Storie cittadine da «adottare» di Osvaldo Guerrieri

A Genova, Luzzati con gli studenti A Genova, Luzzati con gli studenti Storie cittadine da «adottare» I i autori hanno pensato che il loro lavoro (parziale e stringato) poteva servire da falsariga a una ricerca ben più ampia e minuziosa da affidare ai giovani delle scuole medie superiori. Detto fatto. Presi accordi con la Provincia e con il provveditore agli Studi, hanno avviato l'iniziativa, che prevede il concorso attivo degli attori del Teatro della Tosse, i quali hanno già cominciato a girare fra i vari istituti con un brogliaccio di proposte, indicando percorsi di studio e soprattutto evitando che due classi scelgano di lavorare sullo stesso tema o personaggio. Dal 4 febbraio, e fino alla conclusione dell'anno scolastico, archivi e biblioteche conosceranno un fervore nuovo. Ogni classe andrà a cercare notizie per elaborarle in un racconto, una poesia, una canzone, un'opera figurativa, un soggetto cinematografico. Ne scaturirà un dossier gigantesco che tra maggio e giugno subirà un trattamento teatrale. Infatti l'obiettivo non sta nel lasciare che la polvere si depositi sulla ricerca di ciascuna classe, ma nel dare nuova vita alla materia, ossia predisponendo un colossal teatrale che dovrebbe aver luogo o all'Expo o in una delle grandi ville genovesi. In quella super produzione, gli studenti entreranno in scena come comparse o come figuranti al fianco degli attori della «Tosse». Tutto il lavoro confluirà contemporaneamente in una mostra. Il passato di Genova, le sue glorie e le sue infamie, i suoi geni e forse i suoi briganti, rinascono così, per gioco. La cosa straordinaria è che i ragazzi non solo si immergeranno negli aspetti misconosciuti della storia della loro città, ma s'impegneranno a riportarne in vita alcuni elementi. Per esempio saranno loro a realizzare i costumi da utilizzare in scena, il che equivale a un minuzioso studio di storia dell'arte, ma applicata. GENOVA I N principio era lo slogan «Adotta un monumento». Partì da Napoli, bella e sfregiata. Ebbe successo, al punto che l'invito fu esportato. Adesso lo slogan si è modificato, è divenuto «Adotta una storia», cambiato successivamente e definitivamente in «La storia in gioco», e nasce da una preoccupazione così diffusa, che ha tolto anche un po' di sonno al ministro Luigi Berlinguer: e cioè che i ragazzi sono ignorantissimi di storia, e soprattutto di storia civica. Un liceale di Ferrara, per esempio, o di Torino, o di Bari, che cosa sa della propria città? Conosce la marea delle invasioni, delle emigrazioni, delle immigrazioni? Ha qualche idea circa l'economia, le leggende, l'evoluzione del linguaggio, i personaggi che hanno determinato la grandezza o la caduta di un comune? E' da questo gomitolo di domande che nasce l'iniziativa di Emanuele Luzzati e di Tonino Conte. Essi hanno da poco pubblicato con Laterza Genova una città in 20 storie, un volume deliziosamente illustrato che va alla ricerca, con tono quasi favolistico, dei nuclei fondamentali che hanno segnato la lunga vicenda municipale di Genova, a cominciare naturalmente da un interrogativo capitale: che significa il nome Genova? Quindi, come in una partita a scacchi, i capitoli del volume passano dalle caselle dei miti a quelle delle realtà. Si ricorda la presenza a Genova del Graal, custodito nella chiesa di San Giorgio, la cui esistenza è sempre stata ignota ai più, soprattutto a Wagner e all'anonimo autore del ciclo della Tavola rotonda; si parla di repubbliche marinare, di battaglie vinte e perse, di commerci, di famiglie finanziarie, di sussulti risorgimentali. L'opera si ferma all'ombra dell'ultima gloria genovese, cioè dinanzi alla figura di Eugenio Montale. Genova una città in 20 storie ha, per così dire, acceso la scintilla. Gli Emanuele Luzza Emanuele Luzzati Osvaldo Guerrieri

Persone citate: Emanuele Luzza, Emanuele Luzzati, Eugenio Montale, Luigi Berlinguer, Luzzati, Tonino Conte