Imiei SO anni in cima di Alberto Papuzzi
Imiei SO anni in cima Imiei SO anni in cima CHE cosa rappresentano la montagna e l'alpinismo nell'eclettica esperienza di Fosco Maraini? «Sono convinto che una parte della mia personalità sia stata forgiata dalla pratica alpinistica - risponde l'autore di Segreto Tibet (1951), Ore giapponesi (1956), Incontro con l'Asia ( 1973) -. Il Gasherbrum IV è stato il momento più bello, il culmine tecnico, di tutta una vita di montagna, dalle gite a 13-14 anni alle salite con Comici e Piaz. Fino alle arrampicate a ottant'anni. Dico sui serio. Le ultime salite risalgono a quattro o cinque anni fa sulle Alpi Apuane». Che rapporto c'è fra un'esperienza come la vostra spedizione e l'alpinismo di oggi? «Il rapporto e sempre quello d'un tempo, lo cerco di seguire le cronache alpinistiche e vedo che si fanno progressi strabilianti Proprio ieri leggevo che sono ben cinque gli alpinisti che hanno scalato tutti i quattordici Ottomila della Terra. Pero il progresso tecnico non ha disperso l'alone romantico. Penso a un grande alpinista come Reinhold Messner, ma penso soprattutto alla meravigliosa figura di Renato Casarotto, scomparso nell'86 sul K2». Ma chi e Fosco Maraini? Qual e la vera identità? «lo sono sempre stato fondamentalmente un antropologo. Quindi la spedizione per me ha significato una quantità di osservazioni, sul Paese dei Baiti, sull'Islam, sulla condizione delle donne, sui portatori. E sui comportamenti dell'ufficiale pakistano di collegamento, figura decisiva per il successo dell'impresa. Con il nostro avevamo avuto rapporti per niente facili, e ho saputo che le spedizioni successive si sono basate sul mio racconto, per sapere come regolarsi con i loro ufficiali di collegamento». [a. p.] si succedono scene di vita quotidiana - dai rapporti con le popolazioni locali a quelli con i 424 portatori - e descrizioni d'ambiente, dietro le quali vengono a galla culture, tradizioni, pregiudizi, problemi. Sia quando Maraini racconta la rassegnazione d'antica data dei Baiti, sia quando mette a confronto le donne sottomesse del Baltistan con quelle fiere del Tibet, o anche quando dipinge una seraccata scon- scienza estetica autoctona. La seconda registra la presa del potere da parte della classe militare: sistema duale in politica (imperatore e shogun), diffondersi dello zen e formarsi della letteratura del romitaggio. La terza è caratterizzata dalla lunga pace Tokugawa: centralizzazione del potere, penetrazione del cristianesimo, diffusione della stampa (il Paese era «chiuso», ma, attraverso l'isola di Deshima, con il fondaco concesso agli olandesi, entravano merci e idee, e Kato rimarca la maggiore importanza dell'arrivo delle armi da fuoco rispetto all'introduzione del cristianesimo). La quarta svolta è la definitiva apertura all'Occidente nel XIX secolo: modernizzazione a tappe forzate dalla classe dirigente, progressivo allineamento e accesa competizione con gli Stati ad economia avanzata, fino ai recenti «decenni del consumismo». I tre volumi sono corredati da numerose pagine di glossario con smtetiche ed esaurienti notizie e, in appendice, dalle liste di correlazione tra nome e cognome: voci e liste utilissime per le rapide consultazioni e chiarificatrici, una volta per tutte, vista la ricorrente necessità di specificare, per gli autori giapponesi, qual è il nome e quale il cognome. Angelo Z. Gatti volta dai monsoni, «un Uffizi degli orrori, un Louvre degli incubi», il suo libro rida vita a un mondo remoto, destinato a scomparire. Il fatto che venire a contatto con una realtà che stava e sta per essere fagocitata dalla nuova Asia dello sviluppo tecnologico e del Terzo Capitalismo, conferisce al libro anche un inedito aspetto d'attualità. Alberto Papuzzi
Persone citate: Angelo Z. Gatti, Comici, Fosco Maraini, Kato, Maraini, Piaz, Reinhold Messner, Renato Casarotto
Luoghi citati: Asia, Segreto Tibet, Tibet
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