Finisce a Madrid la fuga dello studente-killer
Condannato a 15 anni per l'assassinio della professoressa, Ciancabilla era fuggito dopo la sentenza I Truffa a Padova Condannato a 15 anni per l'assassinio della professoressa, Ciancabilla era fuggito dopo la sentenza I Truffa a Padova Miliardari coi falsi provini Finisce a Madrid la fuga dello studente-killer Delitto del Dams: preso dopo 10 anni PESCARA. Aveva ucciso la sua professoressa-amante, trafitta con 47 pugnalate, sotto un quadro raffigurante un corpo colpito da un grosso coltello. Quel quadro lo aveva dipinto lo stesso assassino, Francesco Ciancabilla. Era il 12 giugno del 1983 quando si consumò il feroce omicidio. Di quella furia rimase vittima Francesca Alinovi, all'epoca trentacinquenne, di Parma, docente al Dams di Bologna. Lo studente, dopo l'assoluzione di primo grado, fu condannato in appello dall'Assise di Bologna il 2 dicembre dell'86. Alla lettura della sentenza l'imputato non c'era. Era fuggito. Ora, dopo 10 anni di latitanza l'assassino è stato catturato a Madrid, dalla polizia spagnola. L'uomo, che oggi ha 37 anni, è stato bloccato in una strada del centro storico a pochi passi dall'appartamento dove viveva. Non ha opposto resistenza, né ha negato di essere Francesco Ciancabilla. A Madrid il latitante, nato a Pescara, viveva sotto falso nome: per la gente era Giampiero Contini. Secondo gli investigatori, Ciancabilla lavorava in un club prive per omosessuali, anche se non era gay. Il «delitto del Dams» avvinse a lungo gli emiliani e gli abruzzesi, divisi tra innocentisti e colpevolisti e ancora oggi, a distanza di 13 anni dall'omicidio, la gente ricorda l'uccisione di Francesca Alinovi, critica d'arte emergente e talent scout. All'apertura del Dams le era stata affidata la cattedra di fenomenologia degli stili. Alinovi, allieva prediletta del critico d'arte Renato Barilli, era una scopritrice di talenti e nell'allievo Ciancabilla vide subito la futura stella della pittura contemporanea. Fra l'insegnante e lo studente, all'epoca ventitreenne, si strinse un rapporto particolare. Francesco, definito un ragazzo timido, incapace di far male a una mosca, era un giovanissimo studente universitario e l'appoggio della già conosciuta Alinovi gli telefono con un'amica. Lo studente, sottoposto a pressanti interrogatori, fu infine arrestato il 20 giugno. Omicidio volontario. Ciancabilia si professò sempre innocente e tale lo riconobbero i giudici di primo grado il 30 gennaio del 1985. Per l'Assise d'appello, invece, Ciancabilla era il mostro assassino: fu condannato a 15 anni per omicidio volontario e a 3 di casa di cura e custodia. La condanna fu confermata in Cassazione 1*8 maggio 1988. L'accusa riconobbe la mancanza di una prova eclatante, ma chiese la condanna dell'imputato in virtù di «una messe di indizi concordanti e univoci». Ma perché Francesco avrebbe ucciso la sua amante-pigmalione? Il movente è sempre mancato. Lavorava sotto falso nome in un club di gay La donna era stata colpita con 47 pugnalate aprì subito molte strade. I suoi quadri, ispirati alla corrente degli «enfatisti» blandita dalla Alinovi, trovarono subito citazioni in diverse riviste d'arte. Uno dei suoi dipinti Francesco lo aveva regalato all'insegnante. La donna lo aveva affisso nell'ingresso della sua piccola abitazione, nell'antico palazzo di via del Riccio, a Bologna. E proprio sotto il dipinto, in una pozza di sangue, la polizia rinvenne il cadavere della Alinovi, martoriato da decine e decine di coltellate. L'omicidio non assunse mai i caratteri del giallo vero e proprio e non provocò eccessiva curiosità neanche la scritta vergata con il rossetto su un vetro del bagno: «Comunque tu non sarai sola». L'attenzione degli investigatori, infatti, si rivolse subito a Francesco Ciancabilla. Rintracciato già nei primi giorni d'indagini a Pescara, ammise di essere stato in compagnia della professoressa il giorno dell'omicidio, ma di averla salutata alle 19,30 perché costretto a ripartire in treno per l'Abruzzo. L'ultimo segno di vita di Francesca risale alle 17 di quel pomeriggio del 12 giugno, quando parlò al Roberto Ettorre Alba Panetti PADOVA. «Fumo negli occhi»: doveva essere il titolo di un film da girare accanto ad Alba Panetti; ma, col senno di poi, si potrebbe dire che era la filosofia stessa di questa fantomatica agenzia cinematografica, la New Star Film, sede a Monselice, fra i Colli Euganei. In pochi mesi ha messo a segno un'autentica stangata da 20 miliardi, ai danni di duemila malcapitati: giovani qualunque, dalla Lombardia al Veneto, dall'Emilia al Friuli, abbagliali dai nomi altisonanti delle dive che venivano sbandierati. L'agenzia offriva loro una paiticina, naturalmente pagando. Cioè comprando l'iniziazione al cinema. A seconda del prezzo, si passava dalla comparsala accidentale alle scene più hard. Un giovane medico di Vicenza ha versato 50 milioni per un ciak in intimità con Valeria Marini; un cuoco di Montegrotto si è addirittura licenziato, per intraprendere quella che annusava come una carriera folgorante al fianco di Alba Parietti. L'unico fra i duemila che aveva fiutato qualcosa di strano, si è presentato un giorno chiedendo indietro i soldi, ed è stato accontentato: 8 milioni restituiti; peccato, però, che l'assegno fosse scoperto. Così, ammucchiato in fretta questo forziere dei gonzi, la New Star ha chiuso le serrande e i suoi titolari sono spariti col malloppo. Adesso, ci sono 30 denunce e loro rischiano l'accusa di associazione per delinquere oltre a quella di truffa. Le dive e i divi - Marini e Parietti, ma non solo; anche Ambra Angiolini, Paola Barale, Jerry Cala, Ezio Greggio, Fabio Testi, e lo spogliarellista Francesco Lombardi, in aite Ghibli - sono sfilati davanti al maresciallo che stendeva il verbale. Come c'era da aspettarsi, non ne sapevano nulla. Esistevano, sì, le loro foto insieme all'ideatore della stangata, Giovanni Ponticello, un uomo grasso di 26 anni, che campeggiavano sui muri, ma erano state scattate alla Mostra del Cinema di Venezia, le pose che si regalano ai fan più arditi, quelli che riescono a farsi presentare da un conoscente. Ponticello si era fatto largo grazie a Raffaella Zardo, la starlette divenuta improvvisamente famosa l'estate scorsa per la vicenda Merola. Il falso agente l'aveva marcata stretta, l'aveva invitata in agenzia, le aveva proposto un film sulla sua vita, e ne aveva fatto insieme la prima truffata e il veicolo della truffa. Poi gli spot avevano invaso emittenti locali lombarde e venete. Con i tre soci, Daniele Parolina, suo coetaneo, Giuseppe Negri, sessantenne, e Vanni Lovo, trentacinquenne, Ponticello ha promesso e intascato, fino al giorno in cui sulla porta della New Star è comparsa la scritta: chiuso per ferie. Valeria Marini Bari Napoli Potenza S.M Leuca R Calabria Palermo Catania Messina Alghero Cagliari Mario L 7 10 5 8 10 11 8 13 10 10 14 18 11 15 17 20 16 15 18 18 odo
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