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Francia, in piazza contro un progetto che distruggerà resti romani Francia, in piazza contro un progetto che distruggerà resti romani Lo sciopero degli archeologi SPARIGI CIOPERANO gli archeologi di Francia. E non per farsi aumentare la paga. Vogliono, semplicemente, salvare un muro. Di epoca medioevale sorge a Rodez (nel Midi), è lungo 30 metri e nasconderebbe vestigia gallo-romane. Lo minaccia un palazzo i cui aspiranti costruttori sbandierano una letterina a firma Alain Juppé nel quale il premier definisce libera da vincoli l'area. Per fermare le ruspe l'unica chance era un'iniziativa clamorosa. Fatto. Malgrado la Francia abbia un'endemica propensione per gli scioperi blitz e le più eterogenee categorie paralizzino a 70124> 771122"176003 turno il Paese, non si può dire che il blocco archeologico messo in opera martedì - sia foriero di gravi disagi per il cittadino medio. Punisce, in compenso, quelli eccellenti. Da Juppé al ministro della Cultura Philippe DousteBlazy, che autorizzò per primo i lavori. Nel frattempo, ha già cambiato idea. Sorpreso dall'ampiezza della mobilitazione, ordina nuovi scavi. Per ora, la muraglia è salva. Vicenda istruttiva. I tecnici sono unanimi nel definire d'interesse non eccezionale il cantiere archeologico. Peraltro Rodez trabocca di reperti, incluse chilometriche mura. Ma a differenza di politica e promozione immobiliare, l'archeologia è disciplina pignola. Ci vuole meticolosa pazienza, umiltà, occhio per i minimi particolari. E amor proprio. Quello che il primo ministro ha calpestato con la sua grida. Mal gliene incolse. Sindacalizzati - Cfdt, Fsu e la gauchiste Cgt -, gli archeologi transalpini sono scesi in agitazione mostrando rara compattezza. Farà sorridere, il loro beau geste. Ma loro sostengono che di casi alla Rodez è ormai piena la Francia. Il potere politico andrebbe per le spicce con bella disinvoltura. In fondo, lo scavo costa e i palazzi rendono. E poi sacralizzare la memoria è dannoso per l'occupazione. Per una volta, nondimeno, il Davide archeologo piega il Golia statale. Le pietre non parlano. Ma hanno trovato chi le difenda. Enrico Benedetto