Ayala: ma quel giudice non doveva esternare

Ayala: ma quel giudice non doveva esternare Ayala: ma quel giudice non doveva esternare «Comprendo il suo stato d'animo, ma così alimenta la confusione. E chiedere la grazia è ammettere la colpa» Il sottosegretario aGiuseppe A/ala anni dai fatti? «Quella contro Sofri e gli altri è una sentenza che denuncia la malattia del nostro sistema giudiziario: la lentezza. Non per autoincensamento devo ricordare che il governo dove lavoro ha presentato ben sedici disegni di legge proprio per razionalizzare il sistema e giungere alla certezza della giustizia in tempi brevi. Nello stesso tempo ho l'obbligo di ricordare che la vicenda Sofri ha avuto inizio otto anni fa ed è passata attraverso sette giudi¬ Lega cioè potrebbe continuare ad essere il partito di riferimento nelle zone del Veneto, del Piemonte e della Lombardia dove l'identità locale s'è più di netto divaricata rispetto alle appartenenze politiche nazionali, ma difficilmente ciò avrebbe ripercussioni sugli equilibri di governo. Nel bel mezzo di questo attivismo diplomatico è esplosa la protesta degli allevatori, cioè di una di quelle categorie sociali che tipicamente appartengono alle aree periferiche in cui la Lega è oggi più radicata. Ebbene, non si era mai visto in passato Bossi porsi cosi decisamente alla testa di un movimento spontaneo nato indipendentemente dalla sua iniziativa di partito. E' come se avesse avvertito che questa gente orfana di rappresentanza poteva riammetterlo al tavolo di una vertenza nazionale da cui era escluso da troppo tempo. Ma in tale circostanza Bossi ha anche potuto sperimentare che le divisioni tra la Lega e il Polo, al di là delle parole grosse volate ai tempi del ribaltone nel dicembre '94 e poi della marcia sul Po nel lla Giustizia zi. Non si può dire che non vi sia stata risposta, in questo caso. Basti pensare a tutti i processi finiti nel nulla, a carico di ignoti. Qm, almeno, si è arrivati ad una sentenza. Non so se giusta o sbagliata, ma una risposta è stata data». Come spiega tanta attenzione attorno al «caso Sofri»? Di vittime della lentezza della giustizia l'Italia è piena. «Un ruolo fondamentale ce l'hanno gli organi di informazione. Sofri fa notizia. Fa notizia perché è settembre '96, non sono poi un ostacolo insormontabile. Già, perché pur di accrescere le difficoltà del governo dell'Ulivo anche di fronte a blocchi stradali e aeroportuali, gli esponenti del Polo - esattamente come i leghisti - si sono schierati al fianco degli allevatori in lotta. Prescindendo dai problemi di relazione che ciò comporta con i partner comunitari. Anche Berlusconi e Fini sono convinti che per conquistare Palazzo Marino bisogna marciare sui trattori di viale Forlanini? Ancora non è chiaro. Di certo c'è che accettando di far propria la ricandidatura di Marco Formentini a sindaco di Milano anche in nome e per conto del Polo, non solo farebbero un grosso regalo alla Lega, ma rischierebbero di collezionare due sconfitte in un colpo solo: perdere le elezioni di Milano in cui partono favoriti; e snaturare definitivamente l'identità di un polo conservatore già lacerato dalle sue troppe anime in contrasto l'una con l'altra. Gad Lerner un personaggio pubblico con un passato non banale nella nostra recente storia. I suoi amici sono quasi tutti nei Palazzi o nei giornali...». Non c'entra la politica? «C'entra nella misura in cui la vicenda Sofri è una vicenda politica e l'omicidio Calabresi fu un omicidio politico. Il personaggio di questa storia giudiziaria è conosciuto come leader politico che ha avuto accanto parecchi rappresentanti della politica». Se Sofri e gli altri si fossero sottratti alla cattura - forti della consapevolezza di essere innocenti - lei avrebbe espresso gli stessi giudizi? «I se non contano. Posso solo dire che la scelta di non fuggire è in sintonia con la coerente decisione di non chiedere la grazia. Tanto di cappello». Anche Cusani è andato a San Vittore coi suoi piedi. «E anche a lui va dato atto di essere stato un uomo». Francesco La Licata leadership cominciano a farsi una guerra impossibile. Perché impossibile? Semplicemente perché nessuna delle tre rappresenta una chance per il centrodestra, ma solo le sue contraddizioni. Si prenda, ad esempio, la scelta compiuta da Berlusconi in favore della.Bicamerale. Si tratta di una decisione giusta, quasi obbligata, visto che il Polo appena tre mesi prima aveva votato a favore dell'organismo in questione. Ebbene, il presidente di Forza Italia ha dato l'impressione di farla per inerzia: dopo aver parlato per mesi di «condizioni», nei fatti (dato che non è certo una condizione ricordare che il Polo vuole l'elezione diretta dell'esecutivo) non ne ha posta alcuna; e sempre per inerzia sta arrivando il «sì» del Polo all'ipotesi di D'Alema presidente della Bicamerale. Nessuno, almeno per ora, azzarda una possibile strategia da mettere in campo nella trattativa. Così l'adesione di Forza Italia alla Commissione appare più che altro come un modo per prendere tempo, per superare quei mesi che ci separano, ad esempio, dall'approvazione della legge sul sistema televisivo o da altre scadenze non certo attinenti alle riforme. Di contro le possibili leader¬ TRE LEADER DI TROPPO denunciano difficoltà strategiche, indugiano ad un tatticismo esasperato, giocato più nella dialettica interna che non all'esterno, dimostrano pigrizia e assenza di coraggio. La politica del Polo è legata alla contingenza e non si proietta sul futuro, così come i suoi riferimenti culturali, gli interessi rappresentati e le ambizioni: Berlusconi continua ad essere condizionato - o comunque ne dà l'impressione dalle sue aziende, dalla sua immagine di pohtico-imprenditore; Fini predica una destra moderna, più vicina ai principi liberaldemocratici, ma razzola ancora seguendo gli orientamenti e gli impulsi della «destra sociale»; Cossiga, ogni volta che si desta, cita tutti i padri e le esperienze del pensiero conservatore moderno ma poi, nell'azione politica, prende delle scorciatoie che lo portano a immaginare alternative di sistema o addirittura accarezzare immagini care al populismo di destra. Inoltre - cosa che appare sempre I più evidente - le tre possibili

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