Atto di accusa di Cuva «Ho sconfìtto l'omertà»

LA PARTITA DEL GIUDICE LA PARTITA DEL GIUDICE ratto di accusa di Cuva «Ho sconfìtto l'omertà» filila: lUài TORTONA DAL NOSTRO INVIATO un microscopio, quel fatidico 27 dicembre. Sentivo e risentivo tutti i giorni questi ragazzi, e intanto alzavo le antenne. Un'idea ce l'avevo, e sapevo, dentro di me, che la pista era quella giusta. E poi li guardavo negli occhi, questi ragazzi. Uno dopo l'altro, per vedere come reagivano. Avevo delle verità, una certezza, fino alle ore 19,30 di quel giorno. Da quell'ora in poi, tutto era confuso, le loro contraddizioni evidenti. Ho fatto un lavoro da certosino, mi creda. Infine, dopo la deposizione, l'ultima, di Loredana Vezzaro, ho capito che c'eravamo. Tutto si è chiarito, almeno sulle posizioni delle persone a tutt'oggi in carcere. Ma vorrei precisare un'altra cosa». Dica. «Via via che andavo avanti con gli interrogatori, capivo che in questo ambiente - quello in cui sono nati e cresciuti questi ragazzi - c'è un vuoto tremendo. Di valori, di senso civico. Io sono un cattolico, a certi valori - la famiglia, il rispetto per gli altri - io credo moltissimo. Ma «Lo dico con grande dispiacere, ma a Torino una cosa così non sarebbe successa». Aldo Cuva, il giorno dopo l'ultima retata che ha portato in carcere altri accusati dell'omicidio di Maria Letizia Berdini, accusa Tortona, «una città dove può succedere che uno veda un morto in mezzo alla strada, e magari tiri avanti, senza neanche fermarsi o alzare il telefono per avvisare i carabinieri». Sul tavolo ha la foto del procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso dalla mafia, «ex ufficio Istruzione, io vengo da quella scuola lì». Perché accusa Tortona? «Perché non ho avuto alcun tipo di collaborazione, nel corso di queste indagini. Io sono partito da un niente. In mano non avevo niente. Abbiamo avuto alcune segnalazioni anonime, abbiamo ricevuto telefonate. Poi abbiamo sentito delle persone, possibili testimoni. E lì mi SO- procuratore di Tortona Aldo Cuva che coordina l'inchiesta sui «killer dei sassi» no accorto che nessuno, dico nessuno, aveva il coraggio di mettere nero su bianco quanto magari mi aveva appena detto o fatto capire». Un clima di omertà, allora? «Una assoluta resistenza a collaborare, da parte di tutti: amici dei sospettati, ma anche da chi sapeva qualcosa, avrebbe potuto aiutare le indagini, e permetterci di fare luce subito. Questo è un omicidio». Come è arrivato alle conclusioni? «Ho messo a fuoco, come se avessi r non voglio ricollegare tutto al gesto compiuto da costoro. Io dico a chiare lettere che il senso civico manca anche a molti degli abitanti di Tortona. Dico che mi aspettavo una collaborazione e che sono rimasto deluso dalla mancanza di aiuto. Ho anche pensato che qui la gente era indifferente a quanto era accaduto, perché qualcuno avrebbe dovuto collaborare». Lei è arrabbiato? «Sono deluso. Io credo che qui ci sia materia per un sociologo, e per uno psicologo. Credo che tutta questa storia vada calata nel contesto sociale di Tortona, che è un posto ricco, dove ci sono tanti soldi. Troppi soldi, facili magari. E troppe famiglie sbandate. Mia moglie fa l'insegnante alle elementari, a Torino, e mi racconta che spesso chiede aiuto ai genitori per riportare i bambini su una strada diritta. E questi le dicono che va bene così, magari le danno pure contro. Capisce? Qui, a Tortona, è la stessa storia». [bru. gio.)

Persone citate: Aldo Cuva, Bruno Caccia, Cuva, Loredana Vezzaro, Maria Letizia Berdini

Luoghi citati: Torino, Tortona