Chiappimi all' ultima sfida

Ciclismo: Arese, Damilano e il Diablo uniti per la vittoria Ciclismo: Arese, Damilano e il Diablo uniti per la vittoria Chiappimi alPulrima sfida «Il motore è nuovo»; rasoiate a Pantani Panatta lo chiama per Italia-Messico Camporese dopo 4 anni ritorna in Coppa Davis Con lui Burian, Gaudenzi eNargiso A Melbourne semifinale Chang-Moya TORINO. Maglia nuova, compagni nuovi, vita nuova: Claudio Chiappucci entra con la sua vecchia, un po' ammaccata ma ancora solida armatura in un 1997 ciclistico al quale ha tante di quelle cose da chiedere che non sa neppure lui da dove cominciare. Ma per rimanere ben infisso nel personaggio, affibbia subito un dose di rasoiate al caro ex amico Pantani. Elenchiamo. «A me il titolo di Diablo l'ha dato la folla, lui il titolo di Pirata se l'è assegnato da solo». E poi: «Tutto ci divide, in bicicletta e a piedi. Si vesta come vuole, porti quanti orecchini gli pare, io nemmeno lo penso». E ancora: «Apparteniamo a categorie distinte e lontane. Preferisco la mia». Cambiamo aria. Il Giro. «Il Giro mai vinto, il Tour mai vinto e la Vuelta. Ho fatto molti sogni e mi sono stancato di sognare. A trentatré anni suonati ho cambiato registro. Bado al sodo». Oltre alla coppia di sempre, Boifava e Quintarelli, accompagnano il guerriero sulla via dell'ultima sfida due ex illustri campioni dell'atletica, Franco Arese e Maurizio Damilano. E che c'entrano un mezzofondista e un marciatore con Chiappiucci? Arese è il presidente dell'Asics, sede a San Chiaffredo di Tarantasca, provincia di Cuneo; Damilano il vicepresidente. Dall'Asics prende nome la squadra che ieri a Torino ha fatto il suo ingresso «nello sport sempre giovane, sempre più vivo e vero» (parole di Arese) e che avrà in Chiappucci il capitano e in Zaina, protagonista all'ultimo Giro, la seconda firma. Dunque, eravamo rimasti al Giro. Gli manca, a Chiappucci. Ma gli mancano un sacco di altri traguardi. «Mi piacerebbe poter dire: scelgo di vincere il Giro, scelgo di vincere il Tour. Mi limito a dire che sceglierò, quando sarà il momento, in quale corsa a tappe tuffarmi. Ma fatta la scelta, non vedrete una comparsa, mi riservo ancora un ruolo da protagonista. Ho alle spalle un anno con niente dentro, non mi addoloro. Non sono arrivati i successi, ma sono arrivati molti MELBOURNE. Tre hombres nei quarti, e uno, Moya, vincitore del compagno di briscola Mantilla e già pronto a infastidire Chang, che a sua volta si è guadagnato la terza semifinale australe consecutiva dominando il derby degli gnomi con Rios. Senza dimenticare Alberto Costa, che potrebbe anche giocare uno scherzetto al divo Sampras. I torridi Open d'Australia di quest'anno hablano decisamente spagnolo, anche solo a ragionare in cifre. L'anno scorso navigò fin qui il solo Javier Sanchez, quest'anno sono arrivati in 15. Ma è cambiata anche la mentalità. La ricca rivalità di inizio Anni 90 fra il clan Sanchez e il clan Bruguera ha resuscitato la voglia dei ragazzini, incanalata poi da una saggia politica dirigenziale che ha favorito, anche economicamente, i team privati, quasi tutti raccolti a Barcellona. Gli spagnoli sono amigos, si allenano insieme, trovano insieme gli stimoli per migliorarsi. Senza traumi, senza sradicamenti infantili. «I ragazzini più promettenti li lasciamo a casa loro fino a 15 anni - dice coach Fargas, consigliori di Alberto Costa -. Poi arrivano a Barcellona e senza perdite di tempo li buttiamo nel circuito dei satelliti, a sudarsi punti, altro che coppe giovanili. Chi ha i numeri, va avanti, gli altri tornano a casa. Senza drammi». Insomma, l'esatto contrario di quanto predicato dalla nostra inetta Federazione, e dal suo eterno Caudillo Galgani. Manolo Santana, ex campione di Wimbledon e rivale del nostro Pietrangeli nei ruggenti 60, da saggio responsabile tecnico ha saputo aggiungere l'ultima, importante pietruzza: più campi coperti (fino a poco tempo fa a Barcellona non ce n'era neppure uno), più tornei indoor e sul cemento per svezzare i chicos dalla placenta-terra battuta, op- Camporese, un Enrico Zaina, protagonista dell'ultimo Giro d'Italia, Claudio Chiappucci e Maurizio Magnabosco, capo del personale della Fiat Auto, ieri alla presentazione torinese dell'Asics che ha come presidente Franco Arese e vice Maurizio Damilano insegnamenti». E' diventato attento, paziente, meticoloso, lo sperperante Chiappucci. «Non mi butterò via». Sempre nemico del gruppo (e il gruppo puntualmente suo nemico) non vagheggia impossibili pacificazioni e alleanze, cerca il modo più adeguato per fregare i cattivi che l'hanno sullo stomaco. Già un Chiappucci accorto nei rapporti e nelle tattiche sarebbe un prodigio. «Non mi amano i colleghi? Peggio per loro. Sono pieno, trabocco, dell'amore della gente. Mi spingono le mie gambe e il mio pubblico. E' al mio pubblico che vorrei rivolgermi: ecco, è per voi, questa grande vittoria». Il virtuoso dell'improvvisazione ha deciso di stare a braccetto con la scienza. Il professor Ferrari gli ha indagato la carrozzeria; il professor Chevalier (Lione), primario di chirurgia vascolare, lo ha rassicurato sul funzionamento dell'arteria iliaca femorale (quella che ha inguaiato Leoni, Minali e Ferrigato). La metamorfosi è completa, un inedito Chiappucci si avvia a percorrere il tratto conclusivo di una carriera di non semplice etichettatura. «Ho rifatto il motore. Sto imparando a ragionare, l'omino di ferro ha una testa». Le classiche al Nord? «Vedremo. E comunque con moderazione. Eviterò le dosi da cavallo». Indurain se n'è andato. Pantani può far bene e può far male. Che stagione ci aspetta? «Forse più aperta, più battagliata, una stagione per i giovani. Anzi: per chi ha il cuore giovane». Chi è che se la sente di puntare su Chiappucci? «Io, per esempio. Boifava, per esempio. E Quintarelli e Arese e Damilano e quelli che su me non hanno mai smesso di scommettere. Siamo un esercito». E Zaina? «Non ci pesteremo i piedi, nessun problema, chiarezza e compiti stabiliti». Ma Zaina vuol annettersi il Giro. «E fa bene. Io è da una vita che voglio prendermelo». Argomento doping appena sfiorato («si sta uscendo dal buio»). Ma dalla Polonia arriva l'accusa seconda la quale la morte di Joachim Halupczok, dilettante di spicco, avvenuta nel 1989, fu causata da un errato trattamento ricevuto in una clinica di Trento. Medici italiani avrebbero somministrato al corridore la carnitina aggravando i suoi malanni fisici dovuti a un'infezione al miocardio. La Lega: GP padano a Imola primente nutrice delle vecchie generazioni. Risultato: Moya che batte Becker sul sintetico di Bercy e sul cemento di Melbourne Park. I critici più diffidenti sostengono però che a favorire i caballeros, anime calienti, quest'anno sia stato soprattutto il clima torrido. Ieri, suscitando le ire di Mantilla, allenatosi outdoor e costretto a giocarsi il quarto al coperto, gli organizzatori alle 9,30 hanno deciso di chiudere le 700 tonnellate di capote del centrale per evitare altri collassi. Accendendo però inevitabili polemiche: e se Becker, sdrucito dal caldo con Moya, avesse anche lui potuto giocare al freschino? Fatto sta che Melbourne sembrava Malebolge: vento, polvere, mosche, incendi per autocombustione nella notte. vicende di Meiatteso ritorno bourne interes. sano i fatti di casa loro e c'è una grossa novità: Panatta ha richiamato in Coppa Davis, per il match col Messico in programma dal 7 al 9 febbraio a Roma, Omar Camporese (gli altri sono Gaudenzi, Furlan e Nargiso, l'escluso è Pescosolido). Camporese mancava dalla Davis dal primo turno della stagione 1993, quando gli azzurri eliminarono a Modena il Brasile. Convocato anche per l'incontro dei quarti finale contro l'Australia a firenze, il bolognese fu costretto all'ultimo momento a rinunciare alla convocazione per una capsulite al gomito destro che lo costrinse a un'operazione e lo allontanò dai primi cento della classifica mondiale. Un gradito ritorno, insomma. Stefano Semeraro Australia, quarti. Masch: ChangRios 7-5, 6-1, 6-4; Moya-Mantilla 7-5, 6-2, 6-7 (5/7), 6-2. Femm: Pierce-Appelmans 1-6, 6-4, 6-4; Coetzer- Kimberly Po 6-4, 6-1. A volte, cambiare auto significa cambiare vita. Con Toyota Carina E Si ogni giorno diventa un viaggio nello stile, con quel tocco di classe che solo la qualità Toyota vi può dare. E da oggi, Toyota ve la propone ad un prezzo sorprendente: a partire da 28.950.000 lire, oppure, acconto limitato più 15 rate da 300.000 lire al mese senza interessi. Per il saldo finale, sono disponibili favorevoli agevolazioni finanziarie, come potrete esaminare nel dettagliò presso la vostra Concessionaria Toyota. 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