Da sinistra un coro per Sofri
Taradash e Maiolo contro il pds: lacrime di coccodrillo di giustiziateti a senso unico Taradash e Maiolo contro il pds: lacrime di coccodrillo di giustiziateti a senso unico Da sinistra un coro per Sofri Folena: condanna mostruosa, ma sentenza legittima liano Pisapia, che definisce «sconcertante» la sentenza su Sofri, pensa che sia ora di affrontare la situazione secondo un'ottica complessiva: «Bisogna rivedere - dice - tutto il problema della giustizia in Italia». E sulla stessa lunghezza d'onda è il verde Paolo Cento: «Spero - sottolinea - che quello che è accaduto serva almeno a far scoppiare definitivamente il caso giustizia in ROMA. La sinistra - quasi tutta la sinistra - si schiera con Adriano Sofri contro la sentenza della Cassazione. E per qualche esponente di quell'area questa diventa l'occasione per aprire una più ampia riflessione sul «sistema giustizia» in Italia e sul ruolo dei peni iti. Segno che la svolta impressa da Massimo D'Alema, che ancora l'altro ieri si è detto contrario all'«ansia di giustizialismo», sta cominciando a dare i primi frutti. Certo, siamo ancora agli inizi. Il pds. nelle sue vesti ufficiali, quelle di Pietro Folena che della Quercia è il responsabile della Giustizia, procede con i piedi di piombo. «Trovo mostruosa questa condanna - dice Folena - ma una sentenza non può essere delegittimata». Sembrerebbe un colpo al cerchio e uno alla botte, tant'è vero che in un (ilo diretto su Radio Radicale, Sofri commenta cosi: «O è un lapsus una parte della sua affermazione o è un lapsus l'altra». Ma Folena ha un ruolo ufficiale ben preciso nel pds e di più non può dire. Chi invece quel ruolo non ha si spinge oltre. A dare voce agli umori di una parte della Quercia ò il deputato bolognese Sergio Sabattini: «Ormai, siamo in uno Stato di polizia, in una società persecutoria - osserva - e ha proprio ragione la Parenti quando dice che le condanne in Italia si fanno quando non ci sono le prove. Un discorso sulla giustizia in generale, sui pentiti senza riscontri oggettivi, bisogna pur aprirlo, in Bicamerale, anche se c'e ancora chi, all'interno del pds, fa resistenza». Cosi Sabattini, ma nella sinistra non c'è solo lui. Anche il presidente della commissione Giustizia della Camera, il «rifondatore» Giù- GEMMA CAPRA Italia: a questo punto è necessaria l'amnistia». A sinistra, quindi, si discute e si riflette. «E' l'epilogo kafkiano di un moderno processo inquisitorio», commenta Ersilia Salvato, di Rifondazione comunista. E il suo segretario, Fausto Bertinotti, osserva smarrito: «E' una cosa angosciante: questa accusa a Sofri mi sembra incredibile». Persino la Rete grida allo scan¬ dalo. E lo stesso si fa anche fuori del Palazzo. «E' una cosa folle: è saltato ogni senso di giustizia», sottolinea l'attore Dario Fo. E l'ex leader di dp Mario Capanna parla di «sentenza aberrante». Ma nella sinistra e nell'Ulivo si registrano pure voci discordi. Quella del dipietrista Elio Veltri, che dice: «La condanna l'ha decisa la magistratura, e le sue sentenze non si commentano». E quella del retino Diego Novelli, le cui critiche ai difensori di Sofri, partono però da un presupposto diverso: «Non si possono usare - spiega l'ex sindaco di Torino - due pesi e due misure. Non si può attaccare la magistratura quando sulla base di un pentito condanna uno vicino alla sinistra e difenderla quando in ballo c'è un avversario». E sull'atteggiamento assunto Pietro Folena responsabile del pds per la giustizia dalla sinistra in questa vicenda si appuntano i rilievi dei «garantisti» del Polo. Marco Taradash accusa i «giustizialisti» sempre pronti a inalberarsi contro chi critica i giudici: «Per tutti loro - commenta - Sofri è un "compagno" e allora anche a costo di incrinare il sistema italiano dei pentiti chiedono per lui una sentenza diversa». Tiziana Maiolo ironizza sulle «lacrime di coccodrillo di quelli che per 364 giorni l'anno hanno recitato il peana alla magistratura». Tiziana Parenti paragona il caso Sofri a quello Andreotti: «Solo che di quest'ultimo - osserva - non si parla molto perché sta antipatico a tanti, eppure il suo è un altro esempio di processo alla storia». E l'ala «filo-magistrati» del Polo, che dice? Un commento per tutti: quello di Francesco Storace. «La sentenza - afferma l'esponente di An - è la conferma che quelli sono degli assassini».
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