Ferrara il camaleonte di Marco Ansaldo
ferrare il camaleonte ferrare il camaleonte «Io, là dietro: non è una vergogna» PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Mah, lo ripete sempre il Cesarone. Tornano alla luce le parole e i ruoli carbonari. Dopo cinque anni e mezzo si riparla del libero, senza rischiare la scomunica: l'ultimo fu Baresi a Mosca quando si decise la fine di Vicini; il primo della Restaurazione sarà Ferrara, che non l'ha mai fatto, ma in questi anni di sacchismo s'è persa la vocazione e bisogna arrangiarsi in attesa che maturino i nuovi, come Fresi. Lo juventino non è troppo sorpreso. «Avevo capito che c'era questa possibilità - dice -, Lunedì sera ne abbiamo parlato e si è deciso». Non cercherà di imitare Baresi, né Scirea per andare più lontano nella storia azzurra. Lui starà in mezzo a Costacurta e Maldini, tenendosi due passi dietro: «Ci provo. Se va bene sarà un'altra esperienza importante, altrimenti tornerò al mio vecchio posto e il libero lo farà qualcun altro. Non penso che avrò difficoltà. Nella Juve, in certe circostanze, mi capita di dover stare un passo dietro Monterò. Certo, qui è un'altra cosa». Quella sera d'ottobre del '91 Quando si chiede agli azzurri cosa sia cambiato da Sacchi a Maldini, ci si sente rispondere: la serenità, oppure lo stile, qualche volta il modulo di gioco. Nessuno si è accorto che la trasformazione più immediata è nel vocabolario. Ci fosse ancora uno cui per sbaglio scappa l'aggettivo «intenso», un must sacchiano. E che fine hanno fatto le «ripartenze»? E la squadra «corta»? E lo «stage»? Dove avranno sepolto i riferimenti all'Alfonsine e al Bellaria, i mitici luoghi dove crebbe la sapienza dell'Arrigo allenatore? Da due giorni la difesa è tornata «alta» per la statura di chi ci gioca e non perché chi difende lo fa sulla linea di metà campo. E d'incanto i giocatori hanno metabolizzato lo slang maldiniano, datato come i tinelli Anni Cinquanta: «al pronti via», «la barba al palo», gli strafalcioni surreali. «E' vero, provo un ruolo nuovo, tra virgolette», dice Ferrara. Perché tra virgolette? Ferrara non avrebbe mai pensato di trovarsi in questa situazione: a Mosca giocò in marcatura, come faceva nel Napoli. Poi arrivò Sacchi e per molto tempo non vide più la Nazionale. «Ora gioco nel ruolo che simboleggia più di ogni altro il cambiamento da Sacchi a Maldini - ammette -. Credo però che se ne parli troppo. Il libero non era una vergogna da nascondere e molte squadre in questi anni lo hanno mantenuto: non è un ritorno all'antico, né lo screditare quanto si è fatto fin qui. Semplicemente si cambia strada. Lo si fa con un trio inedito, però con Costacurta e Maldini ho giocato tante volte, abbiamo il bagaglio tecnico e l'esperienza per cavarcela». «Ma certo interviene Costacurta - la differenza non è abissale: io ad esempio giocavo libero nell'Under 21 di Maldini e anche nel Milan, quando dovevo coprire Baresi: l'importante è stare tranquilli e per quello che mi riguarda non credere che abbiano ragione i giornali. Basta critiche». Cambia anche la posizione di Paolo Maldini. Ci voleva suo padre per convincerlo. «Lo sapevo, ma non è una scelta definitiva», ribatte il rampollo del et. Dunque aria nuova, anzi antichissima. «Può darsi che questa formula sia necessaria per affrontare gli inglesi tra venti giorni - suggerisce Ferrara -. Loro sono forti di testa, noi tre siamo abbastanza alti e scafati da contrastare gente come Shearer. Ma più dei centimetri conterà la capacità di marcare». Grazie alla Nazionale, lo juventino completa la trasformazione in difensore tra i più eclettici e di migliore rendimento. «Il Ferrara di qualche anno fa era ingabbiato. Dicevano che sapevo fare solo una cosa, ma non mi davano la possibilità di farne altre. Alla Juve, invece, mi hanno messo alla prova: devo ringraziare Lippi se ho imparato a giocare a zona e in mezzo. In tre anni è scomparso il vecchio Ferrara ed è cresciuto un calciatore che se fa il libero non pare una bestemmia. So che Maldini farà come Vicini: comincia con una squadra collaudata e poi inserirà i ragazzi che erano con lui nell'Under 21 : qui già stanno Fresi e Cannavaro. Ma intanto provo io. Una volta fare il libero era il modo per allungarsi la carriera, purtroppo la Nazionale non gioca abbastanza partite in un anno perché diventi il mio ruolo nuovo». Tra virgolette, naturalmente. Marco Ansaldo
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