Confo allo rovescia verso il carcere

Gli avvocati confidano nella revisione. Le indagini sul processo d'appello affidate a Salamone Gli avvocati confidano nella revisione. Le indagini sul processo d'appello affidate a Salamone Confo allo rovescia verso il carcere 77pg: non so quando li arresteranno ACC ACCUSE E DIFESE influito sulla pena». sidente della Corte d'Appello di Milano che lo ha condannato. L'indagine è stata affidata alla Procura di Brescia, ed è seguita da Fabio Salamone, il pm del lungo braccio di ferro con Antonio Di Pietro. Proprio Salomone, ieri, ha rotto il silenzio sulla vicenda, in una lunga intervista a Radio Radicale: «Facciamo un'ipotesi meramente astratta -. ha detto Salamone -. Ammettiamo che la mia indagine produca un esito che consenta dì mettere in dubbio le modalità con le quali si è arrivati all'ultima sentenza che è stata ieri oggetto del ricorso, questo potrebbe forse portare a una richiesta di revisione del processo». Tutto, insomma, tornerebbe indietro all'11 novembre del 1995, quando la terza sentenza d'appello ribaltò l'assoluzione del '93, successivamente annullata dalla Cassazione. «Comunque - ha spiegato il pm - anche se avessi concluso la mia indagine prima di mercoledì, la mia decisione, qualunque fosse stata, non avrebbe potuto in alcun modo condizionare la sentenza della Cassazione. In ogni caso, tengo a precisare che non mi sono sentito obbligato ad affrettare la conclusione dell'indagine soltanto perché c'era una scadenza di un altro processo. Questo sarebbe stato contrario a qualsiasi principio di giustizia. Un comportamento del genere avrebbe addirittura essere inteso come un tentativo di condizionare quel giudizio». Si tratta comunque di una possibilità futura, e abbastanza lontana: «Per riaprire un processo - ha com¬ mentato Sofri - occorre una sentenza definitiva, cioè svariati anni». Sofri ieri ha confermato l'intenzione di non chiedere la grazia. «Una decisione coerente», ha commentato Gaetano Pecorella, presidente delle camere penali e avvocato di Bompressi al processo. «Mi auguro però che intorno a questo caso si crei un movimento di opinione che riesca a portarli fuori dal carcere. La revisione? La si può chiedere quando venga accertato che la sentenza definitiva è frutto di un reato, e penso alle indagini sulla corte d'assise d'appello di Milano, o quando emergono nuove prove. In questo Paese di collaboratori e di pentiti possiamo anche pensare che venga Cuori una nuova risultanza. Piuttosto - ha proseguito Pecorella - questa condanna getta un'ombra lunga su molte morti come quella di Pinelli: con l'attribuzione alla sinistra extraparlamentare dell'omicidio Calabresi, si finisce per considerare Pinelli un l'atto lontano, che si concluse sulla base della decisione del magistrato Gerardo D'Ambrosio. Un caso che io ho definito suicidio colposo...». [g. tib.] L'ACCUSA DI MARINO La mattina del 1 7 maggio '72 guidavo la Fiat 125 marrone, mentre Bompressi sparava a Calabresi. L'ordine di ucciderlo venne preso dall'Esecutivo nazionale di Lotta Continua. Me ne parlò Sofri, dopo un comizio a Pisa, il 13 maggio '72. Quel giorno pioveva «Non resta che la revisione del processo», diceva l'avvocato Gentili. E in effetti, anche se il Movimento per i diritti civili ha chiesto l'intervento di Scalfaro, l'unica possibilità perché Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani non restino in carcere fino al 2019 sembra essere la denuncia che lo stesso Sofri ha presentato contro il Pre- a LA DIFESA DI SOFRI Non è mai esistito un Esecutivo nazionale in grado di decidere un omicidio. E' vero che tenni un comizio a Pisa quel giorno, ma escludo di aver parlato a Marino. C'era troppa gente, non sarebbe stato possibile. Escludo che quel giorno piovesse. Adriano Sofri Nella foto a destra il pm di Brescia Fabio Salamone LA DIFESA DI BOMPRESSI Il giorno dell'omicidio non ero nemmeno a Milano. Ero a Sarzana, alcuni militanti di Lotta Continua mi hanno visto. Non potevo esserci arrivato cosi in fretta da Milano, non esisteva ancora l'autostrada delta Cisa. NI to vo rlò si. no po. gio sa. io LA DIFESA DI PIETROSTEFANI Non ho mai partecipato a una riunione dell'Esecutivo di Lotta Continua in cui si parlò dell'omicidio Calabresi. Non ho mai parlato con Marino di quel fatto, né prima, né dopo. Non è vero cne il 12 maggio del '72 fossi al comizio di Pisa. Marino ha sempre detto che io c'ero, ma di non aver memoria.

Luoghi citati: Brescia, Milano, Pisa, Sarzana