Il «Messia» di Hàndel eseguito dal Mùncbener Bach di Leonardo Osella
STAGIONE RAI ARRIVA a Torino il Mùnchener Bach-Chor und Orchester diretto da Hanns-Martin Schneidt. Il prestigioso gruppo sarà ospite della stagione Rai al Lingotto giovedì 30 alle 20,30 e venerdì 31 alle 21 (informazioni all' 810.46.53). La sua presenza è legata alla tournée in Svizzera dell'Orchestra Rai dal 25 gennaio al 4 febbraio (direttore Eliahu Inbal, violinista Ivry Gitlis), con tappe a Schaffhausen, Montreux, Ginevra, Friburgo, La Chaux-deFonds, Neuchàtel, Basilea e Zurigo. Il complesso tedesco proporrà «Il Messia» di Hàndel in versione originale inglese (non quella di Mozart). Solisti: Noemi Nadelmann (soprano), Jadwige Rappé (contralto), Maldwin Davies (tenore), Harald Stamm (basso). «Il Messia» è diviso in tre parti che accompagnano tutti i momenti della vita di Cristo, dall'annunzio della sua venuta alla nascita, dalla passione alla resurrezione fino al segno da lui lasciato alla posterità. Alberto Basso schematizza con precisione la struttura della poderosa partitura in 52 numeri, su testi del Vecchio e Nuovo Testamento raccolti da Charles Jennens. Parte I (L'avvento di Cristo, 1-19): a) profezie sulla venuta del Messia (1-6); b) nascita di Cristo (7-12); c) la notte santa di Betlemme (13-15); d) l'importanza dell'evento per l'umanità (16-19). Parte II (La redenzione, 20-42): a) passione (20-26); b) morte (27-29); c) resurrezione e ascensione (30-34); d) diffusione del messaggio cristiano (35-42). Parte III (la funzione del Cristianesimo nel mondo, 43-52). Può essere curioso ricordare che la «prima» dell'opera a Dublino nel 1742, per una manife- stazione di beneficenza, incontrò difficoltà a causa di pregiudizi ecclesiatici, secondo i quali era deplorevole che dei testi sacri fossero cantati da artisti di teatro. Da qui la renitenza a procurare coristi, in particolare da parte della chiesa di St. Patrick il cui decano, Jonathan Swift, tuonò in un articolo invitando il capitolo «a punire i coristi che si presentassero come cantanti, violinisti, suonatori di cornamusa, tromba, tamburo, tamburo maggiore o di qualsiasi altro strumento, considerando ciò una vergogna aggravante della loro disobbedienza, della loro ribellione, perfidia e ingratitudine». Molti musicologi hanno dissertato sulla classificazione del «Messia» nel genere oratoriale, anche con forzature di carattere sistematico come quelle di Manfred F. Bukofzer. Resta la realtà di un grande capolavoro che, pur facendo emergere soprattutto il Dio trionfante dell'Antico Testamento, è un inno alla Redenzione. Lo sottolinea bene Paul Henry Lang, il quale spende anche gustose parole sul famoso «Alleluja» e sul crescendo di pathos che dovrebbe caratterizzarlo: «Purtroppo, la notevole gradualità nell'intensità viene invariabilmente tradita da un feroce "fortissimo" gridato dalle nostre società corali, che in questo brano sfruttano intensamente e cristianamente i loro polmoni. Handel indica con precisione la dinamica desiderata all'inizio del grande coro, prescrivendo agli strumenti di suonare "senza ripieni", il che ovviamente non significa "forte", ma nelle nostre esecuzioni il pandemonio si scatena fin dalle prime note». Leonardo Osella STAGIONE RAI INNO ALIA REDENZIONE 7/ «Messia» di Hàndel eseguito dal Mùncbener Bach TORINO^ 11
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