Paolo Berlusconi, Cesare Previti, gli ex ispettori Dinacci e De Biase: «Il fatto non sussiste»

Paolo Berlusconi, Cesare Previti, gli ex ispettori Dinacci e De Biase: «Il fatto non sussiste» Paolo Berlusconi, Cesare Previti, gli ex ispettori Dinacci e De Biase: «Il fatto non sussiste» «Nessun complotto contro Di Pietro» Ilpm: assolvete tutti gli imputati SERVIZI SEGRETI BRESCIA D DAL NOSTRO INVIATO Parlerà poi fino alle 11 e 30, ma alle 9 e 35 il pubblico ministero Raimondo Giustozzi ha già detto tutto. Con una sola frase, la prima della sua requisitoria: «Questa pubblica accusa ritiene insussistenti le imputazioni di concussione e di qualsiasi altro reato». E così il pubblico ministero che ha sostituito Fabio Salamone e Silvio Bonfigli, messi in un angolo alle prime battute del processo sul presunto complotto contro Di Pietro, chiede che vengano tutti assolti, da Cesare Previti a Paolo Berlusconi, agli ex ispettori ministeriali Ugo Dinacci e Domenico De Biase. «Il fatto-non sussiste», spiega Giustozzi. Scavalcato solo dall'avvocato Massimo Dinoia, che in mezz'ora di arringa è ancora più esplicito: «Non sono qui i veri responsabili del complotto. Non è questo il processo che si doveva fare». Per il legale dell'ex magistrato di Mani pulite, i responsabili di quelle precipitose dimissioni sono altrove. L'avvocato li chiama per nome: «Coloro che hanno delegittimato Di Pietro non sono su questi banchi. Solo adesso veniamo a sapere che ci sono procedimenti aperti contro Bettino Craxi, contro Ferdinando Mach di Palmstein, contro Paolo Simonetti, contro l'ex dirigente del Sisde Finocchiaro e ROMA. La guerra fredda è ormai un ricordo ma l'Italia resta ben piazzata nelle preferenze dello spionaggio internazionale. La relazione semestrale del governo al Parlamento spiega infatti che «nonostante la fine della "guerra fredda", l'attività di spionaggio nei confronti dell'Italia si mantiene molto elevata, con una continua diversificazione della copertura degli agenti informativi stranieri e l'ampliamento dei relativi campi di ricerca». Il «nemico» è diventato più insidioso anche per le «interconnessioni con taluni movimenti estremisti e la criminalità organizzata transnazionale». I risultati non mancano ed i servizi elencano le vittorie raggiunte: 87 agenti stranieri identificati, 4 dei quali attivi in Italia, e un nostro connazionale sospettato di attività spionistica a favore di un Paese straniero». [Agi] contro Di Pietro, ma sappiamo che tutti coloro che vogliono calunniarlo si abbeverano a quel dossier. E' il paradosso bresciano». E ancora: «Di Pietro non sempre ha visto lontano, perché il 29 marzo scorso, quando è stato prosciolto da tutte le accuse, credeva fosse finita. In realtà era già in corso l'inchiesta dei Gico. E' agghiacciante». Nella sua lunga requisitoria il pubblico ministero Giustozzi ribadisce più volte i) concetto che gli imputati non sono perseguibili: «Non ci interessa sapere perché Di Pietro ha lasciato la magistratura, ci interessa sapere che non sono questi i motivi». Nessun complotto, dunque. Nessun tentativo di usare Giancarlo Gorrini della Maa, quello dei 100 milioni e della Mercedes, come testa d'ariete per far fuori Di Pietro. Per Giustozzi «queste vicende non hanno alcun rilievo penale, ma neppure carattere disciplinare». Prima della requisitoria, in aula era stato sentito l'ultimo testimone, l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, allora molto vicino a Di Pietro. Da lui, interrogato per mezz'ora, arriva una nuova spiegazione per quelle dimissioni. Ricorda, Cossiga: «Incontrai Di Pietro nel gennaio del '95. Trassi l'impressione che si era dimesso perché non sopportava ulteriormente il significato politico della sua attività. Non riteneva più di essere nelle condizioni psicologiche di continuare». E ancora: «La sua figura di magistrato si era così esposta e radicata che difficilmente avrebbe potuto tornare a fare il magistrato in processi a ladri di polli». Dopo le arringhe dei difensori che continueranno domani, il processo sul presunto complotto a Di Pietro si chiuderà lunedi prossimo. Quando il giudice Francesco Maddalo emetterà la sentenza. Fabio Potetti

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