Guerra del latte, una tregua armata

Domani nuovo incontro da Prodi, sul tappeto la proposta di rateizzazione delle multe. Il no dei Cobas Domani nuovo incontro da Prodi, sul tappeto la proposta di rateizzazione delle multe. Il no dei Cobas Guerra del latte/ una tregua armata Ecco ilpiano approvato da Bruxelles ROMA. Un appello al governo perché intervenga al fine di «impedire che i cittadini siano ostaggio di forme di lotta esasperate» e non siano costretti a reagire con lo «sciopero del latte», è stato lanciato ieri da numerose associazioni di difesa dei consumatori. «Il diritto alla protesta per difendere gli interessi di categoria - si legge in un comunicato - non può né deve portare al blocco di servizi pubblici. I consumatori giudicano sbagliata e inaccettabile la lotta degli agricoltori e ritengono che non debbano essere i cittadini a pagare multe per accordi conosciuti e non rispettati, auspicano dal governo una rapida soluzione alla vertenza e invitano gli agricoltori a rimuovere i blocchi stradali». Altrimenti inviteranno i consumatori ad «astenersi dal consumo di latte». [Ansa] hanno rispettato la quota di produzione potranno cioè pagare il dovuto lungo un arco di cinque anni. Chi non vorrà usufruire del credito potrà avere entro luglio un premio in denaro per i danni subiti dalla crisi del settore. Altri premi sono previsti per gli allevatori che riducano la produzione abbattendo fino a cento mucche. Infine le quote recuperate verranno distribuite gratis agli allevatori con meno di 35 anni. AMILANO LLE 11 e 57 un camion della nettezza urbana attraversa il muro di trattori sulla strada Rivoltana. Una carreggiata, dopo 10 giorni di blocco, torna completamente libera alle 4 del pomeriggio. «Sì, ma a Roma non si illudano. Non ci stiamo arrendendo», dice Giovanni Robusti, portavoce dei comitati spontanei degli allevatori, nella riunione all'aperto, davanti al luna park dell'Idroscalo. Dove si decide che una delle due carreggiate rimarrà bloccata, in attesa che il governo, domani, dia una risposta alle loro richieste. «Non possiamo andarcene proprio adesso», dice un altro allevatore, arrivato da Bergamo il primo giorno con il suo trattore Massey Fergusson blu, ancora in prima fila. Spiega: «Spostiamo i mezzi di qualche metro, ma se non otteniamo ciò che vogliamo, mettiamo sottosopra Milano». Non c'è solo il capoluogo lombardo nel mirino degli allevatori. Duecento trattori stazionano ancora davanti all'aeroporto veneziano Marco Polo, a Tessera. Le vie d'accesso all'aerostazione sono libere, ma i blocchi potrebbero riprendere presto. Fuori Roma due colonne di trattori sono state fermate nella notte dalla polizia. Dalla via Aurelia, un gruppo di allevatori provenienti dalla zona del Maccarese sono stati costretti ad abbandonare la strada e dirigersi alla Centrale del latte di Testa di Lepre, vicino a Fregene. Un altro gruppo di trattori è stato fermato, sempre nella notte, all'altezza del chilometro 16 dell'Aurelia. Terzo giomo di protesta anche al Sud, dove 300 allevatori con un centinaio di trattori bloccano alle porte di Taranto la statale 106 Jonica che unisce la Puglia alla Calabria. Per scongiurare l'invasione dei trattori, i prefetti di alcune città si sono mossi per bloccare la circolazione ai mezzi agricoli almeno fino a lunedì. Per il prefetto di Roma Giorgio Musio l'ordinanza è stata resa necessaria per «motivi di ordine pubblico». Stessa motivazione adottata dal prefetto di Piacenza, Italia Fortunati, che deve tenere a bada gli allevatori vicini ai caselli dell'Autosole. La paura, anche tra gli allevatori, è che il muro compatto delle proteste possa sgretolarsi, arrivando a manifestazioni spontanee non coordinate dal campo base sulla strada Rivoltana. «Dobbiamo rimanere uniti, non possiamo dividerci», ripete a tutti, in ogni crocchio, davanti a ogni falò per strada, Aldo Bettinelli del Centro studi agricolo di Cremona, da dove è partita la rivolta. ■ CONSUMATORI lllllllll «insufficiente» la decisione di istituire una commissione governativa d'inchiesta, e chiedono anzi di poter produrre tutto il latte che vogliono almeno fino al Duemila. Il governo sarebbe felice di poter accettare, ma in Europa nessuno può produrre quanto vuole: il mercato del latte è rigidamente regolato come ha ricordato il commissario europeo Franz Fischler, «non si può fare un'eccezione per un Paese, se non altro perché sarebbe impossibile trovare una maggioranza favorevole nel Consiglio dei ministri dell'Unione». Il motivo è semplice, la produzione europea di latte è in perdita, e sopravvive solo grazie agli aiuti comunitari: più si produce, più gli Stati spendono in sovvenzioni. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Lamberto Dini e quello delle Risorse agricole Michele Pinto hanno chiesto «con forte determinazione» un aumento della quota di produzione italiana da 9,9 a 10,5 milioni di tonnellate. Ma le possibilità di successo sono scarse. In una nota preparata dai ser¬ vizi della Commissione per Fischler, infatti, si legge che la richiesta «sarà probabilmente causa di gravi preoccupazioni», soprattutto per le continue violazioni delle regole da parte degli allevatori italiani. La nota ricorda che nel '93 fu concesso all'Italia un aumento pari a 900 mila tonnellate, e «il pagamento delle multe da parte dei produttori che hanno superato la quota costituiva l'elemento chiave dell'accordo». L'Italia, cioè, «ha già goduto di un trattamento di favore». D'altra parte, «considerazioni di mercato si oppongono all'aumento richiesto senza una riduzione corrispondente per gli altri Stati membri», che ovviamente non accetteranno mai. «In queste condizioni conclude la nota - il problema sollevato dall'Italia non può neanche essere preso in considerazione al di fuori della riforma dell'organizzazione comune di mercato del latte». Una riforma che la Commissione inizierà a studiare a marzo, ma che verrà realizzata nel Duemila. Fabio Squillante Un'immagine della manifestazione di protesta degli allevatori