il caso. Perché tanto scandalo per il libro di Goldhagen, che non offre nuovi spunti storici

il caso. Perché tanto scandalo per il libro di Goldhagen, che non offre nuovi spunti storici il caso. Perché tanto scandalo per il libro di Goldhagen, che non offre nuovi spunti storici Qui a fianco ebrei deportati dai nazisti. Nella foto a destra lo storico Daniel Jonah Goldhagen ROMA. Il libro di Daniel Jonah Goldhagen / volonterosi carnefici di Hitler I tedeschi comuni e l'Olocausto verrà presentato oggi alle 18 presso la sede dell'editore Mondadori, in via Sicilia 136. Con l'autore, interverranno Angelo Bolaffi. Miriam Mafai e Luciano Violante. Coordinatore Lucio Caracciolo. | "i t ON capisco porcile li; tesi \ di Daniel Jonah Goldha1 gen I volonterosi carnefi 1 ci di Hitler (edito da L ■•■ «1 Mondadori) debbano essere presentate come uno scoop. La qualità e l'intensità delle polemiche scoppiate in Germania e in America attorno a questo libro, e distrattamente registrate in Italia, meritano ben altra riflessione. Perché nulla di simile ha accolto i libri di Raul Hilberg, La distinzione degli ebrei d'Europa, di Cristopher Browning, Uomini comuni. Polizia tedesca e soluzione finale in Polonia (entrambi usciti da Einaudi nel 19951 o quello di Jean-Claude Pressac, Le macchine dello ster minio (Feltrinelli 1994)? Eppure sono testi (per tacerne altri) che documentano in modo definitivo quanto è accaduto. Dove sta la novità di Goldhagen? Più che nella vasta documentazione, la novità del libro sta nel sillogismo che io sottende: siccome gli esecutori dello sterminio sono «tedeschi comuni», allora tutti «i tedeschi comuni» sono i volonterosi carnefici di Hitler. Il movente dell'Olocausto è la profonda pervasività dell'antisemitismo storico tedesco. «La mia tesi è che la volontà di uccidere gli ebrei, sia in Hitler sia in coloro che hanno realizzato i suoi piani omicidi, derivasse principalmente da un'unica sorgente comune: da un virulento antisemitismo». Questa netta affermazione spazza via tutti ì faticosi e tormentati tentativi di capire la famosa-famigerata «zona grigia» dell'adesione dei tedeschi allo sterminio - che hanno impegnato la memorialistica, la narrazione storica e la ricerca storiografica di questi I tabloid inglesi catturano il cittadino Ritengo sia Inori dubbio che se l'Italia è agli ultimi posti in Europa nella vendita di giornali è perché non e stata ancora liberalizzata la distribuzione di quotidiani e testate varie. Nel nostro anomalo Paese, che poi ò la patria del diritto, si partoriscono troppe leggi che non sono al passo coi tempi. Basti pensare a quella del 1981, per effetto della quale, a differenza degli altri Paesi europei (vogliamo seriamente entrare in Europa?l i giornali si possono acquistare solo nelle edicole. Certo, qualcuno obietterà che anche se i quotidiani, i settimanali ed i periodici si vendessero nei bar, nelle tabaccherie e nei supermercati, non salirebbe il numero dei lettori, perché nel nostro Paese vivono non-lettori endemici, supervideizzati cronici, e perché il nostro giornalismo è incapace di «catturare» il cittadino come fanno in Inghilterra i giornali popolari, che vendono fino a cinque milioni di copie il giorno. Intanto, vale provare. Governo e Parlamento, quindi, modifichino, e subito, l'iniqua legge del 1981. Tonino Luppino, Sapri (Salerno) «Noi, felici anche senza Elizondo» Noi bambini che negli Anni 60 vivevamo nelle zone rurali della regione basca avevamo tre o quattro cose, e con quelle ci divertivamo. Prima di tutto avevamo una scuola molto tranquilla, diretta da un maestro che, non oppresso dai controlli dei superiori né dai nostri genitori, vedova di buon occhio che noi alunni passassimo le ore recitando filastrocche infantili, canzonette e tiritere. Avevamo poi una chiesa nella quale le donne pregavano molto e gli uomini si addormentavano nel coro; noi bambini frequentavamo proprio il coro e cantavamo a squarciagola l'Angelus o il Magnificat. L'organo faceva vibrare il legno, l'aria profumava d'incenso, i nostri cuori s'innalzavano verso le elepantissime regioni 1 50 mila miliardi che il governo (leggi il ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Tiziano Treu) incamererà entro il 2001 dall'ingente patrimonio immobiliare de- DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ci sono anche Primo Levi e Umberto Eco - unici fra gli italiani nell'elenco dei cento libri più importanti del secolo, quali emergono da un sondaggio fra 25 mila lettori svolto in Inghilterra dalla Waterstone, una fra le più importanti catene di librerie, e al centro l'altra sera di un programma di Channel 4. Controverso vincitore - qualcuno ha addirittura sollevato il sospetto di una claque bene orchestrata - è stato II signore degli anelli, il romanzo epico-magico di J. R. R. Tolkien, seguito da due libri di George Orwell: 1984 e La fattoria degli animali. Al quarto posto si è classificato l'Ulisse di James Joyce, quinto Comma 22 di Joseph Heller. Le scelte rispecchiano, ovviamente, i gusti dei lettori inglesi; di un pubblico, quindi, con una conoscenza limitata - per quanto riguarda gli altri mondi letterari alle opere tradotte in inglese e assurte al ruolo di best seller negli ultimi anni. Accade così che il primo romanzo di madre lingua non inglese sia Cent'anni di solitudine del colombiano Gabriel Garcfa Màrquez, ottavo; seguito, all'I 1° posto, da Cigni selvaggi di Jung Chang, la storia di tre generazioni di donne cinesi fra nazionalismo e comunismo, che è anche la prima delle opere di non-fiction. Nella lista c'è addirittura un libro di cucina [The Complete Cookery Course di Delia Smith, 83°, che ha dominato le classifiche iibrarie dell'anno scorso), ma mancano illustri nomi: Ernest Hemingway, T. S. Eliot, Thomas Mann, Samuel Beckett, Nor- Qui sopra Unella foto in