L'Orchestra Filarmonica di Torino con Kovatchev e Campanella di 1. O.
MOZART E BRAHMS MOZART E BRAHMS L'Orchestra Filarmonica di Torino con Kovatchev e Campanella MOZART e Brahms, due giganti per un concerto che ha tutte le credenziali del successo. E' l'Orchestra Filarmonica di Torino ad avanzare l'invitante proposta, con il prezioso intervento di Julian Kovatchev sul podio e Michele Campanella al pianoforte. Gli appuntamenti, come avviene di solito per questo cartellone, sono tre, tutti nel Conservatorio di piazza Bodoni. Domenica 26 alle 18, prova generale aperta al pubblico (ingresso 10 mila lire, informazioni al 561.78.53); lunedì 27 e martedì 28 alle 21 si tiene il concerto vero e proprio. Il «pezzo forte» del triplice appuntamento è costituito dal «Concerto n. 2 in si bemolle maggiore op. 83 per pianoforte e orchestra» di Brahms. A detta praticamente di tutti, è il più impegnativo esempio di tale genere musicale e Piero Rattahno lo sottolinea senza mezzi termini: il «Secondo» di Brahms «presenta subito, ad apertura di libro, una somma di problemi tecnico-musicali da scoraggiare fin dal principio chi non abbia coscienza di possedere spalle molto robuste». Il riferimento non è ovviamente tanto alla robustezza fisica, anche se l'esecuzione richiede un notevole dispendio di energie, ma soprattutto a quella intellettuale. In alto un ritrailo di George Frederick Handel Qui a lato il pianista Michele Campanella Oltretutto, sarebbe quasi più esatto parlare di un «doppio concerto», visto che anche l'orchestra, alle prese con problemi interpretativi tutt'altro che secondari, gareggia con il solista in un confronto musicale a volte serrato come in un acceso confronto e a volte garbato come in uno scambio di carezze. Non è un caso, d'altronde, se questo concerto è legato a coppie (pianista-direttore) di altissima risonanza: Schnabel-Walter, Backhaus-Bòhm, FischerFurthwàngler, Horowitz-Toscanini e, in tempi più recenti, Arrau-Giulini, Pollmi-Abbado, Brendel-Abbado, - AshkenazyMehta, Zimerman-Bernstein. L'inizio di serata si avrà con 1'«Adagio e Fuga per archi K 546» di Mozart: della Fuga l'Abert ha scritto che si tratta «del contributo più grandioso» dato dal musicista a questo genere, mentre - per l'Adagio Mila parla di «uno dei più forti documenti per gli assertori della trascendenza metafisica nell'ispirazione di Mozart». Il Maestro di Salisburgo sarà poi ancora presente con la celebre «Sinfonia in do maggiore K 425 "Linz"»,i cui fremiti e le cui inquietudini conferiscono accenti fortemente personali ad una pagina che guarda ancora alla lezione di Haydn. 1 [1. o.]
Luoghi citati: Salisburgo, Torino
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