La promessa di Rossignolo «Siamo qui per restare»
La promessa di Rossignolo «Siamo qui per restare» La promessa di Rossignolo «Siamo qui per restare» IVREA ON sono qui per fare il "mordi e fuggi", ma per un'operazione seria che potrà essere utile agli investitori, all'Olivetti e al territorio che la ospita». Gianmario Rossignolo, presidente esecutivo della «Piedmont International» (società che ha acquisito la Olivetti Personal Compuior) getta le basi per un rapporto proficuo e duraturo con Ivrea e il Canavese. Ieri pomeriggio ha incontrato il sindaco eporediese Giovanni Maggia e il vescovo Luigi Bettazzi. E ad entrambi ha spiegato quella che sarà la sua politica industriale al timone degli stabilimenti di Scarmagno, «cuore» della Olivetti Personal Computer. Presidente, subito la nota dolente, quello che tutti attendono di sapere: quale sarà il destino dei lavoratori? «Prima del varo dei piani industriali nessuno può dirlo con certezza. E io stesso vorrei rendermi conto personalmente della situazione. Mi auguro, comunque, che l'occupazione resti quella che è: affronterò questo problema con i sindacati non appena stileremo piani concreti, sia di sviluppo che di verifica dello stato attuale del settore». Il Financial Times ha espresso commenti favorevoli all'intesa raggiunta. Dai sindacati, invece, arrivano segnali diversi, emergono molte preoccupazioni. «Rispondo subito agli scontenti. Sono consapevole, e anche rispettoso che da queste parti esiste, legittimamente, il "mito" Olivetti, un nome che è stato sinonimo di benessere. Ma purtroppo chi vive di queste cose finisce male: il mondo è cambiato, ed è diventato impossibile seguire troppe cose insieme». Quindi la cessione di un settore, in questo caso i pc, è un'azione vantaggiosa? «Dico solo che la competizione è fortissima e globale, uno deve fare bene un mestiere e concentrarsi su quello. Cedendo i pc, Colaninno potrà avere maggiori risorse da investire nel resto della Olivetti; noi, da parte nostra, siamo costretti a vivere dei personal, quindi obbligati a darci da fare per stare in piedi». Ma questo smembramento, il fatto che l'Olivetti non sarà più quella: sono in molti a soffrirne, a Ivrea. «Il sindacato pensa che l'Olivetti vivrebbe meglio se tutte le sue parti restano insieme. Io, invece, dico che è un grosso equivoco. E poi, insomma, i pc non sono stati venduti a chicchessia: altri avrebbero preso le quote di mercato per trasferirle da altre parti, noi invece viviamo di quello, non possiamo permetterci di pagare e poi chiudere». Cosa ha detto a monsignor Bettazzi, un vescovo che ha sempre fatto sentire una voce autorevole sulle vicende Olivetti? «Mi sono semplicemente presentato, chiarendo fin da subito che non ci sarà nessuna operazione "mordi e fuggi". Per venire qui ho investito i miei soldi, un'immagine che non posso perdere dopo una vita di lavoro; dovrò, in definitiva, andare a cercare denaro da portare a Scarmagno. Mi è sembrato giusto, in queste condizioni, incontrare il vescovo, ma anche il sindaco che rappresenta Ivrea e il Canavese». Presidente, da più parti si invoca l'intervento dello Stato. Lei cosa chiede al Governo? «I governi devono fare poche cose, ma farle bene. Chiedere una politica assistenziale mi sembra una cosa d'altri tempi, che non possiamo più permetterci. In Europa bisogna starci, ma con le regole della concorrenza: al go verno chiedo solo di non sciupare le risorse, ma di indirizzarle su programmi seri e fattibili. Ci sono le competenze per fare da noi ciò che serve, senza importare tutto dall'estero». Cosa pensa del territorio in cui, ora, ha un ruolo importante? «Sono torinese, e conosco molto bene Ivrea e il Canavese; proprio all'Olivetti, nel '57, feci il primo stage dopo l'università. Apprezzo questa zona, che ritengo una delle aree più evolute del Paese. C'è cultura, educazione, competenza professionale: un ottimo biglietto da visita per chi vorrà investirvi i propri capitali». Mauro Revello
Persone citate: Bettazzi, Colaninno, Gianmario Rossignolo, Giovanni Maggia, Luigi Bettazzi, Mauro Revello, Rossignolo
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