Di Pietro confessore di Pomicino

Di Pietro confessore di Pomicino Di Pietro confessore di Pomicino PROMA ER quanto italiana, italianissima, non è mica una storia tanto normale questa di Di Pietro accorso al capezzale di Cirino Pomicino come fa un familiare, un confessore, un guaritore, uno sciamano, una persona amata, conquistata, perdonata, o da perdonare... Perché? Ebbene, davvero non si riesce a capire se questa visita all'Unità coronarica è un doloroso evento su cui riflettere, o una rappresentazione calibrata ad uso dei media. E forse, come spesso capita in Italia, si tratta di entrambe le cose. O forse gli elementi e i sentimenti in ballo sono ancora di più: un'ombra di amicizia, la speranza di una riabilitazione, una pro- 7 0 1 2 5> 9"771122"176003 messa post-giudiziaria, un qualche segreto inconfessabile, finora, magari addirittura una beffa, o un gesto di estrema cavalleria. Resta comunque il mistero incongruo di questa visita. Ma resta pure, anzi si può dire che resiste e si rafforza la figura sempre più mitica di Di Pietro, tanto più silenzioso, sfuggente e solitario quanto più circondato da un'aura sovrannaturale. L'ultimo Di Pietro, quello delle continue fughe o dei rifugi innevati d'alta montagna, il Di Pietro eremitico-epistolare che si prepara a qualche cosa che forse nemmeno lui sa. Il Di Pietro colto sul margine dei più classici riti di separazione, improvvisamente spezzati da fulminanti epifanie autostradali: «Erano le 15,20 - come ha recentemente testimoniato un dipendente di una stazione di servizio al Messaggero - quando abbiamo notato una Renault Espace parcheggiare davanti al bar. L'uomo che è sceso pareva un volto familiare: infatti era Di Pietro. Era tranquillo e cordiale, ha offerto il caffè a tutti i presenti». Non c'è bisogno di richiamare qui gli studi dell'ultimo Weber sul carisma. Né suoni sconveniente, a questo punto, rammentare - magari restando un po' spaesati di fronte a certe preveggenze satiriche - la rubrica di Cuore che sotto a disegni simil Walter Molino narrava di un Di Pietro che fermava l'aereo a mani nude, oppure sviava corsi di fiumi per salvare bambini. Da mesi, del resto, spiegava il dottor Piepoh che il personaggio ha superato nella stima sondaggistica na- zionale «la soglia dell'eroe». Definizione certo impegnativa, perfino comica per gli scetticoni. E tuttavia questa estrema «chiamata» di Cirino Pomicino al Gemelli, ultima trasfigurazione allegorica nella mito-biografia dipietresca, è più intensa, straniante e a suo modo sintomatica dei pronunciamenti spesso contraddittori della Procura di Brescia. E' una specie di investitura che ne conferma la diversità rispetto a tutti gli altri. Il segno - si direbbe - di un consenso imprevedibile che si manifesta nei momenti più autentici e solenni, e proprio da parte di chi, con Di Pietro, ha una partita aperta. Così, da quel poco che si capisce, l'inquisito finisce per porre l'inquisitore di un tempo (a sua volta inquisito) su un piano dove non ci sono più né inquisitori né inquisiti. E sembra un rompicapo, o uno scioglilingua, mentre è soltanto una storia italiana di questi anni.

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