Pietrostefani: un innocente non scappa

Il ministero potrebbe aprire un'inchiesta sul comportamento del magistrato Malinconico Il ministero potrebbe aprire un'inchiesta sul comportamento del magistrato Malinconico Pietrostefani; un innocente non scappa Torna da Parigi per raggiungere in carcere Sofii e Bompressi — DALLA CASSAZIONE volgimento di Lotta Continua in quell'omicidio. Che bestemmie». E, intanto, altri messaggi stanno invadendo, via fax, il Quirinale: sono state centinaia le persone che, ieri pomeriggio, si sono riversate al Teatro Puccini di Firenze trasformato in centro di trasmissione per sottoscrivere l'appeho al Capo dello Stato «affinché intervenga, come primo cittadino e presidente del consiglio superiore della Magistratura per porre rimedio alla decisione della Corte di Cassazione». L'iniziativa è ideata ed organizzata da Sergio Staino, il vignettista direttore del teatro, «padre» di Bobo: dopo poco più di un'ora di trasmissione il fax della Presidentza della Repubblica ha alzato bandiera bianca: «Forse è finita la carta e, la do¬ Giorgio Pietrostefani: «Mi presenterò a LA conclusione del caso Sofri è doppiamente paradossale: condanna in tribunale, assoluzione sui media. La conclusione logica doveva essere l'opposta: assoluzione in tribunale, condanna sui media. Sofri c'entra, col delitto Calabresi, per avergli spianato la strada prima, e averlo approvato dopo l'esecuzione. Ma c'entra in una maniera che non è afferrabile giuridicamente. Sofri lo può condannare la vedova Calabresi, il figlio di Calabresi. Invece, anche la famiglia Calabresi, al completo, si dice propensa alla grazia. Davvero paradossale. La formula con cui Sofri preparò la morte di Calabresi fu questa: «E' il principale responsabile dell'omicidio di Pinelli». Chi è il principale responsabile di un omicidio? L'omicida. In quelle settimane in quei giorni, l'incontenibile passione della sinistra giovanile estremista cercava di scoprire l'assassino da assassinare. Sofri puntò il dito e lo indicò. L'indicazione poteva avere un solo risultato. Lo ebbe. Come il risultato fu raggiunto, Sofri lo approvò. La formula con cui rivendicò l'omicidio di Calabresi appena compiuto, fu questa: «Gli sfruttati non possono non riconoscere nell'uccisione di Calabresi un atto di giustizia». E' una formula che assolve l'uccisore, lo rende benemerito, fratello o figlio o amico. Sofri aveva con Lotta continua un rapporto paragonabile a quello che Toni Negri aveva con Potere operaio o Autonomia operaia, e completamente diverso da quello che Curcio aveva con le Brigate rosse. E, a destra, dal rapporto che avevano i capi dei gruppi chiusi che compivano le stragi. La differenza sta in questo: in Lotta continua e in Autonomia operaia i leaders davano «le direttive», nelle Brigate rosse o in Ordine nuovo i capi davano «gli ordini». La strage della Banca dell'Agricoltura fu compiuta per un ordine. Così la strage di Bologna. Ma l'omicidio di Tobagi no. L'omicidio di Calabresi no. Dal delitto Tobagi non si può risalire a «Rosso», o dal al carcere di Pisa mercoledì» menica, non ci sono addetti per rimetterla» ha ipotizzato ironico Staino. Sono circa mille i cittadini che hanno scritto a Scalfaro dichiarando il proprio nome, cognome ed indirizzo e aderendo ad un testo preparato da Gianni Sofri, fratello del leader di Lotta Continua nel quale si parla di «sentenza che diminuisce fortemente la già scossa fiducia degli italiani nella giustizia» ed ha «condannato tre innocenti». «Sì, innocenti tutti e tre, io li conosco bene» afferma con forza Luciano Della Mea, giornalista, «fratello maggiore di Sofri, Bompressi e Pietrostefani». E aggiunge: «Se Adriano avesse voluto la morte del commissario Calabresi sarebbe andato lui di persona ad ammazzarlo. Questa è la sua struttura morale». [r. i.] ANALISB

Luoghi citati: Bologna, Calabresi, Firenze, Parigi