Biella: il nostro modello batte la disoccupazione di Claudio Martelli

Biella: il nostro modello batte la disoccupazione Biella: il nostro modello batte la disoccupazione che passa da un continente all'altro ad aprire e controllare punti vendita della casa (si sta organizzando il decimo in Cina), appena comincia a parlare dice: «...sa, questo è un lavoro da contadini e anche quando il terreno non rende, bisogna continuare a lavorarlo, a smuoverlo che prima o poi l'annata buona arriva». Vai alla sede della banca Sella e ti fanno accomodare in un salottino dove alle pareti ci sono vecchie foto di montanari che mettono via il fieno. Sarà mica un caso. A sentir parlare Donatelli dell'azienda, si capisce quali sono gli ingredienti da difendere, moltiplicare ed estendere come modello del «distretto»: rapporto con il cliente che ormai è un «professionista della scelta», l'amore per il prodotto, una famiglia che ci mette la «faccia», una simbiosi completa tra proprietà, manager e lavoratori. Donatelli racconta che quando torna in fabbrica da una fiera all'estero, il primo ad informarsi è il portiere: l'è andà beni E' andata bene? «11 Biellese è un ecosistema del lavoro, anche l'acqua di montagna è quella giusta per lavare la lana». Fila, Liabel, Botto, Cerniti, Piacenza, Loro Piana, Zegna. Nomi, generazioni, facce, aziende. Marchi che viaggiano insieme alle pattuglie di biellesi che girano il mon¬ do alle aste dove si vende la lana migliore, in Australia per la «merii j», in Sud Africa dove s'è riscoperta la «mohair», nella Mongolia interna per il «cachemire». Quelli di Zegna sono guidati da Franco Ferraris, 41 anni, marito di Anna Zegna, nato in una famiglia dove si faceva finissaggio e tintorie. Attrazioni cromosomiche. Adesso le statistiche dicono che la disoccupazione nella zona è al 5 per cento, meno della metà di quella piemontese, eppure in Valle di Mosso ci sono ancora i cartelli fuori dalle fabbriche: «Cercansi operai». E' vero che sono in gran parte lavori pesanti e poco qualificati, però ci sono. Sull'ultimo numero del Biellese tra gli annunci economici c'erano una richiesta di lavoro, contro 19 offerte. Sull'Eco di Biella, cinque richieste contro undici offerte, una delle quali cominciava così: «Azienda assume disoccupati...». Non è una leggenda il fatto che le scuole di Biella sono tra le più qualificate, ma anche tra le più abbandonate: si lascia prima del diploma per andare a lavorare. E chi resiste fino alla fine può contare sulle «prenotazioni» delle aziende. I laureati sono solo il 2,3 per cento (3,8 in Italia); i diplomati il 16 per cento (contro il 18,6). Enrico Botto riconosce che «ò un problema». Il sociologo Bruno Gu- glielminotti che l'ha studiato per conto della neo-Provincia, lo spiega con quel tasso di calvinismo che scorre nell'anima biellese: «Qui la produzione e il lavoro hanno sempre contato più di tutto e nessuno ha mai considerato una cosa disdicevole lasciare la scuola per andare a lavorare». Anche solo al telaio di famiglia. Maurizio Sella, amministratore delegato della banca che fu di Quintino, cassaforte toponima dei biellesi, ci spiega però che è un «errato stereotipo» pensare al Biellese come ad un'economia unica, monoculturale: «L'imprenditorialità è ricca, variegata. Ci sono pettinature e filature che non rivendono alle aziende locali e che hanno i loro mercati. Questo significa che il sistema nel suo complesso è al riparo da crisi generalizzate». Si lavora tutti intorno al tessile, ma in concorrenza o indipendentemente l'uno dall'altro. E intanto, il fatto stesso di essere tutti insieme sullo stesso territorio aiuta tutti a crescere. Complicato? Sì, ma è quell'idea di sistema che qui da Biella vogliono ricordare al premier Romano Prodi, ex professore di economia e teorico dei «distretti». Cesare Martinetti (3-continua) Claudio Martelli covando un ritorno alla politica, lo conferma anche un piccolo indizio: stamane alle 10, quando Massimo D'Alema parlerà davanti al plenum dell'Internazionale socialista, nella delegazione del Si, accanto a Boselli, Del Turco e Villetti, ci sarà anche lui, Claudio Martelli, [f. m.] f