La grazia? Troppo presto di Renato Rizzo
La grazia? Troppo presto La grazia? Troppo presto 7/ Quirinale tace. Flick: vedremo di posizione, suonerebbero come intrusione. E c'è un'altra parola che filtra: infondata. Una decisione del Capo dello Stato sul caso Sofri sarebbe, appunto, infondata in quanto si porrebbe come contraltare ad una precisa pronuncia della magistratura. «Può, il Presidente - è la domanda retorica che ci si pone - smentire con un precipitoso gesto di clemenza l'operato dei giudici?». No, da parte di Scalfaro nessuna intenzione di sovrapporsi a chi ha firmato la sentenza, nessuna velleità di creare una sorta di frettolosa «giustizia sostitutiva». Un atteggiamento in linea con quello espresso, a Rologna, dal ministro Flick il quale non vuol farsi travolgere da una premura che viaggia sull'onda delle emozioni: «Se e quando arriverà la domanda di grazia me ne occuperò. Il codice provvede a disciplinare questo istituto». Ma come «funziona» il prowedimento di grazia? C'è da ricordare, innanzitutto, che la sua concessione spetta al Capo dello Stato il quale la assume dopo aver preso visione di una approfondita istruttoria compiuta dagli organi della giustizia. Il procuratore generale del distretto di corte d'appello dove è stata emessa l'ultima sentenza riguardante il condannato ha il compito di redigere una minuziosa pratica che, allegata alla relazione scritta dal giudice di sorveglianza del carcere dove il condannato sta scontando la pena, giungerà al Guardasigilli. Su questa documentazione, il Presidente assumerà, poi, la propria decisione. E il perdono? Che peso ha il consenso alla concessione della clemenza espresso dai famigliari delle vittime (che la vedova Calabresi ha già detto d'esser pronta a dare)? Non è una condizione prevista espressamente dalla legge ma, secondo prassi, la dichiarazione viene allegata al parere del ministro di Grazia e Giustizia. Sofri, Pietrostefani e Bompressi hanno annunciato che non chiederanno nessun prowedimento di clemenza. Questa loro scelta non impedisce, però, che, al loro posto, la sottoscrivano, come recita l'articolo 681 del Codice Penale, «i congiunti o il convivente». Ma la grazia «può essere concessa anche in assenza di domanda o di proposta». E' stato, ad esempio, il caso dei 24 attivisti sudtirolesi per i quali Scalfaro ha firmato il prowedimento il 30 luglio del '96: uomini e donne che, negli Anni 60, avevano compiuto azioni terroristiche e che, dopo aver scontato la pena principale, furono con questa decisione del Quirinale «graziati» delle pene accessorie. Renato Rizzo
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