«Europa, pazienta la pace crescerà»

Millo: «Ma siamo perplessi sui rapporti Italia-Iran» Millo: «Ma siamo perplessi sui rapporti Italia-Iran» «Europa, pazienta la pace crescerà» L'AMBASCIATORE ISRAELIANO Lm ROMA m ACCORDO su Hebron è estremamente importante, ma c'è qualcosa di ancora più importante, ed è quello che verrà dopo, da qui all'estate del 1998, col ridispiegamento delle truppe israeliane, in condizioni di sicurezza, dalla maggior parte della Cisgiordania, della West Bank. Parla l'ambasciatore d'Israele a Roma, Yehuda Millo. In quest'intervista alla «Stampa» affronta anche il tema delle relazioni con l'Italia, con molti riconoscimenti e qualche nota critica, e infine lancia una sorta di appello a tutti gli europei, a nome della diplomazia israeliana, nella sua fase, dice, più delicata. Ambasciatore, partiamo dalle relazioni bilaterali. Un governo di destra in Israele, un governo di centrosinistra in Italia. Qualche problema per questo? «No, assolutamente. Qualche problema c'è quando l'Italia diterraneo e nel Golfo, il cosiddetto «dialogo critico» con Paesi come l'Iran e la Libia? «Onestamente, non mi piace. Per noi l'Iran non è un partner in affari, è un Paese estremista, che accumula armi anche biologiche e chimiche, che cerca l'arma nucleare, che aiuta il terrorismo e in definitiva mette in pericolo la nostra esistenza. Un regime antisemita. Guardi questo discorso del leader iraniano Hamanai, di venerdì 17. Dice che i nostri colloqui con gli arabi sono basati sull'inganno, che siamo agenti del capitalismo internazionale, aggressori e sfruttatori dei beni (ma, diciamo meglio, l'Unione Europea, di cui l'Italia è parte) fa pressioni sul negoziato con gli arabi, mostrando di non considerare Israele un negoziatore sincero. L'Italia, in particolare, ha sempre avuto un atteggiamento di apertura verso entrambe le parti e questo le ha consentito di ospitare, in molte occasioni, incontri proficui tra arabi e israeliani. A maggior ragione deve evitare posizioni non equilibrate. Quanto alle relazioni culturali, economiche, commerciali, esse sono eccellenti. Gli israeliani amano molto i prodotti italiani». Più in generale, come vede la politica italiana nel Me¬ arabi e così via». Ma non pensa che il «dialogo critico» possa, pur se indirettamente, favorire anche Israele, attenuando l'estremismo di quei Paesi, cercando di riportarli nella comunità internazionale? «Sarebbe vero se si fosse visto almeno qualche risultato, in termini di un diverso atteggiamento diplomatico, di una maggiore moderazione, di un'evoluzione del regime interno. Ma, da questo punto di vista, il dialogo critico è a tutt'oggi un fallimento, come riconoscono anche alcuni governi dell'Unione Europea».

Persone citate: Millo, Yehuda Millo