Coso Squillante, Misiani se ne va di Francesco Grignetti

Coso Squillante, Misiani se ne va Coso Squillante, Misiani se ne va Trasferito dal Csm. Gravi accuse al pool di Milano Lui si difende: «Se volete i moralisti a fare i magistrati, io non vado bene Su Milano state chiudendo gli occhi» Il pm romano Francesco Misiani trasferito ieri d'ufficio dal Csm gistrato da sempre schierato a sinistra, scanzonato, garantista. E senza peli sulla lingua. Quando gli hanno dato la parola, infatti, Misiani s'è sfogato. Contro le fughe di notizie che lo hanno martirizzato. «La notizia della mia iscrizione nel registro degli indagati venne data alla stampa in tempo reale, contemporaneamente se non prima all'avviso telefonico di presentarmi "spontaneamente" per rendere interrogatorio. Tale ri¬ velazione di segreti d'ufficio, perché di questo si tratta, non possono che averla commessa tre persone: o il dirigente dello Sco Rino Monaco o il sostituto Ilda Bocassini o il sostituto Gherardo Colombo». Contro le procedure d'interrogatorio: «Ero convinto che i due pubblici ministeri usassero armi pulite e carte scoperte. Con me usarono armi sporche e carte copertissime». Contro lo stesso Csm: «Io non sono né un mora¬ lista, né un bacchettone. Se volete i moralisti a fare i magistrati, io non vado bene». Alla fine, s'è difeso accoratamente: «Ancora oggi, a circa un anno di distanza dal fatto, io mi chiedo come quando e perché avrei leso il prestigio della magistratura... Ma poi quali consigli avrei dato a Squillante? Gli ho detto soltanto di stare tranquillo e di raccontare agli inquirenti la verità, cioè come si è arricchito giocando in Borsa. Non ho fatto nulla di più di quanto fece Davigo, quando ha consigliato Di Pietro e lo aiutò a scrivere le memorie sotto le accuse di Gorrini. Ma Di Pietro è un santo, Squillante il diavolo. Anche se ancora non s'è fatto il processo». E ancora, a proposito del Pool: «Questo benedetto rito ambrosiano, che anche con il vostro avallo è giustificato sempre e comunque. Anche a scapito mio. E' un voler chiudere gli occhi». Ma molto pungente è stato anche il suo assistente alla dife¬ sa, il pm Aurelio Galasso, che si è concentrato sulla intercettazione «che non ci fu». Sostiene Galasso: «Ci sono solo le note di un ispettore di polizia che ha scritto in bella copia su un foglio, retro di un articolo vecchio di un anno, foglio che pare tanto una rassegna stampa di questura e pare poco credibile che l'ispettore avesse dietro con sé nel bar, quello che ritiene di aver ascoltato». E' a questo punto che il Csm ha iniziato una interminabile discussione. Fra tutte non si può dimenticare la dichiarazione emblematica di Italo Ghitti, ex gip di Milano, che alla fine si è astenuto. A proposito dell'uso e l'abuso delle intercettazioni: «Ciò che si è verificato e la pubblicità che s'è data alle intercettazioni rappresentano l'inevitabile sviluppo di una mancata comprensione della norma costituzionale». Francesco Grignetti

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