Zeroual non ferma il Ramadan di sangue di Igor Man

Soltanto il dialogo con gli «islamici moderati» potrebbe risolvere la tragedia di Algeri Soltanto il dialogo con gli «islamici moderati» potrebbe risolvere la tragedia di Algeri Zerouql non ferma il Ramadan di sangue Fallita la mobilitazione anti-Fis mane intatto in tutto il paese, specie nell'Algeria profonda e perfino presso i Berberi. Ma i militari, dei quali Zeroual è a conti fatti ostaggio, non permetterebbero mai una simile operazione: non fosse altro perché la rnegittimazione del Fis porterebbe, nel giro di due anni al massimo, gli islamisti moderati di nuovo al potere. Sicché niente «dialogo» e per con¬ seguenza sconfessione acida della «piattaforma» di Sant'Egidio che postula l'ipotesi (concreta) della pacificazione giustappunto mediante il dialogo fra laici e religiosi, fra esercito e Fis. Zeroual pensa (forse non a torto) che né la Francia, né i paesi del Maghreb (Libia, Marocco, Tunisia) in vario modo insidiati o colpiti dall'integralismo, possano lasciare a se stessa l'Algeria col rischio di buttare all'aria l'accordo con l'Unione Europea considerato addirittura «una ineludibile tenda di rianimazione». In ragione di tutto questo egli punta a resistere, ancorché passivamente, all'offensiva del Già contando sull'esaurimento della spinta terroristica per fatale mancanza di mezzi, per il graduale affievolirsi della carica di¬ reduci» e curiosi prendono d'assalto la cittadina per ricordare l'avvenimento JNk nuncia storica, a futura memoria, dello sfregio sul viso pulito dell'Algeria finalmente giunta alla democrazia (dopo la rivolta del cuscus del 1988); sfregio inflitto dall'infausto duo dell'intrallazzo di Stato: Finesercito, timoroso di perdere un potere che significava impunità grazie alla quale era possibile arricchirsi con il trabando, il contrabbando dei viveri destinati ai magazzini del popolo. L'Algeria dei brontosauri (rapinatori) del partito unico e dei generali ladri d'una Armata che si vuole popolare, era l'ultima pietra del Muro di Berlino. La rivolta del cuscus la frantumò, quella pietra ignobile, al prezzo di nulle morti giovani; il golpe freddo del gennaio del 1992 strozzò nella culla la democrazia bambina, costruendo mtorno alla recuperata pietra del falso socialismo mutuato dalla Stasi di Berlino Est, un tempio indecente destinato alla adorazione del vitello d'oro. Ait Ahmed va oltre l'invocata mediazione americana: ripropone come unica salvezza il dialogo: naturalmente sulla base dell'accordo raggiunto fra le varie e avverse forze algerine con l'aiuto disinteressato dei «diplomatici senza frontiere» di Sant'Egidio: artefici della «impossibile pace» in Mozambico, costruttori, anch'essi, della recente, miracolosa pace in Guatemala. La totale, cieca, arrogante «chiusura» dei militari alimenta il fanatismo terroristico dei falsi islamici che, a sua volta, «autorizza» lo stato d'emergenza, «questo vivere assurdo sulla corda tesa del caso, con la morte sulla testa a vol- teggiare a guisa di avvoltoio spietato». Di più: il vecchio Hocine chiede all'Europa (ma senza visibile speranza) di assumersi le proprie responsabilità, «di non farsi più complice del regime totalitario che possiede Algeri». No, grida, i militari «non sono il male minore» e ammonisce: il silenzio dell'Europa, la miope indifferenza di fronte allo stupro di un paese amico, prossimo alle coste della Sicilia, «questo silenzio colpevole è anche improvvido: alla lunga gli algerini finiranno col convincersi che ciò che mteressa alla "democratica Europa" non è il ristabilimento della democrazia, il rispetto dei diritti umani nella "amica Algeria" bensì soltanto i giacimenti di petrolio, il gas, insomma le risorse naturali di cui è ricca l'Algeria». D'altra parte, conclude sconsolato il vecchio maquisard, «finché la Francia continuerà ad appoggiare il regime di Zeroual, sperare in una iniziativa europea è ridicolo». Nulla da fare, dunque? Da soli i patrioti in esilio non ce la faranno mai a riportare la pace e la democrazia «nella nostra bella e cara patria». Il vecchio cronista che ha vissuto le giornate felici che videro la Legione Straniera lasciare Algeri cantando con malmconica jattanza: rienje ne regrette rien, non può arrendersi alla fine d'ogni speranza sicché si ostina a credere che, un giorno, i falsi profeti, gli assassini blasfemi, i delinquenti che invocano Allah, siano sconfitti. Per sempre. remo rivoluzionaria degli sciagurati giovani plagiati dagli afghani e infine perché ha motivo di sperare che il lavoro degli infiltrati atomizzi la già divisa galassia integralista, disintegrandola una volta per tutte. L'invocata mediazione americana, infine, da parte di un compagno di strada del leggendario Ben Bella, altro non è a ben vedere se non una de¬ JNk m m Igor Man GRAN BRETAGNA Lo yacht della Regina

Persone citate: Ait Ahmed, Berberi, Hocine, Zeroual