~ ECHI NEL'900 " di Augusto Romano

~ ECHI NEL'900 " ~ ECHI NEL'900 " Da Papini a De jindrè fio vitale attraverso cui si rivela una Potenza. In un universo che non conosce ancora le nostre distinzioni e il dualismo anima-corpo, essa è qualcosa di estremamente concreto, che si manifesta nel respiro o nel sangue, che può essere rubato e recuperato; come scrive Frazer, l'uomo sta bene finché rimane intatto questo oggetto che egli chiama la sua vita e la sua anima. Flusso indistinto di energia, vita che per così dire sta dietro la coscienza, essa è presente in lutto ciò che l'uomo fa ma al tempo stesso resta staccata dall'Io, ha una sua oggettività non padroneggiabile. Questa idea dell'anima, che fa corpo con la fede nell'esistenza di spiriti o demoni, è divenuta per l'uomo civilizzato soltanto una illusione puerile. Ella ha tuttavia condotto una vita nascosta ed errabonda lungo tutto il corso della nostra civiltà, frequentando ambienti poco raccomandabili, confortata pero dal fatto che l'irrazionale, esorcizzato con la sua messa al bando, continuava ad interferire costantemente con la vita dell'uomo. Segretamente, ha continuato a presiedere con i suoi soffi alla nostra meteorologia interiore, scatenando collere, passioni, entusiasmi e collassi. La scoperta dell'inconscio l'ha riportata alla ribalta. Ma inconscio è il nome moderno per ciò che una volta gli uomini chiamavano il sacro. Esporsi alla voce dell'inconscio, sporgersi sull'abisso dell'anima, significa sporgersi su di un mistero, che è il mistero del sacro. Esso si esprime nei sogni, nei miti, nei simboli, cioè in tutto ciò che si manifesta in forma indiretta e analogica, appare equivoco ed ambivalente ma al tempo stesso carico di una energia capace di stornare la coscienza dal suo bisogno di definizioni e significati. Il suo linguaggio è fatto di immagini, e le immagini sono il veicolo che ci permette di essere traghettati nei [1 N tempi di post-moderno anche l'anima torna a rivendicare i suoi diI ritti. / diritti dell'anima, appunto, come recita il titolo di una piece fin di secolo di Giuseppe Giacosa. E così il neoplatonismo antico di Plotino e quello moderno del Ficino possono oggi mescolarsi nell'Anima mundi. Neocultura dell'anima o anima della neocultura? Richiamare il Papini che dirige per la casa editrice Carabba di Lanciano la filosofica «Cultura dell'anima» è forse troppo, ma ricordare Nino Salvaneschi, no. Lo scrittore cieco e convertito in Saper soffrire scrive: «Ma è sempre l'anima che conta di più». Tocca a Calvino rispondere ai trucchi dei buoni sentimenti con una sferzata risoluta in forma di lettera a Domenico Rea: quanti parlano deir«anima mia» si rendano conto «di dire cose vane e sconvenienti». Più che laconismo e orrore del falso. Dall'inizio del secolo ad oggi c'e di tutto un po': c'è L'anima senza attributi di Enrico Annibale Butti, ci sono Le piccole anime della Serao, le Anime di fango dell'lnvernizio. A far da contrappeso c'è chi l'anima l'appende a un rampino (/.'anima attaccata a un chiodo dell'umorista pseudonimo Kiribiri. al secolo Tullio Alpinolo Bracci). Un umorista da riscoprire? Contro ogni perdizione annunciata (Un 'anima persa di Arpino o Un'anima nera di Patroni Griffi) la risposta può venire dall'ultimo Bevilacqua (Anima amante) che oppone la forza dell'amore alla violenza pornografica. Ma quanto al lontano appello di Annie Vivami (Sa/rate le nostre anime) ci ha pensato Fabrizio De André, imprestato da poco alla narrativa. Anime salve ha intitolato l'ultimo ed. E lui ci canta amoroso, con malizia involontaria: «Che bell'inganno sei, anima mia». Un'altra cittadella ò quella costituita dalla tradizione filosofica dell'anima razionale, anch'essa di origine platonica: è l'anima amica della conoscenza e della verità, che predilige l'astrazione, la formulazione di leggi generali, il dominio sulla natura. In definitiva, è l'anima che ha nutrito la coscienza occidentale: amante delle definizioni univoche, aliena dalle passioni, incline alla oggettività, incede solennemente e spietatamente definisce l'ordine del mondo. E' l'anima del «progresso» e della ragione strumentale, rivolta al dominio e al controllo; grande colonizzatrice, ha raccolto sotto di sé i territori più disparati e va fiera dei successi che la scienza e la tecnica, sue creature, vanno mietendo. Anche la psicologia, e la stessa psicoanalisi nelle sue radici illuministiche e positivistiche, le sono tributarie. Quando Freud si pone il compito di rafforzare l'Io, e quindi di far prevalere la civiltà sulla natura, e anzi addirittura di descrivere un giorno in termini biologici ciò che ora viene descritto in termini psicologici, non fa che riaffermare la potenza della ragione. Ma è questa l'anima originaria? Gli antropologi, quando parlano dell'anima presso i popoli primitivi, aprono scenari completamente diversi. L'anima è un alito, un sof¬ Si è sempre rifugiala presso i poeti, i malli ed i mistici, cioè appunto presso i soggetti marginali che. nel loro spaesatnento linguistico o sociale, sono rimasti alla periferia del regime diurno della ragione Giovanni Tesio «ci fa fare cose incredibili, affinché la vita sia vissuta». Enigmatica e sfuggente, ella ci impegna in una feconda battaglia, che conosce smarrimenti definitivi ma anche immersioni rigeneranti nelle acque di vita. Con lei bisogna giocare di astuzia, come i pescatori delle Celebes, che attaccavano ami da pesca ai naso del malato perché l'anima, se tentava di fuggir via, si impigliasse nell'amo. Ma senza il suo soffio disorientante, saremmo (come forse siamo) soltanto degli orologi mossi da un Dio impersonale. Oltre a Jung e ai suoi continuatori, il nostro secolo conosce altri studiosi che, rivalutando temi già presenti nel romanticismo, hanno luoghi non ancora colonizzati dall'Io. Si capirà allora come l'anima, e il suo corteo di immagini, si sia sempre rifugiata presso i poeti, i matti ed i mistici, cioè appunto presso i soggetti marginali che, nel loro spaesamento linguistico o sociale, sono rimasti alla periferia del regime diurno della ragione. E' stato Jung l'autore che, personificando la figura dell'anima, ha avuto più di altri il coraggio di prendere radicalmente sul serio la potenza mitopoietica dell'inconscio e di proporre una cura dell'immaginazione attraverso l'immaginazione. Nelle sue parole (una raccolta di suoi scritti si intitola appunto Realtà dell'anima), l'anima è l'archetipo della vita stessa, che recuperato il nesso tra anima e apertura su di un aldilà di immagini-forza. Ricorderò l'islamista Corbin (in parte tradotto presso Boringhieri e Adelphi) ed i suoi scritti sul mondo immaginale; Bachelard, che associa anima con rèverie [La poetica della rèverie, Dedalo librii; i libri del grecista e mitologo Kerény (Boringhieri) e dell'antropologo Durand (Le strutture antropologiche dell'immaginano, Dedalo libri); e ancora quella meraviglia di finezza e profondità che è L'anima romantica e il sogno di Albert Béguin (Il Saggiatore). Ma naturalmente, e ai poeti che soprattutto occorre rivolgersi. Ne L'uomo senza qualità di Musil, Ulrich vorrebbe coniugare «anima ed esattezza», e l'anima e essenzialmente quella «tessitura di fumo, immaginazione, fantasticherie e congiuntivi» che definisce l'uomo della possibilità. Rilke chiama gli angeli che presiedono alle Elegie di Duiììo «uccelli d'anima». Ma forse la parabola più struggente l'ha scritta Kafka in Josefine la cantante. Il canto eh Josefine, che è poi un fischio inudibile, resta - contro ogni avversità e resistenza - indistruttibile, ed è capace di aprire la dura vita del popolo dei topi a un sogno salvifico. Voce potenziale, disposta a una significazione illimitata, di cui il silenzio è la metafora estrema. Augusto Romano

Luoghi citati: Arpino, Lanciano