«lo, l'innovatore»
«lo, l'innovatore» «lo, l'innovatore» si confessa Berlusconi: Vestablishment mi teme ROMA ROMA I O sono la personificazione m dell'anti-establishment». Così Silvio Berlusconi, in una intervista a «Panorama» che ne ha anticipato il testo, sintetizza la «diffidenza» manifestata nei suoi confronti dagli apparati di potere. «In tutta la mia vita - dice il leader di Forza Italia a Pierluigi Battista sono stato considerato dall'establishment italiano come quello che disturba gli unici manovratori autorizzati, l'uomo pericoloso che mette a repentaglio gli equilibri cristallizzati, invade ambiti consolidati e minaccia interessi che si ritiene non possano essere scalfiti nel tempo. In breve, sono l'outsider italiano». «E' stato così - prosegue Berlusconi - per l'imprenditore che parte da zero e inventa avventure nuove e fuori dai confini prefissati, ed è così anche nella mia attività politica. L'innovatore è uno che fa le cose in modo diverso da quello in cui si sono sempre fatte. Ritengo di essere geneticamente, istintivamente un innovatore; ma l'innovatore incarna l'antitesi dell'establishment che giudica ingombrante, fastidioso, da mettere ai margini chiunque abbia il gusto e il pallino delle novità». Berlusconi ricorda che in tutte le sue «avventure», dalle prime esperienze nell'edilizia alla sua «scesa in campo» in politica ha sempre incontrato diffidenza. Per quanto riguarda il rapporto con Confindustria, Berlusconi ricorda un episodio: «Intervenendo come presidente del Consiglio a un'assemblea nella Confindustria, dopo l'esposizione del programma da parte del presidente Luigi Abete commentai scherzando: "Bravo, hai copiato il programma del mio governo". Era un espediente per dire che condividevo quel programma, che ero in sintonia con il suo contenuto. Da Abete ottenni solo una risposta piccata e risentita. Era la conferma di una diffidenza che ho spesso ho av¬ vertito nel palazzo della Confindustria». Berlusconi afferma invece di trovarsi in sintonia con singoli imprenditori come i Ferrerò, i Del Vecchio, i Barilla, «uomini d'azione impegnati nella trincea del lavoro, mica rampolli che furoreggiano nei convegni, nei dibattiti e nelle tavole rotonde». E con Giovanni Agnelli ed Enrico Cuccia racconta di avere «rapporti cordiali. Ogni volta che ho incontrato Cuccia ho sempre percepito un atteggiamento di stima e simpatia nei miei confronti. Sentimenti che certamente contraccambio. Con l'avvocato Agnelli ho sempre avuto rapporti cordiali, a prova di rivalità calcistica. Certo, non mi ha mai perdonato di avergli soffiato Gullit...». Per quel che riguarda la battuta circa la foto dell'Avvocato sul comodino di Arcore Berlusconi spiega: «Naturalmente era solo una battuta paradossale che certa stampa ha voluto interpretare con malizia. Era mi modo di ma¬ il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi nifestare, da presidente del Consiglio, l'apprezzamento ad un importante amico». Per quanto riguarda la sua esperienza politica Berlusconi afferma che «il Palazzo mi ha accolto come un rompiscatole che pretendeva di intromettersi negli affari degli altri, o peggio come un usurpatore che deve essere messo nelle condizioni di non nuocere. Certo non mi aspettavo che si arrivasse fino alla congiura di Palazzo ma avevo commesso un delitto imperdonabile: avevo usurpato il loro posto nel cuore e nel voto dei loro elettori». [r. i.l
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