Fazio ribassa ancora il tosso di sconto di Stefano Lepri

Mossa a sorpresa di via Nazionale. Ciampi: così riparte l'economia. Confindustria: il rigore paga Mossa a sorpresa di via Nazionale. Ciampi: così riparte l'economia. Confindustria: il rigore paga Fazio ribassa ancora il tosso di sconto Ora il denaro costa il 6,75% portante contratto non sembra ancora arrivata alla vigilia di concludersi. Perché ieri, allora, dopo i dati sull'inflazione in gennaio nelle grandi città che sono sì buoni ma non entusiasmanti? La spiegazione ufficiale è che ormai l'obiettivo di inflazione per il '97 (fissato al 2,5% dal governo) appare a portata di mano. C'è però un altro accenno, più tecnico, che dice di più. Secondo la Banca d'Italia «l'evoluzione dei tassi di mercato a lungo termine è coerente con la riduzione delle aspettative inflazionistiche». Ovvero: i mercati cominciano a credere che l'Italia non solo abbia sconfitto l'inflazione per il momento, ma sia anche capace di conseguire una vittoria duratura. Per l'appunto ieri mattina quell'indice così caro a Ciampi, il differenziale con la Germania dei tassi a 10 anni, era sceso per la prima volta sotto 1,5 punti percentuali. Nelle interpretazioni degli osservatori specializzati, la decisione della Banca d'Italia è stata accelerata dal comportamento dei mercati. Le quotazioni record raggiunte negli ultimi giorni dalla lira e dai Btp rischiavano di divenire anomale se il ribasso del tasso di sconto non fosse stato deciso quanto prima. Una situazione simile - l'entusiasmo fin eccessivo per la convergenza verso la moneta unica dei Paesi mediterranei, con il rischio che la «bolla» scoppiasse aveva convinto la Banca di Spagna ad agire senza indugio la settimana scorsa. Inoltre, nel CROMA HI SSA' se davvero, come dice il presidente dei banchieri Tancredi Bianchi, «Antonio Fazio passerà alla storia per aver sconfitto l'inflazione». C'è da augurarglielo, e c'è da sperarlo per il Paese. Ma dopo la mossa di ieri decisa come sempre a sorpresa da Via Nazionale - è davvero più vicino il giorno in lui sarà ricordato nei saggi di storia economica, e l'Italia sarà guarita dal «morbo» del carovita? «Calma, calma...», si scherniva a tarda serata il governatore, ancora chiuso nel suo ufficio al primo piano di Palazzo Koch a scrivere l'importante intervento che pronuncerà sabato prossimo a Milano, all'assemblea del Forex. «Ho abbassato la guardia - aggiungeva - perchè le condizioni di questo momento lo consentivano, ma aspetto di vedere cosa succede nelle prossime settimane, e il 'bastone' in mano lo tengo sempre ben saldo...». Come dire: parlare di libri di storia e di inflazione battuta è ancora molto prematuro. Comprensibile l'euforia del governo, che da Prodi a Veltroni, da Micheli a Ciampi, può brindare al risultato, ed ascriversene anche i meriti. Fa parte del gioco. Come fa parte del gioco la solita reazione del Polo, che nella migliore delle ipotesi parla di «riduzione insignificante», nella peggiore di solito e immeritato «regalo» al governo. Sono i riti della politica, ai quali il governatore della Banca d'Italia non fa caso. Per lui conta invece il grafico dei prezzi: il responso sulle decisioni di rialzo o di ribasso dei tassi viene sempre da lì, dall'analisi di quella curva. Asettica, anche se talvolta intersecata ai sussulti della politica, della finanza pubblica, delle relazioni industriali, dai quali finisce ovviamente per farsi condizionare. Ieri, per Fazio, l'analisi ha dato questo responso: l'inflazione di gennaio, invece di evidenziare quello «scalino» che Prodi aveva preannunciato e temuto, è rimasta stabile. E soprattutto - come ripeteva ancora il governatore ieri sera - «è rimasta in linea con l'andamento degli ultimi 5/6 mesi. Un dato buono, come buone paiono le aspettative di più lungo periodo». E' il discorso che Ciampi ha ripetuto spesso, in queste ultime settimane, e sul quale alla fine anche il governatore ha concordato: i tassi di interesse a breve rimangono troppo elevati, fino a ieri il differenziale con la Germania era sceso a 1,5 punti sulla scadenza decennale, ma era rimasto a oltre 4 punti sul monetario. Una forbice effettivamente troppo ampia, ormai. Considerata anche la sconfortante assenza di segni di ripresa - che ad esempio ha spinto altri Paesi europei come la Spagna a «tollerare» un'inflazione al 3% e tassi di interesse a breve al 6, contro i nostri prezzi ormai oriienlati al 2,5 e i tassi all'8% - era forse opportuno ridurla, quella forbice. Lo consentivano le condizioni tecniche, lo suggeriva la perdurante «sofferenza» dell'economia. In realtà, Palazzo Chigi, Tesoro e Confindustria questo ribasso lo aspettavano già prima di Natale. Ciampi ci contava, e sperava che Fazio, visti i dati sui prezzi di novembre e dicembre, si rendesse conto che i timori che lo avevano preoccupato a settembre, allorché l'inflazione si impennò per la promozione in serie A di due squadre di calcio, erano ormai svaniti. Ci fu allora un rispettoso, ma al fondo un po' risentito scambio di vedute tra Carlo Azeglio, che diceva «è solo un fuoco di paglia», e Antonio, che invece ripeteva «è un campanello d'allarme», e che nonostante tutto aveva continuato a resistere. Ad ancorarlo alla linea del rigore era sopraggiunta infatti l'improvvisa rottura tra imprenditori e sindacati sul contratto dei metalmeccanici, quella piattaforma confederale «eccessiva», quella mediazione del governo ancora «inflattiva» nei suoi effetti a regime. Ecco perchè - a vertenza ancora aperta - è apparsa ancora più stupefacente la sterzata di ieri, con la quale i nostri tassi tornano ai livelli del settembre del '73, l'anno del quarto governo Rumori, dell'uscita della lira dallo Sme, del compromesso storico e dell'ausfe- mese di gennaio i conti dello Stato stanno andando molto bene. Il tasso di sconto al 6,75%, e il connesso tasso di anticipazione che scende dal 9% all'8,25%, rappresentano il «corridoio» entro cui la Banca d'Italia desidera si muovano i tassi del mercato monetario. Le banche dovranno presto adeguare i tassi applicati alla clientela. Però quel «presto», nella loro interpretazione, sembra una parola alquanto imprecisa. «Entro Pasqua - dichiara il presidente dell'Associazione bancaria, Tancredi Bianchi - il sistema bancario avrà completamente adeguato il ventaglio dei tassi alla nuova realtà». La Confindustria invita le banche a intendere «presto» nel senso di «rapidamente». Gli industriali sono comprensibilmente contenti, pur se alcuni di loro avrebbero preferito che Fazio, attendendo, continuasse a giocare un ruolo nella trattativa dei metalmeccanici. Il commento ufficiale della Confindustria è: «Il ribasso del tasso di sconto deve impegnare ancor più il governo e le parti sociali a comportamenti rigorosi sia nelle politiche di risanamento della finanza pubblica, sia nei contratti di lavoro». E' ovviamente scettica l'opposizione: secondo il responsabile economico di Forza Italia, Antonio Marzano, la Banca d'Italia intenderebbe rimediare all'effetto recessivo delle scelte del governo, ma gli effetti saranno modesti. Stefano Lepri In

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