Il grande incompreso

Wlgranm^ §|fl 11 mcomprcso Wlgranm^ §|fl 11 mcomprcso coli: quello di smarrirsi». Forse per questo dopo «L'infanzia di Ivan», suo primo lungometraggio accusato nel 1962 alla Mostra di Venezia di essere formalista e disfattista, Tarkovskij ha reagito rendendo ancor più rarefatta e sottile la sua descrizione di fatti e avvenimenti. Fino alla somma totale contenuta in «Nostalgica», realizzato in Italia nel 1982, dove l'arte viene descritta come l'unica possibilità di poter leggere il senso del mondo e della verità. Nel paesaggio bellissimo delle terme di Bagno Vignoni in Val d'Orcia, la solidarietà tra un poeta russo e un malato di mente sconvolge tutti gli schemi di rapporto tra le persone: ma anche in questo caso la critica fu quasi uniformemente negativa. Del resto, la vita privata di Tarkovskij sfuggiva a tutte le classificazioni: dopo «Nostalghia», abbandonò l'Unione Sovietica (dove peraltro aveva appena ottenuto una delle massime onorificenze di regime) e si trasferì in Occidente, dove tre anni dopo morirà di cancro, rifiutando però il comodo ruolo di esule e ricercando un'eticità religiosa che lo collocava ancora una volt a fuori dagli schemi. Formalismo, misticismo, poeticismo: attraverso queste tre accuse, gran parte della critica ha liquidato uno degli uomini del cinema più complessi tra i tanti geni che hanno iniziato a lavorare nei ribollenti Anni Sessanta. Drammatica inquadratura di «Andrei/ Rubliov» di Tarkovskij Stefano Della Casa KONRAD WOLF Quando ancora esisteva la Ddr e il cinema della Germania dell'Est era un'altra cosa rispetto al confratello dell'Ovest, Konrad Wolf godeva di un'ampia e diffusa stima. Fuggito da Berlino nel 1933 per evitare la persecuzione nazista e stabilitosi a Mosca, era ritornato definitivamente in Germania nel 1954. Dei 13 film realizzati per gli studi statali della Defa, molti conobbero il successo e furono premiati nei festival più importanti: Cannes, Berlino, Edimburgo. Sette di questi vengono ora riproposti al Massimo, in una retrospettiva realizzata con il Goethe-Institut Turin che comincia il 29 gennaio e durerà sino al 5 febbraio. Tutti i film sono in versione originale tedesca con sottotitoli inglesi e traduzione simultanea in italiano. Wolf fu anche un uomo del regime ma fu soprattutto un artista e come tale non mancò di assumere posizioni, se non critiche, quantomeno assai poco ortodosse, che gli valsero numerosi attacchi e accuse di formalismo-surrealismo-decadentismo per alcuni dei suoi film. «Il cielo diviso» (1964), tratto dal romanzo di Christa Wolf, affronta il problema della divisione delle due Germanie con linguaggio innovativo che tenta di riprodurre il flusso di coscienza della protagonista. Non piacque all'ufficialità anche perché - invece di condannare la fuga all'Ovest del protagonista - cerca di comprenderne le cause e le motivazioni. «I cercatori del sole», realizzato nel 1958 per celebrare il pruno decennale della Ddr, fu proibito sino al 1972 perché accusato di essere in aperta contraddizione con gli ideali ufficiali. Il suo ultimo film, «Solo Sunny» (del 1980, due anni prima della morte del regista), fu un successo di cassetta clamo¬ Una Arena di «Sterne» di Konrud Wolf in programma al Massimo -i giovedì -i0 "alle 20,30 roso ma divise l'opinione pubblica, parte della quale lo accusò di fare l'apologia di una volgare cantante assolutamente madeguata rispetto all'ideale socialista del lavoro. Rivisti oggi i suoi film potranno meglio rivelare il senso e la portata di un sottile

Persone citate: Christa Wolf, Konrad Wolf, Stefano Della Casa Konrad Wolf, Sterne, Tarkovskij