Peter Graf, colpevole

Truffa fiscale per 15 milioni di marchi, Steffi scagionata Truffa fiscale per 15 milioni di marchi, Steffi scagionata Peter Graf, colpevole Condanna a 3 anni e 9 mesi BONN Tre aimi e nove mesi a Peter Graf; due anni e mezzo a Joachim Eckardt, il suo ex consulente fiscale: si chiude cosi - anche se temporaneamente, in attesa del ricorso già annunciato della pubblica accusa e di quello, ancora incerto, della difesa - il più clamoroso caso di evasione fiscale nella Germania del secondo dopoguerra. Protagonista il padre della tennista numero uno al mondo, Stelli Graf; comprimario il commercialista che dal 1989 al '93 lo ha aiutato in un raggiro colossale ai danni del fisco tedesco, tasse non pagate su 42 milioni di marchi (i guadagni I della figlia, indagata senza finire sotto processo, e scagionata con enfasi ieri dal tribunale di Mannheim): con perdite per le casse federali di almeno 19 milioni di marchi, secondo l'accusa; di 15, secondo il giudice che ha emesso la sentenza al termine di un processo durato 5 mesi. Rispetto alle richieste della pubblica accusa, le condanne sono miti, come dimostra la visibile soddisfazione degli imputati: tre anni in meno per Graf, due in meno per Eckardt, che resteranno in liberta su cauzione in attesa che la sentenza diventi definitiva. In loro favore ha giocato soprattutto il tardivo intervento delle autorità fiscali: se avessero notificato in anticipo le irregolarità delle quali sono stati poi accusati, l'incriminazione e il processo avrebbero potuto essere evitati, è scritto nella sentenza che - in proposito - accoglie in pieno una richiesta della difesa. Se il fisco tedesco non è considerato «colpevole» di un'evasione realizzata grazie alla creazione di società estere fantasma, dunque, ha almeno ima «certa corresponsabilità», sostiene il tribunale: dando fiato ai sospetti dell'Spd di una «copertura politica» offerta a Graf dal ministro delle Finanze del Baden-Wuerttenberg - la regione di residenza dei Graf - il democristiano Mayer Vorfelder. A Peter Graf, 58 anni, è stata riconosciuta un'altra attenuante, il «regime di vita»: fino al 1994, il padre di una riconosciuta e ammirata «ambasciatrice della Germania nel mondo» - come si è definito in aula - ha dovuto affrontare «situazioni di manifesti eccessi» e ima crisi familiare, trovando rifugio nell'alcol e nei medicinali. Per questo, ha riconosciuto il tribunale, Peter Graf non può essere giudicato «con lo stesso metro» di un uomo completamente sano. Quanto a Eckardt, 49 anni, si è mostrato molto «collaborativo», come del resto il coimputato. Se la sentenza sarà confermata, entrambi dovranno scontare soltanto una parte della condanna: Graf ha già fatto sedici mesi di carcere preventivo, Eckardt quindici. Sullo sfondo di mia vicenda che ha appassionato e diviso la Germania c'e tuttavia lei, Steffi. Eroina malinconica di un «affaire» che - dal suo avvio, nel mag¬ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L Alitalia: saremo la prima compagnia a collegare l'aeroporto di Gaza alle rotte internazionali gio del '95 - l'ha vista qualche volta in primo piano (durante un interrogatorio drammatico in procura durato mi giorno intero, per esempio) ma più spesso dietro le quinte: nei panni della figlia devota in ansia per il padre, o in quelli della campionessa sospettata di complicità e «tradimento». I sondaggi d'opinione, in questi mesi, sono stati lo specchio più fedele di mia parabola Lebed condannato p mesta e dolorosa, per una campionessa amata da tutti fino allo scandalo delle tasse evase, e poi «messa in dubbio» nel ruolo che l'aveva fatta grande. Il ruolo di bandiera dello sport e dell'orgoglio nazionale, il ruolo di esempio per decine di migliaia di ragazzi e di ragazze che sognavano di poter giocare e vincere come gioca, e come vince, lei. Anche se il tribunale ha escluso ogni re- er r la diffamazione del ministro dell'Interno

Luoghi citati: Baden-wuerttenberg, Bonn, Gaza, Germania, Mannheim