«Faremo come gli allevatori»

«Faremo come gli allevatori» «Faremo come gli allevatori» PISA. «Facciamo come gli allevatori»: l'esasperazione dei familiari delle vittime delle stragi che attendono risposta sfocia in iniziative clamorose. «Se l'unico modo per ottenere attenzione è quello di bloccare i trasporti, faremo così anche noi». La proposta era partita ieri mattina da uno dei componenti dell'Associazione dei familiari delle vittime di Piazza Fontana, la strage «storica» d'Italia, ma con il trascorrere delle ore ha trovato consensi tra i rappresentanti delle parti civili riuniti a Pisa per il secondo convegno, intitolato «Dare voce al silenzio degli innocenti». E alla fine è stata raccolta da Paola Bernardo, presidente del coordinamento che riunisce i familiari delle vittime. Da Pisa, oggi, alla conclusione del convegno, partirà un ultimatum al governo: se non arriveranno subito risposte a una serie di richieste che vengono messe a punto in queste ore, le associazioni scenderanno in piazza. [Ansa] che invece è la sua vocazione. La giustizia non è fatta per combattere i fenomeni, perché nel momento in cui deve reprimere un fenomeno del genere, l'attenzione del magistrato è focalizzata sulle esigenze di sicurezza della collettività lasciando cadere l'attenzione sui singoli». Di parere simile si dice il sostituto procuratore milanese Gherardo Colombo: «Credo che l'indipendenza della magistratura, che è un valore per i cittadini, comporti anche la sua assoluta indifferenza nei confronti del consenso», ha spiegato, commentando le dichiarazioni di Vigna. «E' successo tante volte che si sia lavorato nel dissenso, che è arrivato in certi casi alla massima espressione con l'omicidio di tanti magistrati». Colombo ha poi aggiunto che il governo dovrebbe intervenire, «almeno con una letterina», per cercare di sbloccare le rogatorie internazionali avviate dalla procura di Milano in vari Paesi nell'ambito di Mani Pulite. ROMA. La magistratura che ha indagato sui grandi fenomeni criminali del nostro Paese «ha ricevuto il consenso della gente, scatenando un circuito anomalo, perché ha pensato di trovare legittimazione nel consenso, mentre dovrebbe trovarla nell'applicazione imparziale della legge». E' l'atto d'accusa del procuratore nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna, conversando con i giornalisti a margine del convegno su «La giustizia nel 2000». «Se il giudice non fa così - ha continuato -, si pone come interlocutore politico, e ciò non va bene, perché così i suoi provvedimenti verranno letti in chiave politica. E questo è successo con Mani Pulite e con il terrorismo». «Siamo in una situazione paradossale - ha aggiunto il procuratore -: nell'inerzia dei poteri politici la magistratura ha saputo indagare su fenomeni complessi, come il terrorismo, la mafia e la corruzione elevata a sistema, mentre è sempre più incapace di rispondere alle richieste di giustizia dei singoli, l'Aeronautica». Vigna ha giustificato l'assenza della maggior parte dei suoi colleghi e degli avvocati: «Sono andati a fare questa breve interruzione, ma non penso che sia insensibilità per questi fatti umani, che viviamo profondamente al di là del giudizio sulle sentenze». Il procuratore ha poi aggiunto: «Io sono ancora capace di rispettare le sentenze dei giudici, ma al tempo stesso rispetto anche i dolori materiali e morali che le persone subiscono. Credo che lo Stato debba intervenire nei loro confronti». I Marisa Ostolani I ^n momento ^e"a manifestazione degli studenti che si è svolta ieri a Bologna

Persone citate: Gherardo Colombo, Mani, Paola Bernardo, Piero Luigi Vigna, Vigna

Luoghi citati: Bologna, Italia, Milano, Pisa, Roma