Prodi: «In ogni caso niente nuove tasse»

«La linea dei tagli è la nostra politica Mi fa piacere che Fazio l'abbia ripresa e ribadita» «La linea dei tagli è la nostra politica Mi fa piacere che Fazio l'abbia ripresa e ribadita» Prodi; «In ogni caso niente nuove tasse» Il premier: ridurre le spese correnti, non gli investimenti BOLOGNA. Presidente, caffè o cappuccino? «Cappuccino, e con latte fresco, mi raccomando, quello di alta qualità, senza dire la marca però, perché se no si fa pubblicità». Nonostante i grattacapi con gli allevatori Romano Prodi non rinuncia a bere latte. Ha appena Finito di fare jogging. Una puntatina al bar, un'altra all'edicola, poi in casa (dove lo raggiungono il ministro della Difesa Beniamino Andreatta, il sottosegretario Arturo Parisi e il professor Paolo De Castro, esperto di agricoltura) per mettere a punto le questioni più urgenti che lo attendono oggi a Roma: l'incontro con le associazioni degli allevatori, la nuova LE CRITICHE DEL POLO AMILANO LLORA, onorevole Tremonti, la manovra di primavera si fa più concreta. Prodi e Ciampi promettono che si agirà sulle spese. E lei che dice? «Che non è una cosa seria» replica l'ex ministro delle Finanze, cervello della politica fiscale del Polo. Eppure sembra che la strada per Maastricht debba passare di lì... «E io rispondo che è senz'altro dubbio che l'Italia possa centrare i parametri di Maastricht. Ma a me interessano di più i parametri di Schengen». Cioè? «Ovviamente è una metafora. Maastricht è un assieme di parametri contabili che i mercati giudicheranno a suo tempo. Schengen è il simbolo della politica che si misura sulle cose, sulle necessità dei popoli». E lì... «E lì facciamo acqua da tutte le parti. Con qualche marchingegno contabile o con la politica del non fare si possono truccare riunione tra industriali e sindacati sul contratto dei metalmeccanici, le divergenze all'interno della maggioranza sulle nomine Stet. Ma soprattutto, la manovra bis. Presidente, si farà? «Prima vedremo i dati e poi decideremo», è la risposta interlocutoria di Prodi. «Con i problemi che abbiamo di fronte è probabile che si debba ricorrere ad una manovra aggiuntiva, ma non abbiamo ancora i dati in mano. Solo dopo aver visto i dati, il governo deciderà se farla e di quali dimensioni». Una cosa però è già certa: se una nuova manovra sarà necessaria, non sarà finanziata con nuove tasse e prelievi. «Non ci le cifre. Ma resta il deficit della politica. Questo è il governo del lotto, non perché s'appoggi alle lotterie, che non sa far funzionare. Ma perchè è il governo della lottizzazione, che non dà risposte politiche, che non sa affrontare i nodi della disoccupazione, delle costiere che franano o dei treni che deragliano. Così, nel migliore dei casi, siamo di fronte ad un governo banale». Ma è possibile una manovra basata sui tagli e non su nuove tasse? «Ma comunque non è una cosa saranno nuove entrate, ma un incisivo risparmio sulle spese», promette Prodi, rassicurando il governatore Antonio Fazio, che ha invitato il governo a risanare i conti pubblici con tagli strut- ne», sorride Prodi. «Ciampi fa bene a ricordarlo a tutti gli italiani. Con la decisione di entrare a Maastricht ci siamo presi un impegno molto arduo, ma finora i dati ci danno ragione. Se prima l'Italia aveva il 2 per cento di probabilità di farcela, oggi la probabilità è più della metà». Non scalfiscono la fiducia del Presidente del Consiglio neppure le divergenze dentro la maggioranza di governo sulla Stet e il recente cambio ai vertici della società, incamminata verso il nuovo assetto: fusione per incorporazione con Telecom e privatizzazione. «Le critiche vengono da Rinnovamento Italiano e Rifondazione Comunista e non turali alla spesa e lotta all'evasione e non con nuove tasse. «L'avevamo già dichiarato io e i miei ministri, questa è la politica del governo e mi fa piacere che il governatore della Banca d'Italia l'abbia ripresa e ribadita. Se sarà necessario - dice Prodi - taglieremo soprattutto le spese correnti e non quelle in conto capitale. Le infrastrutture e l'organizzazione complessiva di questo Paese sono troppo arretrate: non possiamo continuare a risparmiare sugli investimenti». Ciampi - gli riportano i giornalisti - ha detto a Milano che è un obiettivo arduo riportare al 3% il rapporto tra deficit e Pil. «E che notizia è? Lo so be¬

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