerche dei tre gli inquirenti tacciono. «Non posso dire nulla. Se non li abbiamo ancora presi ci sarà un motivo». Così il procuratore Aldo Cuva, sulla probabile fuga in Sicilia dei ricercati della «banda dei sassi». Sarebbero i personaggi di «contorno» che quella sera erano sulla Peugeot verde scuro con Gianni Mastarone. Il giovane ha sempre sostenuto di avere un alibi: dice di aver trascorso il week-end di fine anno a Buronzo, nel Vercellese. Ma nel racconto del muratore c'è un «buco» d'orario. La caccia ai tre della Peugeot è scattata perché Mastarone non ha la patente, qualcuno deve averlo accompagnato sino a Tortona. Qualcuno che doveva essere al corrente di quanto stava accadendo su quel cavalcavia. Omicidio volontario e forse premeditato, l'accusa dalla quale dovranno difendersi i fratelli Furlan, Paolo e Sandro, in cella d'isolamento da tredici giorni; la fidanzata di Sandro, Loredana Vezzaro, la prima a confessare; gli altri Furlan, Franco e Gabriele e il cugino Paolo Bertocco con l'amico Paolo Siringo. Tutti fanno parte della compagnia di piazza Duomo - alcuni frequentavano gli stessi bar - Gabriele andava all'«Ambra» dove ci sono i biglietti con gli ingaggi per piccoli lavori da manovale edile. Sergio Furlan, 18 anni appena compiuti e indagato assieme ai fratelli (l'unico non in cella perché all'epoca dei fatti era minorenne), ha ripreso la vita di sempre: va al bar «Teatro» nella piazzetta con la torre, a pochi metri dall'ingresso del municipio e dal duomo. Ieri alla messa di mezzogiorno Don Costantino Marostegan, il «prete dei giovani», viceparroco del duomo, ha letto un brano dell'editoriale apparso sul settimanale cattolico diocesano «Il popolo dertotino» e firmato dal vescovo, monsignor Martino Canessa. Si leggono parole che invitano al rispetto nei confronti della famiglia in lutto e delle famiglie che «stanno vivendo ore pesanti». Il secondo ca- AUTISTA DENUNCIA —
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