Teheran arma il Sudan contro l'Etiopia

Teheran arma il Sudan contro l'Etiopia Teheran arma il Sudan contro l'Etiopia TEHERAN. Un ponte aereo avrebbe trasferito negli ultimi giorni 60 carri armati russi, sei aerei da caccia, con i rispettivi equipaggi, ed armi chimiche da Teheran a Khartoum, mentre 200 milioni di dollari sono stati inviati al governo sudanese da Iran, Qatar e Iraq, per sostenerlo nella guerra in corso contro l'Etiopia. Nei giorni scorsi dallo Yemen era anche arrivata notizia della decisione di forze di governo di raggruppare volontari da inviare a dar man forte all'esercito sudanese, e di raccogliere fondi attraverso la trattenuta di una giornata di stipendio tra i dipendenti pubblici. Questa raccolta sarebbe stata temporaneamente accantonata, a causa dei bassi salari degli impiegati yemeniti. Fino a questo momento i Paesi arabi che si sono dichiarati a favore del regime di Bashir sono stati Yemen, Qatar e Iraq, mentre Egitto e Arabia Saudita, ai quali anche il Sudan si è rivolto, hanno affermato che si tratta di una «questione interna tra governo ed opposizione, e non una guerra tra Sudan, Etiopia ed Eritrea, come il governo proclama». Anche la Giordania, pur esprimendo solidarietà a Khartoum, ne ha preso le distanze. [Ansa] del dimissionario Michael Ben Yair. Secondo il teorema dell'emittente, il 5 gennaio l'ex ministro degli Interni Arie Deri (del partito Shas, impegnato da due anni in un processo per corruzione) è riuscito con le minacce a silurare la nomina dell'avvocato Dan Avi-Yitzhak e a imporre quella del proprio candidato, l'avvocato Roni Bar On. Ciò nella presunzione che una volta in carica Bar On avrebbe depennato capi d'accusa «infamanti» nel processo contro Deri. In caso contrario, Shas avrebbe votato contro il ritiro da Hebron (Cisgiordania), facendo cadere il governo Netanyahu. «Deri è cinico e *H capace di tutto» ha detto ieri un gior¬ nalista che lo conosce molto bene. «Ma non è stupido. Sa perfettamente che nessun consigliere legale del governo avrebbe potuto scontrarsi con la magistratura per trarlo d'impiccio». «Il sostegno dello Shas al ritiro da Hebron - ha aggiunto il giornalista - è stato deciso dal capo carismatico di quel partito, rabbino Ovadia Yossef, e Deri non aveva alcun potere di alterare la decisione di fondo». In attesa di conoscere l'esistenza e l'eventuale contenuto dei nastri in possesso della televisione, il teorema del complotto per ora vacilla. Eppure negli ambienti di governo è palpabile il nervosismo. Venerdì Netanyahu e il suo

Persone citate: Arie Deri, Dan Avi-yitzhak, Deri, Michael Ben Yair, Netanyahu, Ovadia Yossef, Roni Bar